Negli anni Evan Roth ha indagato le dinamiche che si celano dietro il mondo del web, dagli esordi sperimentali fino alla dimensione commerciale. Per la prima volta, l’artista statunitense arriva in Italia con una sua mostra personale presso FMAV Fondazione Modena Arti Visive a cura di Chiara Dall’Olio, raccogliendo una selezione di opere realizzate tra il 2013 e il 2023 che riflettono sulla relazione tra internet e la società attraverso i mezzi e le tecniche più disparate, tra fotografia, video, installazione e pittura.
Evan Roth e l’etica hacker degli albori di internet
Roth nasce nel 1978 a Okemos, nel Michigan. Come per molti artisti della sua generazione, Internet entra nella sua vita e nella sua pratica artistica senza bussare, e portando con sé una rivoluzione: c’è aria di libertà, forse un po’ di timore; c’è la nascente etica hacker, la fascinazione per l’immensità oscura e profonda del deep web (dove tutto sembra possibile). La vastità di quel nuovo mondo è non scandagliabile, inconoscibile; così Roth inizia a lavorare con i sistemi open-source, indagando i limiti delle leggi relative alla proprietà intellettuale nel mondo web. Di certo, almeno per i primi anni, c’è un entusiasmo acritico, fomentato dalla novità quasi fantascientifica e decisamente positivista: oggi, infatti, sappiamo che “Internet non è più quello spazio utopico, immateriale, atemporale in cui scambiare liberamente contenuti, ma è diventato un luogo dove si esercita un potere accentrato e monetizzato, e che viene utilizzato anche per il controllo e la sorveglianza”, spiega la curatrice. Con il tempo, anche la visione di Roth si fa più critica.
L’opera inedita di Evan Roth per Fmav
La mostra ripercorre la produzione più recente dell’artista attraverso installazioni, video e opere analogiche. Protagonista indiscussa della rassegna è l’installazione inedita, realizzata appositamente per l’occasione, dal titolo … [dot dot dot] (la lettera “s” dell’alfabeto morse): si tratta di un prisma triangolare rovesciato, sospeso, e composto da cavi ethernet che convergono in un router (a cui i visitatori possono connettersi). Il riferimento è quello all’antenna radio eretta da Guglielmo Marconi nel 1901 a Poldhu in Cornovaglia. Affascinato dalla storia delle reti di comunicazione, Roth crea un punto di contatto tra internet e la radio, in quanto entrambi i mezzi utilizzano lo spettro delle onde elettromagnetiche. L’obiettivo, spiega la curatrice, è quello di “cercare di comprendere come funziona il sistema delle comunicazioni per attivare una coscienza critica nei confronti di esso e percepirne le distorsioni”.
Il cielo di Modena nelle opere di Evan Roth
Ad accompagnare l’installazione, nella prima sala una serie di dipinti in acrilico, nata nel 2020 e ancora in corso, s’ispira invece al sistema cartografico della rete: Strands è composta da immagini create utilizzando un software per la manipolazione di immagini (creato da Evan Roth insieme a Cezar Mocan è disponibile gratuitamente online) che utilizza un database di 121 proiezioni di cartografie di tutte le epoche (dal 150 d.C. al 2018), che possono essere sovrapposte ad altre mappe, come quella della rete sottomarina dei cavi per le telecomunicazioni o quella dei cavi transoceanici del telegrafo del 1902. Nello spazio successivo, uno schermo trasmette una sequenza di immagini catturate dall’artista a Modena fotografando il cielo. Skyscapes: Modena (2023) nasce a partire da questi scatti, le immagini vengono poi alterate attraverso dei metodi di metodi di proiezione cartografica, dando vita a visioni distorte che seguono idealmente un’operazione matematiche impossibile, la quadratura del cerchio, ovvero la costruzione di un quadrato che abbia la stessa identica area di un cerchio. A seguire, un’altra sala è dominata da un collage composto da 24 schermi esposti su tre pareti, che puntano a “materializzare” il concetto di rete. I monitor trasmettono le riprese di cavi transoceanici che trasmettono la connessione internet – dalla Svezia al Portogallo, dall’Australia all’Argentina, da Hong Kong alla Nuova Zelanda. Questi luoghi, catturati dall’artista a infrarossi (la frequenza impiegata proprio dai cavi in fibra ottica per trasmettere le informazioni), sono sempre sperduti, singolari, dominati paradossalmente dalla natura. E infatti Roth inquadra spesso gli alberi, che interpreta come “un esempio di diagramma di rete naturale. I rami allontanano gli occhi degli spettatori dalle nuvole [clouds] e li portano nel terreno dove scorrono i dati”.
Laura Cocciolillo
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