Percorso dal videogioco all’estetica digitale in una mostra a Modena
In questa mostra si indaga la rivoluzione dell’immagine indotta dalla diffusione dei “game engine”, i software grafici mutuati dai videogiochi, che ora influenzano anche l’arte. Dalla sound art alla robotica, al machine learning
Negli ultimi anni la produzione algoritmica delle immagini e dei suoni ha profondamente influenzato la cultura visuale contemporanea, provocando un graduale cambio di paradigma nelle modalità di comprensione dell’immagine. In un mondo in cui reale e virtuale tendono sempre più a convergere, come cambia la nostra percezione di noi stessi e della realtà che ci circonda? La mostra collettiva Is This Real? L’arte nell’epoca della Game Engine Culture, a cura di Valentino Catricalà, cerca le risposte a questo interrogativo nelle opere di artisti come Mishka Henner, Joshua Citarella & Jacob Hurwitz-Goodman, Jakob Kudsks Steensen, Oliver Laric e Federica Di Pietrantonio.
Oltre il videogioco: l’estetica del digitale in mostra a Modena
Alla FMAV – Fondazione Modena Arti Visive, la rassegna osserva il ruolo dei game engine (ovvero i motori grafici utilizzati dei videogiochi) nella cultura contemporanea. Da semplice strumento tecnologico, i game engine si sono fatti sempre più presenti nelle nostre quotidiane modalità di fruizione delle informazioni, fino a diventare un vero e proprio fenomeno della cultura visuale contemporanea. In una realtà spesso filtrata dallo schermo, i software grafici mediano la nostra percezione del mondo e il modo in cui ci relazioniamo a esso. Si tratta di una vera e propria rivoluzione dell’immagine che ancora non è stata del tutto scandagliata: il game engine è ampiamente esondato dai margini dell’applicazione puramente videoludica, inondando quasi ogni ambito della visualità contemporanea e costituendo la base di ogni produzione audiovisiva, sonora, visiva e interattiva. Dal rendering per grafica 2D o 3D alla produzione e post-produzione di suoni e immagini, allo scripting, all’animazione, al machine learning, siamo instancabili fruitori di contenuti, suoni e immagini concepiti da macchine per altre macchine attraverso sistemi di intelligenza artificiale.
“Is This Real?”: tra machine vision e Antropocene
Valentino Catricalà, curatore della MODAL Gallery di SODA – School Of Digital Arts a Manchester, porta queste riflessioni a Modena attraverso le ricerche di artisti internazionali nati fra gli Anni Ottanta e Novanta. Una scelta curatoriale che permette di osservare la ricezione di questa tecnologia da parte di una generazione nevralgica per il suo sviluppo e la sua espansione. Le opere in mostra coprono una varietà di tematiche e tecniche, dalla sound art, alla robotica e al machine learning. Promenade di Quayola, ad esempio, è uno sguardo all’interno della machine vision: un lungometraggio girato da un drone sopra le foreste della Valle di Joux (Svizzera) che, elaborando un’incredibile quantità di dati, li traduce in immagini percepibili dall’uomo. Una contemplazione distaccata e artificiale della natura da parte della macchina, che dà vita a una nuova tipologia di paesaggio: l’opera di Quayola propone un cambio di prospettiva, diretto verso un post antropocentrismo sostenuto da forme di visualità non-umane. Il post antropocentrismo e l’Antropocene sono i pilastri dell’opera dell’artista danese Jakob Kudsks Steensen, un’esperienza in realtà virtuale che svela i meccanismi microbici del vento, dell’acqua e dei batteri, mostrando il disvelarsi della vita organica, invisibile all’occhio umano. Liminal Lands è un’esperienza di connessione profonda con il tutto, che ridimensiona il ruolo dell’uomo in una rete di agenti umani e non umani, animali, batterici e vegetali.
La “game engine culture” e l’identità artificiale
Indaga invece l’intelligenza artificiale l’opera dell’italiano Donato Piccolo, una scultura perturbante in cui un televisore Mivar degli Anni Settanta diventa il corpo di uno strano essere a sei zampe robotiche dotato di telecamere a infrarossi, capace di interagire autonomamente con i visitatori attraverso le immagini in movimento. Si tratta di una riflessione sull’identità artificiale: Video Machine Mobile è infatti stata progettata affinché possa sviluppare nuove potenzialità evolutive, diventando un ibrido ontologico tra oggetto e soggetto. Ancora molte altre le opere in mostra, come quelle legate all’attivismo e alla critica politica di DIS e Mishka, o al rapporto della nostra memoria culturale di Oliver Laric e Auriea Harvey, o all’identità, come la trilogia video di Federica Di Pietrantonio. Nel complesso, Is this real? è una rassegna ampia e completa, che nasconde un minuzioso lavoro di ricerca e curatela, in grado di fornire un quadro puntuale della cultura visuale contemporanea e suggerire gli interrogativi adeguati per vivere armoniosamente in un mondo in costante evoluzione.
Laura Cocciolillo
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