Le aziende che allenano l’AI con le immagini degli artisti senza il loro consenso violano il copyright: è questa l’accusa che tre artiste – la popolarissima fumettista Sarah Andersen, l’artista digitale Kelly McKernan e l’illustratrice Karla Ortiz – hanno portato contro le compagnie statunitensi Stability AI, Midjourney e DeviantArt lo scorso 16 gennaio. La querela scaturisce dal fatto che il software Stable Diffusion di Stability AI è stato allenato copiando cinque miliardi di immagini protette da copyright per consentire a Midjourney e DeviantArt di creare immagini negli stili di quegli artisti senza autorizzazione.
Questa non è che l’ultima delle reazioni della comunità artistica contro il massiccio uso dell’AI nella generazione di immagini sul web, che sta sovraffollando il mercato rubando agli stessi artisti le idee e le tecniche con cui poi va a sostituirli “a costo zero” (anche se energeticamente sappiamo che non è così) e che sta costringendo le piattaforme a difendersi, a volte anche arbitrariamente.
IL RISCHIO DELL’ARTE GENERATA DALL’AI PER GLI ARTISTI
L’avvocato delle artiste, Matthew Butterick, che ha intentato la querela insieme allo studio legale Joseph Saveri, ha descritto il procedimento come “un altro passo verso la creazione di un’intelligenza artificiale equa ed etica per tutti” per evitare che strumenti artistici come Stable Diffusion – la cui tecnologia è alla base del generatore di immagini DreamStudio, nato appena sei mesi fa – “inondino il mercato con un numero illimitato di immagini contraffatte (che) infliggerà danni permanenti al mercato dell’arte e degli artisti”. Butterick e lo studio Saveri sono già entrambi impegnati dallo scorso novembre contro Microsoft, GitHub e OpenAI per un caso simile: stando all’avvocato, dall’apertura della prima querela avevano “sentito da persone di tutto il mondo – in particolare scrittori, artisti, programmatori e altri creatori –, preoccupati per i sistemi di intelligenza artificiale addestrati su grandi quantità di opere protette da copyright senza consenso, senza crediti e senza compensi”.
Da qui è scaturita la nuova causa, che chiede un risarcimento e un ordine per fermare la presunta violazione, e non è neanche l’unica: la Getty Images ha annunciato, poco dopo, di aver avviato a sua volta un procedimento legale simile proprio contro Stability AI nel Regno Unito, per la presunta copia di milioni di immagini: “Ha scelto di ignorare le opzioni di licenza praticabili e le protezioni legali di lunga data nel perseguimento dei propri interessi commerciali autonomi”, hanno commentato da Getty in una nota. In tutta risposta, un portavoce di Stability AI – che in pochi mesi ha raccolto circa cento milioni di dollari di finanziamenti – ha ribattuto che la società prende “queste questioni sul serio [e che] chiunque creda che questo non sia un uso corretto non capisce la tecnologia e fraintende la legge”.
LA LEGITTIMITÀ DELLA CAUSA CONTRO I CREATORI DI STRUMENTI ARTISTICI BASATI SULL’AI
Se questi sistemi violino o meno la legge sul copyright è una questione complicata, che sarà risolta proprio in tribunale. Secondo i creatori di strumenti artistici di intelligenza artificiale, l’addestramento dei software sui dati protetti da copyright è coperto (almeno negli Stati Uniti) dal “fair use”. Ma i casi che coinvolgono il fair use devono ancora essere contestati e in caso di generatori di arte AI ci sono numerosi fattori che complicano il tutto, come l’ubicazione delle aziende che creano questo strumenti (l’Unione Europea e gli Stati Uniti hanno autorizzazioni legali diverse) e il loro scopo: Stable Diffusion, per esempio, è addestrato sul set di dati LAION, creato da una no profit tedesca, e le organizzazioni senza scopo di lucro possono avere un trattamento più favorevole in casi di “utilizzo corretto”.
Altra questione è la causa stessa, criticata perché secondo alcuni esprime inesattezze tecniche, come il fatto che i modelli artistici di intelligenza artificiale “memorizzano copie compresse di immagini di addestramento [protette da copyright]” e poi le “ricombinano [come] strumenti per collage del XXI secolo”: eppure i modelli artistici AI non memorizzano le immagini, ma delle loro rappresentazioni matematiche a partire dalle quali quale creano (da zero) delle nuove immagini.
Giulia Giaume
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