L’intelligenza artificiale completa un’opera di Haring (che però l’aveva di proposito lasciata incompiuta)
Nel 1989, poco prima di morire, Haring realizzava un dolente (e potente) omaggio alla comunità gay newyorkese, decimata dall’AIDS. Volutamente incompiuto, il suo Unfinished Painting è stato ora completato grazie all’AI, da un improvvido utente
Qualche mese fa, in occasione di due speciali audizioni di fine estate di Christie’s, nelle filiali di Seoul e New York, cinque disegni digitali inediti realizzati da Keith Haring con un computer Commodore Amiga del 1987 venivano battuti all’asta in forma di NFT. Per garantirne la conservazione, la stessa Keith Haring Foundation sceglieva infatti di ricorrere alla certificazione sulla blockchain Ethereum, identificando l’artista americano come “pioniere dello spazio nell’arte digitale”, tra i primi a recepire l’enorme potenziale della rivoluzione digitale che negli anni Ottanta era appena iniziata, prestando il fianco alla circolazione delle immagini su vasta scala, e dunque – nell’idea di Haring – potenziando il valore dell’arte pubblica.
Keith Haring e il significato di Unfinished Painting
Haring sarebbe scomparso prima di poterne apprezzare a pieno gli esiti, fiaccato dall’AIDS a soli 31 anni, nel 1990. Difficile dire che posizione prenderebbe oggi l’artista riguardo alle sempre più numerose interferenze del progresso tecnologico – sotto forma di intelligenza artificiale – nel processo artistico. Di certo, l’ultimo dubbio etico sull’utilizzo dell’AI nella produzione di opere d’arte lo riguarda da vicino. È polemica, infatti, per la trovata dell’utente @DonnelVillager, che sul social network X ha pubblicato la versione “completa” dell’opera Unfinished Painting dipinta da Haring nel 1989, poco prima di morire. Per completarla, l’utente è ricorso all’intelligenza artificiale, snaturando il senso di un lavoro volutamente lasciato incompiuto dall’artista, a testimoniare la tragedia dell’epidemia di AIDS, che negli Anni Ottanta stava decimando la comunità gay di New York. Nel coprire solo un angolo della tela bianca con il suo caratteristico intreccio di figure e simboli – tracciato con una pittura viola che “cola”, drammaticamente, verso il basso – Haring affidava ancora una volta, all’arte visiva, il ruolo di solidale memento, regalando un’ultima immagine universale di forte impatto emotivo.
L’intelligenza artificiale completa l’opera di Haring
L’intervento dell’AI, di fatto, depotenzia il messaggio, non rispettando la volontà dell’artista. Ma l’errore è umano. Nel commentare la sua “intuizione”, l’utente @DonnelVillager si dice soddisfatto di “poter completare ciò che l’artista non ha potuto finire”.
Mentre resta in silenzio la Fondazione Haring, che finora ha preferito non commentare la boutade, si moltiplica lo sdegno degli utenti online, e nuovamente si riaccende il dibattito sul ruolo dell’intelligenza artificiale, se porti benefici al processo creativo, o rappresenti invece una minaccia. Haring, peraltro, risulta tra gli artisti “schedati” nel database del generatore di intelligenza artificiale Midjourney, per perfezionare il sistema di apprendimento dell’AI: un sistema di “addestramento” reso noto lo scorso dicembre che non ha mancato di suscitare ulteriori polemiche, a partire dalle implicazioni legali collegate all’utilizzo di opere tutelate da copyright.
Livia Montagnoli
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