Alzi la mano chi, nelle ultime settimane, è rimasto interdetto per la presenza in rete di immagini ambigue, attraverso cui si possono decifrare messaggi e figure ben precise. Bene, non abbiate timore: ecco cosa sta succedendo. Seppure sia passato poco più di un anno da quando su Artribune abbiamo annunciato l’avvento di nuovi software capaci di tradurre testi scritti in immagini, le applicazioni “Text to Image” (TTI) ne hanno fatta di strada. Numerosissimi sono gli artisti e gli sperimentatori che si sono infatti cimentati nella realizzazione di opere sempre più minuziose e verosimili raggiungendo spesso risultati impressionanti. Autori come John Rafman, Olga Mikh Fedorova o Francesco D’Isa sono solo alcuni dei tanti nomi da citare. E così a programmi ormai emblematici come Midjourney o Dall.E2 se ne sono aggiunti molti altri gratuiti e di facile utilizzo, che hanno dato la possibilità a chiunque di sbizzarrirsi più o meno liberamente (strumentazione hardware permettendo). Fra questi menzioniamo sicuramente Canva, al cui interno è stato recentemente aggiunto un tool capace di generare intuitivamente immagini in IA, e Stable Diffusion. Rilasciato nell’agosto del 2022, quest’ultimo sta spopolando non solo perché in grado di restituire anche video animati da un qualsiasi prompt (ovvero il comando espresso tramite un testo scelto e inserito dagli utenti) ma soprattutto per una sua funzione inedita che, ancora una volta, sta rivoluzionando il modo di vedere e concepire le immagini.
Il software Stable Diffusion per i messaggi nascosti dall’AI
Lo scorso 17 luglio, in una sezione della community di Reddit dedicata interamente a Stable Diffusion, un utente ha pubblicato un tutorial per “immagini con testo ‘nascosto’ usando Stable Diffusion e ControlNet”. Ad accompagnare il post, una serie di immagini con la scritta “New York” incorporata al loro interno. Dopo questo episodio, utenti e creativi hanno iniziato a generare e a diffondere contenuti che racchiudono messaggi decifrabili correttamente solo dalla giusta distanza o socchiudendo gli occhi. Virale è oramai diventata una foto di gruppo che ritrae alcune persone asiatiche vestite con abiti scuri che celano la scritta OBEY. Proprio come nel celebre film di John Carpenter, Essi vivono. La tecnologia AI che consente questo tipo di contenuti è nata il 26 giugno scorso, quando dall’account Monster Labs è stato rilasciato un pacchetto su Hugging Face – piattaforma dove ricercatori e appassionati di Intelligenze Artificiali pubblicano codici e modelli su cui stanno lavorando – che permetteva agli utenti di generare codici QR nascosti all’interno di altre illustrazioni. Il pacchetto funziona attraverso ControlNet, una nuova struttura di rete neurale che permette di dare all’AI di Stable Diffusion due richieste diverse allo stesso tempo, ad esempio un QR Code e una seconda immagine nella quale nascondere il suddetto codice. Quello che in sostanza si riesce a fare è fondere due input in un unico output.
Le illusioni ottiche al tempo dell’AI
Sempre la scorsa estate è arrivato Illusion Diffusion: uno strumento creato appositamente per generare questo nuovo tipo di illusioni ottiche. Rilasciato dallo sviluppatore AP123, il software si basa sui processi di Stable Diffusion per selezionare delle aree specifiche, all’interno di un’immagine, alle quali riservare maggiore o minore importanza cromatica. Risultati simili li restituisce anche Glif, altra applicazione gratuita impiegata per la generazione di illusioni ottiche che affondano le radici nelle teorie della Gestalt di Rudolf Arnheim. Fra i primi contributi esemplificativi di questa nuova ondata di creatività “artificiale” è d’obbligo citare i paesaggi ipnotici di MrUgleh e le rivisitazioni spiazzanti dei classici meme Wojak. Le illusioni ottiche hanno sempre attraversato la storia dell’arte: si pensi ai grilli grotteschi di epoca medievale, all’anamorfosi in età rinascimentale (emblematica quella riprodotta nel 1533 da Holbein il Giovane nel suo Gli ambasciatori), ai trompe l’oeil di Mantegna oppure alle pareidolie di Arcimboldo e Salvador Dalì. Senza contare le opere di Escher o di autori più attuali come Richard Hughes, Vik Muniz, Tim Noble & Sue Webster.
Fra dubbi ed entusiasmi: come difendersi dai messaggi subliminali?
Come capita ogni volta che ci si ritrova davanti a rivoluzioni di questo calibro l’opinione pubblica si spacca. E se da un lato si sta vivendo un grosso momento di eccitazione collettiva, dall’altro non mancano diffidenze e timori verso approcci simili: paure che lasciano intravedere un futuro molto prossimo in cui il proliferare di messaggi subliminali – di matrice politica o commerciale – sarà sempre più difficile da gestire se non addirittura normalizzato. Un futuro nel quale le nostre scelte potranno essere maggiormente condizionate da immagini che, in un modo o nell’altro, non riusciranno più a lasciarci indifferenti. Niente vieta che, invece, ci si ritrovi di fronte all’ennesima onda da cavalcare prima che s’infranga sulla sabbia (si pensi alla deriva del fenomeno degli NFT).
Valerio Veneruso
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