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Cosa di umano è presente in ciò che viene realizzato da una macchina? La mostra che il mudaC e il Comune di Carrara dedicano a Quayola (Roma, 1982) parla proprio del rapporto tra creatività e robotica. Artista romano conosciuto per i lavori che mettono in relazione tecnologia e arte, Quayola porta al mudaC un gruppo scultoreo di quattro elementi (Pluto #F_03_S4) e un grande fregio (Pluto and Proserpina Frieze #l_01), entrambi ispirati al ratto di Proserpina nelle Metamorfosi di Ovidio. Le opere in esposizione sono state scolpite da algoritmi robotici, rendendo Quayola più simile ad un regista impegnato a dirigere le macchine che ad uno scultore nel senso tradizionale del termine.
La mostra di Quayola al mudaC
Nel ciclo Pluto #F_03_S4 vi è una progressione tra le parti che rimangono non finite, come a segnalare allo spettatore la temporalità che ne scandisce la realizzazione. Nel gruppo scultoreo, ma anche nel fregio, è presente il non finito: Quayola riprende questo concetto dalla scultura classica marmorea – uno dei più grandi artisti che utilizzava il non finito era, appunto, Michelangelo – e lo applica alla scultura robotica, con il fine di esaltare l’estetica legata agli algoritmi. I lavori traggono ispirazione dalla celebre opera marmorea del Bernini, ma in questo caso sono stati realizzati in poliuretano espanso, un materiale industriale, come a voler sottolineare la relazione tra la storia e la contemporaneità della ricerca artistica.
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Quayola e la città di Carrara
La scelta di invitare l’autore ad esporre a Carrara non è casuale: la città toscana è infatti nota a livello internazionale per le cave di marmo; i robot utilizzati per la lavorazione di questa preziosa pietra sono gli stessi impiegati da Quayola per realizzare delle sue sculture. La mostra Plutone/Proserpina è curata da Laura Barreca, direttrice uscente del mudaC; inoltre, è stato realizzato anche un volume che testimonia la pluriennale ricerca artistica condotta da Quayola a Carrara.
Chiara Battaglino
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