Intelligenza artificiale e arte: Getty lancia un generatore di immagini addestrato sui propri dati
Nel mezzo della causa contro Stability AI, Getty ha annunciato uno strumento che promette di superare i problemi di copyright sempre più frequenti e spinosi. E di pagare gli artisti. Anche se non è chiaro come
L’Intelligenza Artificiale attacca, l’Impero risponde. Nel mezzo della causa contro Stability AI apertasi lo scorso febbraio, Getty ha annunciato che lancerà un nuovo generatore di immagini basato sull’Intelligenza Artificiale e addestrato esclusivamente sui propri dati. Unendosi così al mercato emergente dei creatori di immagini AI con un vantaggio etico e logistico sostanziale: una virtuale irreprensibilità. Perché Generative AI by Getty Images – questo il nome del software sviluppato in collaborazione con il colosso tecnologico Nvidia da prima della causa contro Stability, stando alla stessa compagnia – non potrebbe in alcun modo finire al centro di cause per violazione di copyright, dato che impedirebbe direttamente agli utenti di utilizzare risorse su cui non ha diritti di riproduzione.
Il nuovo generatore di immagini di Getty
Interamente addestrato sulle centinaia di milioni di immagini interne alla compagnia, Generative AI sarebbe pensato, stando a Wired US, esclusivamente “per uso commerciale”: se un video editor, un marketer o un social media manager avessero bisogno di un’immagine generica, per esempio, invece di utilizzare una foto o un’illustrazione stock potrebbero crearla da zero. L’offerta di Getty si prospetta come allettante sia per l’accesso libero a tutte le immagini di un database colossale, sia perché si appoggia a una unità di elaborazione grafica “praticamente illimitata, che è qualcosa che quasi nessuno ha al giorno d’oggi”, ha commentato l’Ad di Getty Craig Peters. Una stoccata ai concorrenti diretti, cioè Shutterstock, che ha collaborato con OpenAI consentendogli di addestrare Dall-E sulle proprie immagini, e Adobe, che ha recentemente inserito all’interno di Photoshop un proprio motore di intelligenza artificiale generativa, Firefly.
Le “garanzie etiche” di Generative AI by Getty Images
Il fattore chiave del nuovo strumento protetto da paywall (di cui si può richiedere una demo a questo link), resta la potenzialità di scavalcare a piè pari il vuoto legale che sta travolgendo artisti e società in tema di utilizzo delle immagini durante l’allenamento dei programmi. Per questo motivo Generative AI è stato definito “commercialmente pulito al cento per cento” da Peters, che ha sottolineato come la decisione distanzi la compagnia statunitense dalle altre aziende attive in campo generativo, anche con l’obiettivo di evitare la distribuzione di deepfake (cioè quei media alterati che vengono diffusi allo scopo di fare disinformazione). Altro punto a favore di Generative AI by Getty Images, e ancora più centrale ai fini del dibattito etico sull’utilizzo dello strumento, sarebbe la compensazione degli artisti e dei fotografi il cui lavoro sia stato usato per allenare il nuovo modello di IA. Una grossa novità, che eviterebbe al gigante mediatico di finire coinvolto in un eventuale procedimento penale per furto di materiale protetto e concorrenza sleale come quello intentato (e ancora aperto) da un gruppo di artiste ai danni di Stability AI, Midjourney e DeviantArt. Con un solo dubbio: come già per gli altri generatori, non è chiaro a quali foto (usate nell’addestramento) verrebbe dato credito all’atto della creazione. Una domanda che mette da subito in discussione la prospettiva di un giusto compenso.
Giulia Giaume
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