Etica nel Metaverso, Web 3.0 e Intelligenza Artificiale: verso un futuro sostenibile e inclusivo
Mentre le tecnologie immersive rivoluzionano l’esperienza digitale ed immersiva, emergono Metaverso, Web 3.0 e Intelligenza Artificiale come catalizzatori di un cambiamento etico. Plasmando un futuro consapevole e responsabile delle sfide da affrontare
Negli ultimi anni, il Metaverso, il Web 3.0 e l’Intelligenza Artificiale hanno guadagnato una crescente attenzione, promettendo di ridefinire il nostro rapporto con il mondo digitale e fisico. Queste tecnologie, basate su principi chiave di decentralizzazione, consenso e immutabilità, stanno trasformando la nostra vita quotidiana, aprendo nuove prospettive di sostenibilità e inclusività. Tuttavia, per sfruttarne appieno il potenziale, è essenziale affrontare le sfide che ne derivano. Diventa quindi cruciale porsi le giuste domande: quali sono le conseguenze etiche che derivano dall’adozione di queste tecnologie? Quale impatto hanno sulla sostenibilità? E sulla società?
Web 3.0, Metaverso e Intelligenza Artificiale: cosa sono?
Per non creare confusione definiamo velocemente ciascuna di queste tecnologie, la relazione che le lega e le differenze sostanziali. Il Web 3.0 rappresenta un’evoluzione decentralizzata del web che utilizza tecnologie come la blockchain. Il Metaverso è un ambiente virtuale 3D condiviso che fonde il mondo digitale e fisico. L’IA è una tecnologia che consente a computer e sistemi di apprendere dai dati e di eseguire attività che richiedono intelligenza umana. Il Web 3.0 e il Metaverso spesso si sovrappongono, perché il Web 3.0 fornisce l’infrastruttura tecnologica per il Metaverso. Entrambi mirano a decentralizzare il controllo e migliorare l’esperienza degli utenti online. L’Intelligenza Artificiale a sua volta può essere integrata sia nel Web 3.0 che nel Metaverso per migliorare l’interazione utente e la personalizzazione, ma viene ampiamente applicata anche al di fuori di questi contesti. In generale, queste tecnologie, raggruppabili sotto il temine “tecnologie emergenti”, si stanno evolvendo in modo interconnesso per plasmare il futuro digitale, dove apprenderemo, socializzeremo, ci divertiremo e acquisteremo.
Web 3.0 e Metaverso
Il Metaverso e il Web 3.0 si distinguono per la loro natura decentralizzata che elimina intermediari, riduce i costi e, soprattutto, rimuove la centralizzazione del potere e per la governance basata sul consenso degli utenti, promuovendo l’affidabilità e la tracciabilità delle azioni. In questo contesto molti brand stanno creando esperienze innovative che promuovono l’accessibilità e l’inclusività attraverso iniziative Web3 for good, come Afro Hair Library che ha da poco realizzato in partnership con la biblioteca open source il progetto Code My Crown, la prima guida gratuita per realizzare capelli realistici, affrontando il problema della rappresentazione delle comunità afro all’interno degli ambienti digitali e del Metaverso.
Tra i requisiti fondamentali da rispettare nella creazione di esperienze nel Metaverso e nel Web3 rientrano: l’accessibilità, la diversità, l’uguaglianza e l’umanità. Questo nuovo mondo digitale può offrire una maggiore accessibilità per soddisfare le diverse esigenze sociali e favorire la diversità, superando le limitazioni fisiche del mondo reale. Inoltre, il Metaverso può essere un luogo dove tutti possono esercitare il proprio potere per costruire una società equa e sostenibile, promuovendo così l’umanità come valore fondamentale. Tuttavia, non possiamo ignorare le sfide che accompagnano questa rivoluzione digitale. La sicurezza, le regole sociali e il trattamento dei dati personali sono questioni cruciali che richiedono attenzione. Le imprese devono sviluppare competenze per garantire la sicurezza, l’equità e la privacy nelle loro piattaforme. La priorità deve essere data alla sicurezza come principio centrale, coinvolgendo le persone e integrando l’inclusione e la partecipazione in tutte le fasi dello sviluppo tecnologico.
Moda e Metaverso
Il settore della moda è uno dei più avanzati nell’adozione di soluzioni sostenibili all’interno del Metaverso. La moda digitale permette di ridurre gli sprechi e i consumi, favorendo una produzione più sostenibile e su misura. Gli influencer possono adottare capi digitali, contribuendo a una diminuzione del consumo di abbigliamento fisico. Inoltre, i gemelli digitali consentono ai consumatori di provare capi virtuali prima dell’acquisto, riducendo il ritorno degli abiti nei negozi. Ad esempio, DressX è un’azienda americana fondata a Los Angeles e considerata il più grande rivenditore di moda digitale al mondo. La piattaforma consente agli utenti di acquistare e indossare abiti digitali in foto e video, creati da stilisti di alto profilo, e possono essere indossati su qualsiasi tipo di abbigliamento fisico.
Di fatto il settore della moda sta dimostrando come sia possibile adottare pratiche sostenibili all’interno di questo nuovo mondo digitale, aprendo la strada a una maggiore sostenibilità in tutti i settori. E la creazione di nuovi linguaggi con l’adozione di tecnologie emergenti e il coinvolgimento attivo del pubblico sono fondamentali sia per il successo di questa rivoluzione digitale sia per garantire un futuro più sostenibile per tutti.
Come si comporta l’Intelligenza Artificiale
Un capitolo a parte dev’essere dedicato all’Intelligenza Artificiale. Senza ombra di dubbio si tratta della tecnologia che ha avuto un impatto più concreto e tangibile sulla vita di molte persone. Questa circostanza porta con sé dubbi e paure, che spesso si traducono in negazione e rifiuto per l’adozione della tecnologia. Secondo la Commissione di Oxford sull’IA & Good Governance, infatti, il 43% degli europei ritiene che l’IA sarà dannosa, contro il 38% che crede avrà anche riscontri positivi in termini di utilità. La paura dell’intelligenza artificiale (IA) deriva principalmente dalla sua complessa tecnologia e dall’idea che l’intelligenza sia una caratteristica esclusivamente umana. In effetti, l’IA non è dotata di intelligenza propria, ma il continuo addestramento a cui è sottoposta, ha generato risultati talmente soddisfacenti in termini di qualità e rapidità, che portano a ritenere questa tecnologia intelligente. Eppure, il suo funzionamento si basa su dati forniti dall’uomo: l’AI li processa rapidamente attraverso algoritmi e metodi di apprendimento automatico e li restituisce sotto forma di output. La risposta così generata deriva dalla rielaborazione del dataset di partenza, integrato con altre informazioni con cui la macchina è stata addestrata e che ha memorizzato. Grazie alle proprietà dell’IA, il risultato sarà eccellente ma limitato alla conoscenza con cui l’uomo l’ha “nutrita”.
Razzismo e sessismo nell’Intelligenza Artificiale
Anche l’origine geografica specifica dei dati potrebbe portare i sistemi di intelligenza artificiale a generare risultati razzisti e sessisti. Dal momento che la maggior parte dei dati proviene dai paesi dell’emisfero settentrionale, l’intelligenza artificiale è addestrata a riconoscere come modello ideale l’uomo bianco e caucasico. A questo proposito, un esempio recente proviene da un’analisi realizzata da Bloomberg (2023): generando oltre 5.000 immagini con Stable Diffusion, è stato rivelato che questo text-to-image enfatizza costantemente gli stereotipi. Ad esempio, rappresenta in modo sproporzionato i CEO bianchi maschi come i leader del mondo, mentre le donne sono raramente ritratte come medici, avvocati o giudici. Inoltre, le persone con la pelle più scura sono spesso associate a attività criminali, mentre le donne con la pelle più scura sono prevalentemente presentate in lavori a basso stipendio, come lavoratori nei fast-food.
Le implicazioni di questo fenomeno sono significative, soprattutto quando i modelli di AI generative text-to-image passano da essere sbocchi creativi a componenti fondamentali di varie applicazioni. Questi modelli sono già utilizzati da aziende come Adobe e Nvidia e influenzano il contenuto degli annunci e delle campagne politiche. Alcuni esperti prevedono che fino al 90% dei contenuti su Internet potrebbero essere generati artificialmente entro pochi anni (Europol, 2022). Oltre alla perpetuazione degli stereotipi, ci sono preoccupazioni riguardo al potenziale di questi pregiudizi nel portare a trattamenti ingiusti. Per esempio, un’intelligenza artificiale potrebbe essere utilizzata per creare schizzi di sospettati, con potenziali conseguenze di condanne errate. Quindi, è importante ricordare che queste IA apprendono dai dati su cui vengono addestrate, che spesso contengono pregiudizi e parzialità storiche; e se queste immagini che amplificano gli stereotipi di razza e genere finissero nei futuri modelli come dati di addestramento, le IA generative text-to-image di prossima generazione potrebbero diventare ancora più prevenute, creando un effetto a catena di accumulo di pregiudizi con potenziali ampie implicazioni per la società.” (Bloomberg, 2023). Per riassumere, molti dei danni dello sviluppo dell’IA si ripeteranno se non verranno adottate pratiche di ricerca più affidabili e inclusive. In questo scenario, i governi e le organizzazioni internazionali hanno la responsabilità di facilitare la creazione di dataset per garantire una maggiore equità e varietà di punti di vista sul mondo. Al fine di superare questa paura, negli ultimi anni sono stati fatti crescenti sforzi per costruire prodotti di intelligenza artificiale (IA) e apprendimento automatico (ML) inclusivi.
Verso un Futuro Etico e Inclusivo
Affrontare le questioni etiche legate al Metaverso, al Web 3.0 e all’Intelligenza Artificiale e anche alle tecnologie immersive in general è cruciale per costruire un futuro sostenibile e inclusivo. Le tecnologie emergenti richiedono una governance responsabile, la promozione dell’uguaglianza e la mitigazione dei bias nell’IA. Solo attraverso uno sforzo collettivo possiamo realizzare il potenziale di queste innovazioni e garantire un futuro migliore per tutti.
Elisabetta Rotolo
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