Rifugio Digitale e la Firenze che produce cultura. Il bunker delle mostre tecnologiche
Inaugurato nella primavera 2022, a quasi due anni dall’avvio delle attività, l’ex rifugio antiaereo trasformato da Archea in centro di ricerca e spazio espositivo per le arti digitali ha raggiunto diversi traguardi. Diventando punto di riferimento per artisti, istituzioni culturali e università. Ma anche puntando sulla rigenerazione urbana
Per trovare Rifugio Digitale, nella Firenze a due facce che al mondo offre di sé innanzitutto l’immagine più consumata dal turismo di massa, bisogna spingersi Oltrarno, in via della Fornace, stretta tra il Lungarno Cellini e i bastioni di Michelangelo. È una città molto diversa da quella che la direttrice della Galleria dell’Accademia, Cecilie Hollberg, ha di recente apostrofato (con buona ragione) come “meretrice”, sollevando un vespaio di polemiche. Qui di turisti, attratti nelle vicinanze dal panorama di piazzale Michelangelo, ne arrivano pochi. E anzi, il lavoro di recupero del vecchio Rifugio della Fornace è stato intrapreso proprio con l’intenzione di riqualificare uno spazio urbano dimenticato, per restituirlo alla città e vincere l’inevitabile degrado che deriva dall’abbandono.
Archea e il recupero del rifugio antiaereo di Firenze
A farsi carico dell’operazione, lo studio Archea Associati, importante realtà di progettazione fiorentina fondata nel 1988 da Laura Andreini, Marco Casamonti e Giovanni Polazzi, che dirimpetto al “rifugio” ha il suo quartier generale. “Il progetto è nato quasi per caso” spiega oggi Andreini “con la volontà di restituire dignità a uno spazio abbandonato, che era diventato ricettacolo di immondizia. Abbiamo partecipato a un bando di gara per ottenere la concessione dal Demanio, quando ancora eravamo incerti sull’uso cui l’avremmo destinato. E invece le nostre approfondite ricerche d’archivio ci hanno portato ad appassionarci alla storia del bunker, realizzato in quella specifica posizione per la particolare stratigrafia del luogo, in grado di attutire l’impatto delle bombe”. Il rifugio in questione è infatti un tunnel antiaereo che si insinua per 33 metri all’interno della collina che “sostiene” piazzale Michelangelo, progettato nel 1943 come luogo di difesa dai bombardamenti della Seconda Guerra Mondiale, sfruttando un più antico sistema di drenaggio.
Gli obiettivi di Rifugio Digitale a Firenze, centro di ricerca e spazio espositivo
Il progetto di Archea, completato nel 2022, ne ha ripristinato gli spazi, facendone una galleria d’arte votata alla ricerca sul digitale, che trasformasse un luogo di difesa in luogo di “visione”. Un’iniziativa lungimirante, nel panorama nazionale, perché centrata sullo studio delle relazioni tra nuovi linguaggi tecnologici e produzione artistica. Una sfida in potenza all’atto dell’inaugurazione dello spazio – nell’aprile ’22, con l’installazione digitale di Fabrizio Plessi, primo fautore del progetto – che a distanza di due anni può dirsi ben avviata verso il raggiungimento di traguardi molteplici. Tra ricerca scientifica, sostegno alla creatività, divulgazione e cittadinanza attiva. Con a disposizione 165 metri quadri complessivi, il cuore di Rifugio Digitale è il tunnel animato da 16 schermi, che accolgono, di volta in volta, mostre, eventi e performance riguardanti l’arte, l’architettura, la fotografia, la letteratura, il cinema e ogni genere di iniziative legate al mondo del digital, offrendo un’esperienza di visita interattiva. A oggi sono 20 le mostre già processate, e il lavoro sullo sviluppo di un software all’avanguardia – esso stesso oggetto dell’impegno del centro di ricerca sviluppato da Archea – ha consentito di archiviare tutte le attività svolte sin qui, restituendo all’utente una piattaforma online che offre una panoramica completa di tutti i progetti allestiti in passato, da visualizzare tramite qrcode sui monitor del bunker (“espediente utilissimo quando ospitiamo scuole e gruppi che vogliono conoscere il nostro storico”). Nel rifugio in pochi minuti si può allestire una qualsiasi delle 20 mostre passate.
Rifugio Digitale a Firenze. Le relazioni tra tecnologia, intelligenza artificiale e arte
“Da sempre Archea s’interessa al mondo delle arti” sottolinea Andreini “per questo abbiamo pensato di fornire agli artisti nuovi strumenti per comprendere le potenzialità del digitale e delle intelligenze artificiali. Il nostro spazio è chiaramente aperto all’arte nativa digitale, ma ci interessano anche le relazioni tra arte ‘tradizionale’ e tecnologia. Gli artisti che collaborano con noi sono invitati a confrontarsi con il bunker, spazio longitudinale già di per sé molto caratterizzato, e con la necessità di utilizzare gli schermi: è sempre una sorpresa trovare nuove strategie, ogni mostra si esprime con la sua modalità”. L’allestimento e lo sviluppo della programmazione ha richiesto, proprio per queste particolarità, il confronto con curatori di discipline diverse: “Per la parte fotografica Paolo Cagnacci e Irene Alison, Serena Tabacchi per l’arte digitale; abbiamo in cantiere anche un focus sulla musica digitale”. Sono maturati così i cicli di mostre SuperNatural (2023), Homecoming (autunno 2023, con le personali dei fotografi Lara Shipley e Paolo Raeli), DigitalHorizons (serie che espone il lavoro di artisti nativi digitali internazionali, avviata nel 2023). Mentre il calendario del 2024 è stato aperto dalla mostra di Alessandro Messina, riedizione digitale del progetto sull’anti-ritratto curato da Sergio Risaliti.
Rifugio Digitale e la Firenze che produce cultura
Febbraio sarà invece un mese di pausa (apparente): “Blocchiamo la fruizione dello spazio per lavorare su un upgrade del software, che ci consentirà di lavorare ancora meglio con l’arte nativa digitale. Nel frattempo stiamo anche realizzando un volume che racconta il bunker attraverso documenti storici, disegni tecnici, la nostra esperienza. Siamo un luogo di ricerca, ma vogliamo uscire sempre di più all’esterno”. Per questo è nata la collaborazione con l’Estate Fiorentina, che ha portato, nei mesi scorsi, alla proiezione di un video-mapping sull’edificio antistante il rifugio, per mostrarne la genesi. “L’attività di divulgazione si intensificherà, già molte scuole sono venute a capire come la tecnologia influenza l’arte digitale. Abbiamo sviluppato eventi con Unicoop per coinvolgere studenti e adulti, siamo in relazione con Palazzo Strozzi e il Museo Novecento, stiamo sviluppando ulteriori connessioni con Manifattura Tabacchi, siamo aperti alle contaminazioni, anche oltre il perimetro della città. Oggi questo è un luogo di grande fermento”. Capace anche di attestarsi come riferimento per la ricerca di settore: “Ora stiamo sponsorizzando due borse di studio con l’Università di Genova per l’applicazione dell’arte digitale all’architettura”. A sostegno di sviluppi futuri è nata un’associazione culturale: “Con questo assetto stiamo partecipando a diversi bandi, e lavorando per trovare finanziatori che possano sostenere il centro”. Una realtà, dunque, solida e ambiziosa, espressione dell’altra Firenze, che esiste e non vuole essere schiacciata.
Livia Montagnoli
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