A che punto siamo nel rapporto tra arte e intelligenza artificiale? Una mostra a Parma affronta la faccenda
L’uomo, la natura, il sogno e le visioni del futuro: gli artisti che sperimentano con l’IA si danno appuntamento a tra Palazzo Pigorini e il Torrione Visconteo. In occasione di PARMA 360 Festival della creatività contemporanea
Il progresso tecnologico permette di riprodurre un’opera d’arte su scala industriale, creando una copia che è identica all’originale e che è ripetibile all’infinito. Ma allora, che significato assume l’originalità? Nulla di nuovo: se lo è chiesto il grande Walter Benjamin quasi un secolo fa, nel suo saggio seminale L’opera d’arte nell’epoca della sua riproducibilità tecnica (1936). E allora perché questa intuizione risuona in modo così attuale in molte delle pratiche contemporanee che attingono all’intelligenza artificiale? Perché l’Intelligenza Artificiale, esattamente come la riproduzione in serie di tipo industriale, mette in discussione la mano dell’uomo e l’essenzialità del suo ruolo nella creazione. A distanza di circa 90 anni, la storia si ripete presentando simili timori e sconvolgimenti già vissuti: ed è proprio da questo presupposto che nasce il progetto espositivo L’opera d’arte nell’epoca dell’Intelligenza Artificiale, presentato a Parma nel contesto dell’ottava edizione di PARMA 360 Festival della creatività contemporanea. Aperta al pubblico dal 6 aprile al 19 maggio, la mostra riunisce una selezione di opere di 20 artisti (molti dei quali giovanissimi) che collaborano con l’IA, tra cui spiccano Domenico Barra, Andrea Crespi, Debora Hirsch, Giuseppe Lo Schiavo e Chiara Passa, solo per citarne alcuni.
L’Intelligenza Artificiale protagonista di Parma 360
Articolata tra gli spazi del settecentesco Palazzo Pigorini e del medievale Torrione Visconteo, la retrospettiva propone un aggiornato ed eterogeneo stato dell’arte all’intersezione tra pratica artistica e IA. E lo fa attraverso una vastità di tecniche e media: non solo installazioni generative esposte tramite display, ma anche scultura, video, opere interattive e fotografia, tutte quante prodotte dall’IA o che la includono nel proprio funzionamento.
Il percorso espositivo a cura di Chiara Canali, Rebecca Pedrazzi e Davide Sarchioni si suddivide in sale tematiche, in grado di restituire una diapositiva esaustiva delle questioni più urgenti che hanno, in tempi recenti, catturato l’attenzione degli artisti che lavorano con le nuove tecnologie. Il visitatore viene accolto da un primo “capitolo” dedicato al volto: in tal modo, la retrospettiva pone come punto di partenza non solo l’uomo, ma il concetto di “umanità” stesso, messo in discussione (o potenziato) dal rapporto con un’intelligenza non umana. Qui troviamo i visi cyborg di Ex-human Andrea Crespi, ma anche il dittico Apollo di Giuseppe Lo Schiavo (2024) che propone un ritratto di nobile della scuola francese del XVIII Secolo, affiancato da un “gemello” fotografico generato dall’intelligenza artificiale.
A Parma una mostra su natura e Intelligenza Artificiale
Oltre al tema del sogno (che spesso ha ispirato gli artisti a sperimentare con l’AI) e quello della civiltà passata e delle distopiche visioni del futuro, l’esposizione si focalizza sulla natura e sul paesaggio. Nel solco della questione ecologista e del riposizionamento dell’uomo nell’era post-antropocentrica, gli artisti scelgono di imparare dalla natura: dalla rizomaticità delle radici nelle Arborescenze di Davide Maria Coltro fino alle meravigliose composizioni floreali di Debora Hirsch, che con la serie Plant, che attinge ad un dataset per creare delle mutazioni botaniche che diventano simboli di decadimento, rigenerazione e fertilità, che rinnovano all’infinito il ciclo della vita. Il progetto espositivo si conclude negli spazi del Torrione, dove trovano casa le video installazioni site-specific immersive di Luca Pozzi, Kamilia Kard e Lino Strangis.
Laura Cocciolillo
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