È morto a 90 anni il rivoluzionario artista Mario Sasso, pittore sperimentale e tra i primi a utilizzare e rendere popolare la videoarte. Sasso, classe 1934, è stato forse il più sensibile art director della grafica televisiva, oltre che vincitore di prestigiosi premi, tra i quali la Nica d’oro al Festival di Arte Elettronica di Linz nel 1990 (insieme al musicista Nicola Sani) e il premio Guggenheim nel 1998.
Chi era Mario Sasso
Nato a Staffolo, in provincia di Ancona, e cresciuto a Jesi, Mario Sasso si era formato come pittore e successivamente come grafico. Nel 1953-54 aveva seguito a Torino i corsi di Armando Testa presso la Scuola di Grafica e Pubblicità, per poi trasferirsi a Roma. Qui iniziò dalla fine degli anni Cinquanta a collaborare con la Rai, avviando un percorso di ricerca che lo portò a concentrarsi sulla progettazione grafica e i nuovi linguaggi dell’elettronica: è sua la prima parte della sigla televisiva del celebre programma Non è mai troppo tardi di Alberto Manzi, andato in onda nel 1960.
Nella prima metà degli anni Sessanta alternò un’intensa attività pittorica all’impegno televisivo, viaggiando in Libia e partecipando all’istituzione della televisione nazionale. Tornato a Roma, nel 1970 tornò con maggior vigore nel circuito delle esposizioni, concentrandosi sia sui temi dell’impegno sociale sia alla ricerca pittorica pura.
Sasso e la videoarte
Partendo dai paesaggi urbani e dallo studio dell’immagine delle città, Sasso passò alle installazioni e infine alle video sculture, intrecciando diversi linguaggi e lasciandosi affascinare dalla tecnologia. Cifra stilistica dell’artista era proprio la rivoluzionaria esplorazione espressiva dei nuovi linguaggi tecnologici, che indagava con una sempre maggiore multimedialità.
Tra i moltissimi lavori rilevanti, ricordiamo il film-ambiente Il risveglio dell’arte dalla morte; la sigla del 1982 del Tg2 e quella dell’84 per il Tg3; le grafiche per i cataloghi Bolaffi; il videotape urbano FootPrint. Negli anni Novanta, Sasso si concentrò sulle videoinstallazioni: dalle immagini di Frammenti sull’Apocalisse, lavoro teatrale multimediale di Daniele Abbado e Roberto Andò, si arriva alla Torre delle Trilogie, totem di 60 monitor con musiche di Nicola Sani (che vince il Premio Guggenheim), e ai videotape sul Novecento per la 53° edizione della Rassegna Internazionale d’Arte G.B. Salvi di Sassoferrato.
Giulia Giaume
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