I Bassins des Lumières che ospitano fino a gennaio 2024 due mostre dedicate a Salvador Dalí e Antoni Gaudí sono il più grande centro d’arte digitale del mondo. Questi impressionanti bunker in cemento armato rappresentano una delle più interessanti iniziative di riconversione a spazi culturali degli ultimi anni. Nel 2018 il comune di Bordeaux affida a Culturespaces, la società privata creata da Bruno Monnier per gestire siti storici e musei, l’ex base di sottomarini costruita durante l’occupazione tedesca per farla diventare un centro di produzione culturale. Inaugurati nel giugno 2020 dopo importanti lavori di messa in sicurezza e di allestimento tecnologico, i Bassins sono oggi una delle maggiori attrazioni della città. Il percorso a piedi dalla Cité du Vin (altro luogo-simbolo della Bordeaux del XXI secolo), costeggiando i bacini che una volta costituivano il quartiere portuale di Bacalan, è il modo migliore per approcciarsi ai bunker usciti praticamente indenni dai bombardamenti alleati del 1943-44. La passeggiata in questa zona della città, che ha cambiato completamente volto negli ultimi anni, consente di ammirare diverse opere di street art e “La nave spaziale” dell’artista londinese Suzanne Treister sospesa sulle acque. È uno degli interventi artistici commissionati dalla Città di Bordeaux per rivitalizzare la zona di vecchi docks portuali abbandonati.
DA BUNKER E SOMMERGIBILI ALL’ARTE DIGITALE
La storia dei Bassins des Lumières coinvolge direttamente anche l’Italia: Bordeaux cade in mano nazista alla fine di giugno del 1940, pochi giorni dopo l’entrata in guerra di Benito Mussolini. E sono proprio i sommergibili italiani a occupare in un primo momento il bacino numero 1, il Betasom. Trentadue unità dell’11° Gruppo Sommergibili sono assegnate alla base di Bordeaux, anche se con il tempo saranno destinate a missioni nell’Atlantico, verso Capo Verde e le coste brasiliane. Nel frattempo i tedeschi, completati gli U-Boot Bunker di Brest, Lorient, Saint-Nazaire e La Rochelle, si dedicano ‒ a partire da settembre 1941 ‒ al cantiere della quinta base sul litorale atlantico, quella di Bordeaux. Sono necessari 19 mesi di lavoro all’organizzazione Todt per gettare 600mila metri cubi di cemento: 6.500 lavoratori sono impegnati notte e giorno per portare a termine l’impresa. Tra questi anche i prigionieri repubblicani spagnoli (più di un terzo della forza lavoro), insieme a operai liberi o internati francesi, italiani, belgi, olandesi. Un tetto di 9 metri di spessore proteggerà, a lavori ultimati, il bunker dei sottomarini da qualsiasi attacco. Con una superficie totale di 42mila metri quadrati e una capacità di 15 U-Boot, la base sarà inaugurata il 13 maggio 1943. Perfettamente difesa e praticamente indistruttibile, la base ha un solo punto debole, l’accesso scoperto dei sottomarini alla Garonna. Dal luglio 1942 si lavora, con molta difficoltà, alla costruzione di una conca di accesso coperta, rimasta incompiuta e demolita dopo la Liberazione. Gli alleati tentano pochi giorni dopo l’inaugurazione di danneggiare il bunker: il bombardamento alleato del 17 maggio 1943 causerà la morte di quasi 200 civili, ma solo danni superficiali alla struttura militare. La base viene abbandonata dalle truppe tedesche il 26 agosto del 1944, dopo il ritiro degli ultimi U-Boat e due giorni dopo Bordeaux viene liberata senza combattimenti.
Nel dopoguerra l’U-Boot Bunker viene affidato alla Marina militare francese, poi per quasi trent’anni ospita delle attività industriali. Parallelamente, questo luogo così impressionante comincia ad attirare l’attenzione di artisti e a manifestare una vocazione culturale: nel 1965 vi viene girata la scena finale del film Le coup de grâce di Jean Cayrol, nel 1978 è lo scenario di spettacoli del festival Sigma, nel 1980 ospita le opere dello scultore Sarkis e nel 1996 le riprese di un episodio della serie Highlander. Già nel 1993 gli spazi erano stati aperti al pubblico come sede del Conservatoire International de la Plaisance (fino al 1997).
LA STORIA DI CULTURESPACES
Il resto è storia recente e si intreccia con quella di Bruno Monnier e della sua società, Culturespaces. Le tappe più significative del suo rapporto con istituzioni pubbliche e private iniziano nel 1992, quando l’Académie des Beaux-Arts gli affida la completa gestione della Villa Ephrussi de Rothschild a Saint-Jean-Cap-Ferrat, dove restaura anche i giardini. Poi nel 1996 è la volta del Musée Jacquemart-André a Parigi, nel 2012 c’è l’apertura delle Carrières des Lumières a Baux-de-Provence, che diventa il sito più visitato della regione. Nel 2013 è la volta dell’Hôtel de Caumont a Aix-en-Provence, palazzo del Settecento che dopo un completo restauro e la creazione di nuovi giardini diventa un luogo destinato a ospitare mostre d’arte di alto livello. Attualmente Culturespaces gestisce 11 siti, organizza esposizioni temporanee, spettacoli e concerti avvalendosi di oltre 400 collaboratori.
L’affidamento, nel 2018, della grande base di sottomarini di Bordeaux con l’obiettivo di trasformarla in uno spazio culturale è stata una delle più grandi sfide organizzative per Culturespaces. La società guidata da Monnier poteva fare tesoro dell’esperienza acquisita a partire dal 2015, quando si comincia a pensare a un nuovo tipo di fruizione delle opere d’arte, con l’ausilio della musica e della tecnologia digitale. Su queste basi nasce l’Atelier des Lumières, il primo centro di arte immersiva che trova spazio in una ex fonderia dell’11esimo arrondissement di Parigi. Inaugurato nel 2018, l’Atelier parigino ha accolto, nel primo anno di apertura, più di un milione di visitatori. I Bassins des Lumières di Bordeaux rimangono comunque un punto di riferimento per le loro dimensioni inedite, essendo tre volte più grandi delle Carrières des Lumières a Baux-de-Provence e cinque volte l’Atelier parigino.
Sempre nel 2018 viene aperto il Bunker des Lumières di Jeju (Corea del Sud) e l’espansione prosegue all’estero con l’Infinity des Lumières (2021) a Dubai e tre nuovi centri nel 2022 ad Amsterdam, New York e Seoul. Il 2023 ha visto l’apertura di un nuovo centro di arte numerica a Dortmund e per il 2024 è previsto il debutto di un nuovo progetto ad Amburgo, nel quartiere di HafenCity.
LE MOSTRE AI BASSINS DES LUMIÈRES
I due spettacoli, uno lungo e uno breve, sono dedicati a Dalí e Gaudí. Il programma principale, Dalí, l’enigma senza fine, incentrato sulla vita e le opere dell’artista catalano, è stato ideato da Gianfranco Iannuzzi (con la collaborazione di Renato Gatto e Massimiliano Siccardi) e messo in scena da Cutback. È un viaggio all’interno di un percorso creativo durato una sessantina d’anni che ha attraversato il Cubismo, il Surrealismo e il Dadaismo, fino ad approdare a uno stile personale dove realtà, sogno e mistero si fondono senza soluzione di continuità. A scandire il succedersi delle immagini c’è la musica dei Pink Floyd.
Il programma breve ideato da Cutback in collaborazione con la Fondazione della Sagrada Família è dedicato a Gaudí, architetto dell’immaginario. C’è un legame diretto fra i due personaggi, perché Dalí ha sempre ammesso di aver trovato in Antoni Gaudí una fonte d’ispirazione e ne ha difeso le opere dalle numerose critiche. Il programma rende omaggio alla genialità dell’architetto catalano con un viaggio attraverso i suoi monumenti classificati patrimonio mondiale UNESCO, dal Parco Güell a Casa Batlló, da Casa Milà alla Sagrada Família. A rendere particolarmente suggestivi gli spettacoli è l’ambiente del bunker con le immagini proiettate sia sulle pareti sia sugli specchi d’acqua interni.
Dario Bragaglia
https://www.bassins-lumieres.com/
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati