Artribune su Twitch: una rassegna dei protagonisti delle ultime puntate di Open Studio
Giovani artisti della scena nazionale sono ancora una volta protagonisti di Open Studio, il format che ripropone la pratica degli ‘studio visit’ in diretta streaming sulla piattaforma Twitch
Continuano gli appuntamenti della seconda stagione di Open Studio. Il format – in onda sulla piattaforma social Twitch – è stato ideato per portare virtualmente appasionati d’arte e neofiti alla scoperta degli atelier degli artisti del terrio nazionale. Tutti i lunedì, dalle ore 19.00, sintonizzandosi sul canale streaming di Artribune, è possibile interagire in diretta live con un artista diverso ogni volta, conoscerne la pratica artistica e assistere alla creazione delle sue opere. Dopo Fabrizio Cicero, Narcisa Monni e Cristiano Carotti, i protagonisti delle puntante della nuova stagione sono state figure con pratiche eterogenee e con backrground differenti: Alice Paltrinieri, Jacopo Natoli, Guglielmo Maggini, Federico Carta (Crisa) e Simone Cametti.
CONNESSIONE, INTERAZIONE, ATTIVAZIONE: L’ARTE DI ALICE PALTRINIERI
Alice Paltrinieri (Roma, 1987) è un’artista che lavora molto con il site specific. In occasione della diretta su Twitch ha aperto letteralmente le porte di casa sua: il suo studio infatti è anche il suo appartamento in zona Portonaccio. Il lavoro dell’artista si concentra principalmente sul concetto di spazio e connessione. Le sue opere più recenti presentano spesso delle componenti tecnologiche che si attivano con la presenza dell’uomo, stimolando l’interazione tra opera e fruitore. “Mi interessa che il visitatore abbia un ruolo attivo, ma che non possa fare cose di proposito, non sa cosa succederà e che venga stimolato da questo”.
IL RIBALTAMENTO DELLE FORME DI ESPRESSIONE DI JACOPO NATOLI
Jacopo Natoli (Roma, 1985) artista poliedrico, fa parte del collettivo Post Ex, l’artist run space situato nel quartiere Centocelle a Roma. La pratica di Natoli – emersa immediatamente all’inizio della diretta – è di natura indisciplinata, sperimentale, giocosa. L’artista, pronto a ribaltare ogni canonica forma di espressione e logica di potere, durante la live ha mostrato alcuni dei suoi lavori, tra cui spicca lo Studio di un metro quadro, uno spazio di lavoro su ruote grande appunto, un metro quadro. “Volevo indagare dei limiti”, spiega Natoli, “se ti dai dei limiti scomodi e paradossali, in quel territorio possibile escono fuori cose improbabili e interessanti”.
GUGLIELMO MAGGINI E LE FORME PLASTICHE
Un altro artista di Post Ex ad essere stato intervistato è Guglielmo Maggini (Roma, 1992). Il suo lavoro si muove tra scultura e installazione attraverso l’utilizzo di materiali plastici come la resina. Proprio in diretta live abbiamo avuto modo di scoprire insieme a lui le proprietà chimiche di queste sostanze, la cui variazione dallo stato liquido al solido permette a Maggini di intervenire, lì dove necessario, plasmando la materia. Il lavoro che egli ha realizzato in nostra presenza è un agglomerato di stratificazioni dai colori fluo e accessi. Uno specchio del suo studio, pieno di opere dalle forme e dai materiali più disparati che sembrano invadere lo spazio, come avessero una propria autonomia.
L’EPOCA CONTEMPORANEA VISTA DA CRISA
Cirsa è il nome d’arte di Federico Carta (Cagliari, 1984). Si avvicina da piccolissimo ai graffiti, per poi, con il tempo, acquistare un linguaggio personale e introspettivo, operando anche al di là del muro. La tela a cui lavora in diretta è caratterizzata da un fondo grezzo, realizzato con asfalto liquido e caffè, sostanza che rende il supporto materico e che ricorda quello di un intonaco vissuto all’esterno di un’abitazione. Grazie ad un lavoro prevalentemente di sottrazione, l’artista porta alla luce segni, simboli che fanno parte del suo alfabeto personale: parabole, lavatrici, fili spinati diventano espedienti narrativi di un messaggio antropologico in cui la contemporaneità è protagonista.
L’ARTE COME AZIONE: ALLA SCOPERTA DELLA PRATICA DI SIMONE CAMETTI
Simone Cametti (Roma, 1982) riscopre il valore dello sforzo fisico che lo porta alla realizzazione delle sue opere. L’artista si definisce prima scultore, perché lavora la materia alterandone la forma, poi “elettricista”, alludendo alle numerose attività che esegue con le luci. Durante lo studio vist Cametti ha raccontato che le sue opere sono frutto di azioni metodiche che vedono l’utilizzo di svariati materiali, quali il marmo, i neon, la cera. L’artista per portare a termine i suoi lavori, si cimenta in lunghe passeggiate in luoghi impervi con carichi sulle spalle o, ancora, pernotta in palazzi abbandonati con lo scopo di vivere i posti che sceglie e mettere appunto il progetto affinché il risultato sia esattamente come se lo immagina.
Per vedere le prossime dirette di Open Studio e scoprire chi saranno i prossimi protagonisti, seguite il canale Twitch di Artribune: https://www.twitch.tv/artribune
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