Nato nel 1974 ad Atene, l’artista greco Angelo Plessas si definisce un “tecno-sciamano”. La sua ricerca ricerca artistica si situa, ormai da quasi trent’anni, nell’incontro tra tecnologia e ritualità.
Fin dalle prime sperimentazioni negli anni Novanta con il medium di Internet, Plessas coglie immediatamente una fondamentale analogia tra le invisibili “onde” della connessione virtuale, e le forme più antiche e primordiali di spiritualità. Con incredibile lungimiranza, inizia così a indagare questo rapporto attraverso opere d’arte e siti web, performance e riti collettivi, prendendo parte ad alcune delle manifestazioni più note (dalla Biennale di Thessaloniki a quella di Gwangju, passando per documenta 14 a Kassel) e in diversi musei internazionali.
Tra i suoi progetti più noti, spicca il rendez vous annuale che prende il titolo di Eternal Internet Brotherhood/Sisterhood: un incontro della durata di una settimana nei posti più remoti del globo, con l’obiettivo di riunire una rete di persone che, dalla comunità online, si incontrano finalmente nel mondo reale. Un paradossale “digital detox” che ha coinvolto, dal 2012 al 2017, numerosi artisti, curatori, ricercatori e designer.
Nel 2020, inoltre, nel contesto del suo progetto artistico, ha esplicitato il suo Tecnhoshamanist Art Manifesto. Per sapere qualcosa di più sul significato di questa pratica, lo abbiamo intervistato in esclusiva.
Il tecno-sciamanismo di Angelo Plessas
Come sei entrato in contatto con il tecno-sciamanismo?
Ho incontrato per la prima volta la nozione di tecno-sciamanismo negli anni Novanta, in particolare quando ho iniziato a leggere romanzi cyberpunk, e ancora di più quando Internet è entrato nella mia vita. A quel tempo, la fusione della tecnologia futuristica con la spiritualità primordiale sembrava un’evoluzione naturale: un nuovo tipo di magia.
Come l’hai incorporato nella tua pratica?
La fluidità tra il mondo online e quello offline mi ha sempre affascinato, soprattutto se si osserva quanto cosmologie antiche e popolari possano fondersi in questa mentalità. Nel mio lavoro, cerco sempre di confondere i confini tra i nostri mondi online e offline, presentando esperienze che sono mistiche, un po’ techno-alchemiche. Che sia attraverso siti web o performance, la mia arte cerca di intrecciare i fili eterei della spiritualità con le “onde” di Internet. Si tratta di creare una comunione tra esseri, simboli e macchine, invitando il pubblico ad esplorare un regno in cui materiale e immateriale si influenzano reciprocamente.
Spiritualità, tecnologia e meditazione nell’intervista ad Angelo Plessas
Concettualmente, quali sono i punti di contatto tra spiritualità e tecnologia?
A primo impatto, spiritualità e tecnologia possono sembrare mondi separati, ma in realtà si intersecano in modi profondi. Innanzitutto, entrambi permettono di estendere la nostra portata oltre l’immediato e il tangibile. La spiritualità offre percorsi verso i regni interiori e verso la coscienza superiore, mentre la tecnologia crea ponti verso vaste reti e nuovi universi dell’informazione. Più si va a fondo, più si scopre che entrambi i regni sono guidati da una ricerca di comprensione e connessione. Le pratiche spirituali spesso coinvolgono rituali e simboli che aprono le porte a domande più profonde. Allo stesso modo, la tecnologia utilizza codici e algoritmi per sbloccare nuove possibilità e intuizioni.
Vi faccio un piccolo esempio: molti scienziati pensano che la pratica del Buddhismo profondo abbia “scoperto i principi di base della fisica subatomica attraverso le pratiche di meditazione“. La fisica moderna fa eco, e tante volte sentiamo mistici e scienziati dire la stessa cosa, ma con linguaggi diversi.
Qual è il ruolo della meditazione nella tua pratica artistica?
La meditazione è come la mia bussola segreta. Mi guida attraverso le profondità del mio subconscio, rivelando idee e ispirazioni che si nascondono sotto la superficie. È anche un ottimo modo per ricaricarmi e rimanere centrato in mezzo a tutto il caos della creazione artistica. Anche nei miei “ambienti” la meditazione svolge un ruolo importante, aiutando i partecipanti a sintonizzarsi su un ritmo condiviso e promuovendo un’esperienza collettiva più profonda e coesa. Ad esempio, uno dei miei rituali – intitolato Il Talismano del Portale di Omphalic– si è svolto nell’antico sito di Delfi. Qui ho accompagnato i partecipanti in una meditazione guidata che comprendeva l’utilizzo del telefono come strumento di consapevolezza, ma non utilizzando un’app di meditazione, bensì esplorando il dispositivo come oggetto fisico e reinterpretando l’uso dei social media.
I progetti di Angelo Plessas
Come è nato il progetto di The Eternal Internet Brotherhood/Sisterhood?
Nasce dall’idea di riunire un gruppo di persone, per sei volte, in ambienti unici, situati in diverse parti del mondo. Ogni anno, l’incontro si svolge in un luogo isolato dalla civiltà: dai deserti alle foreste, fino alle giungle. L’obiettivo è quello di promuovere un senso di comunità e collaborazione, fondendo il mistico e il tecnologico.
Immaginate un campus creativo di una settimana, in cui artisti, curatori, designer e ricercatori di tutto il mondo, che non si sono mai incontrati di persona prima di allora, si riuniscono per collaborare ed esplorare. Attraverso questi incontri, abbiamo esplorato nuove forme di interazione online/offline, producendo lavori che riflettono sul nostro rapporto in evoluzione con la tecnologia e non solo.
E invece che cosa ci dici di Noospheric Society e della tua collaborazione con lo sciamano Dodam?
La Noospheric Society è un progetto che crea nuove forme di comunità attraverso la formazione di una nuova coscienza collettiva, basata sulle connessioni nascoste tra la tecnologia e spiritualità. È iniziato con i public programs di documenta 14 ed è culminato nella 13esima Biennale di Gwangju, dove un “ambiente tecnosciamanico” ha agito come un luogo di incontro per riposare in contemplazione, diventando un altare di “digital detox”, una sessione di terapia collettiva, uno spazio educativo, un luogo per rivalutare la nostra connessione con le realtà online offline. Così, ho iniziato a lavorare con uno sciamano tradizionale Dodam, eseguendo con lui diversi rituali. Uno degli aspetti più singolari dei nostri incontri – che poi hanno portato alla realizzazione di un’installazione – è stata la creazione di nuovi riti, tra cui cerimonie di purificazione tecnologica.
In qualità di giudice, prenderai parte al bando di poesia sperimentale Residenza Poietica,- promosso dalla Fondazione Merz e che si svolgerà a Torino tra agosto e settembre – con l’obiettivo di produrre un “digital tool” basato proprio sul tema del tecno-sciamanismo. Come ti aspetti che le nuove generazioni di poeti a cui è rivolto lo interpretino?
Crescendo in un mondo in cui il mondo digitale e quello fisico sono perfettamente integrati, vedo che le generazioni più giovani capiscono istintivamente che questi domini non sono aspetti separati ma interconnessi della loro realtà. Presto, vorrei assistere ad una meditazione di realtà virtuale che non solo ti guidi attraverso paesaggi sereni, ma si sincronizzi anche con la frequenza cardiaca. O magari un oracolo-AI che offre saggezza con un tocco di umorismo. Dalle nuove generazioni mi aspetto che inventino nuovi rituali che includono il “digital detox” come parte integrante della loro purificazione spirituale, tanto necessaria in questo mondo polarizzato.
Laura Cocciolillo
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