La nuova Laurea Magistrale di IED Roma per progettare spazi multimediali. L’intervista a LIMINAL STATE
Sono aperte le iscrizioni al Biennio Specialistico in Interactive Environments di IED Roma: tra new media e territorio. Ne abbiamo parlato con i suoi coordinatori, Gregorio Comandini e Saverio Villirillo, fondatori di LIMINAL STATE e di NONE Collective
Formare progettisti multimediali in grado di sviluppare progetti d’arte, mostre e musei, eventi e piattaforme culturali. È questo l’obiettivo della Laurea Magistrale in Interactive Environments. Nuove tecnologie per l’arte, la cultura e il territorio che considera la progettazione di spazi, servizi e dispositivi interattivi e multimediali come piattaforme di scambio che revitalizzano il patrimonio storico, artistico e culturale dei diversi luoghi. Promosso da IED Roma, il biennio ha come coordinatori gli artisti Gregorio Comandini e Saverio Villirillo di NONE Collective, che in 10 anni di attività ha sviluppato progetti all’avanguardia. E così ci siamo fatti raccontare il loro percorso artistico, oltre a struttura, obiettivi e sbocchi lavorativi del Corso di Laurea.
I 10 anni di NONE Collective
Quest’anno NONE collective compie 10 anni. Che bilancio fate del vostro percorso artistico?
Quest’anno bisestile è stato di cambiamento e metamorfosi, si è concluso un periodo durato appunto 10 anni di progetti, sperimentazioni e lavori svolti sotto il nome collettivo NONE. Nel percorso artistico ognuno di noi, negli anni, ha “indossato” diversi nomi, pseudonimi che sono corrisposti a fasi e progetti di vita, indirizzi di ricerca. Una metamorfosi continua che rappresenta il nostro essere in ricerca di nuovi stimoli, visioni e pratiche, provando a schivare anche le dinamiche del mercato secondo cui il nome d’arte diviene un brand per collezionisti o festival. In questo senso c’è una certa coerenza con l’origine di NONE, un collettivo di nessuno, nessun collettivo.
A quale nuovo progetto artistico state lavorando?
Io (Gregorio Comandini) e Saverio Villirillo abbiamo iniziato un nuovo progetto: LIMINAL STATE, un’indagine sulla soglia tra percezione, coscienza e immaginazione mediante pratiche artistiche che utilizzano la tecnologia per indurre il pubblico in uno stato liminale. Attraverso il linguaggio dei new media e l’iperstimolazione sensoriale cerchiamo di condurre i partecipanti in stati estatici in cui il confine tra reale e l’immaginazione si dissolve assumendo una condizione di cambiamento permanente tra presente e futuro, finzione ed il reale, possibile e impossibile. Siamo affascinati dal potere delle narrazioni speculative in cui gli artisti, come stregoni-illusionisti-terapeuti-trickster attivano un rito liminale in cui il pubblico assume il ruolo centrale di generatore di incanto, costituendo così la sostanza fantastica, la materia magica che si libera di un mondo disincantato sopraffatto dal cinico realismo.
Qual è la nuova destinazione del vostro studio?
Stiamo trasformando il nostro studio in uno spazio aperto al pubblico e alla sperimentazione nell’ambito dei nuovi media dove realizzeremo mostre, performance, talk e workshop. Sentiamo la necessità di creare un punto di riferimento nell’ambito delle arti digitali dove riattivare la rete e le discussioni nate con SIMPOSIO e dove dar vita ad installazioni ed esperienze immersive che mostrino come l’arte immersiva può affrontare anche la realtà, la società e le emergenze del contemporaneo e che non è solo uno sfondo per i selfie e un linguaggio votato al commerciale, al nazional popolare, all’effetto wow fine a sé stesso. Lo spazio aprirà il prossimo autunno e si chiamerà LIMINAL SPACE.
NONE Collective e il nuovo corso di Laurea di IED Roma
Ora questa avventura con IED Roma come coordinatori del suo nuovo corso di Laurea in “Interactive Environments”. Da quali opportunità e necessità nasce?
Per noi è un’opportunità di proseguire le ricerche e sperimentazioni artistiche anche in ambito accademico, di formare nuove generazioni di progettisti-artisti transmediali e di essere contaminati dalla curiosità e dalla spinta vitale degli studenti. Ci sentiamo un po’ eterni Peter Pan in cerca di stimoli e sperimentazioni che fuggono l’ordine pratico e il funzionalismo, crediamo che la formazione universitaria deve necessariamente sperimentare l’impossibile e lanciare l’obiettivo oltre l’ostacolo del reale. L’approccio che il corso propone è critico e radicale, sviluppando progetti di trasformazione delle modalità di interazione tra il reale e il digitale, tra ambiente fisico e virtuale, umano e non umano.
Qual è il suo obiettivo principale e a chi si rivolge?
Il corso intende formare progettisti multimediali in grado di sviluppare progetti d’arte, mostre e musei, eventi e piattaforme culturali. Si rivolge quindi a tutti i laureati triennali che intendono acquisire una conoscenza specifica nell’ambito della multimedialità, dell’uso della tecnologia software e hardware, nell’uso di materiali e scenotecniche per l’ideazione, progettazione e realizzazione di installazioni, exhibit e esperienze immersive.
Quali sono i punti di forza? Quali gli sbocchi lavorativi?
Il diploma è fortemente caratterizzato dal legame con il patrimonio artistico, culturale e paesaggistico di Roma e il suo territorio, proponendo progetti su casi di studio specifici del contesto romano affrontando l’intricato rapporto tra storico e contemporaneo, conservazione e innovazione, cultura e turismo attraverso la lente della tecnologia e dei nuovi media. Immaginiamo un modello di studio replicabile e scalabile per tutti quei contesti in cui patrimonio e turismo abbondano ed è quindi necessario ripensare le modalità di produzione e fruizione della cultura. In questo senso l’abbondante patrimonio romano, e più in generale italiano, offre numerose possibilità lavorative per la rigenerazione digitale, potrebbe essere un laboratorio pilota per altri contesti.
Qual è il valore aggiunto di coinvolgere artisti come voi, specializzati in new media, in qualità di coordinatori?
Ogni docente che farà parte del biennio costituisce un valore aggiunto, dal momento che mette a disposizione la sua conoscenza in un processo di apprendimento. Noi condividiamo il nostro bagaglio artistico composto da un ampio ventaglio di applicazioni e un repertorio di soluzioni sperimentato sul campo. La filosofia è di ordine pratico, imparare facendo, come noi abbiamo fatto e tutt’ora facciamo dal momento che il mondo cambia velocemente e che non si finisce mai di imparare.
Si parla tanto di rigenerazione urbana, voi invece, nell’ambito di questo corso, parlate di rigenerazione digitale. Cosa intendete?
Si possono avere due chiavi di lettura: da una parte il processo di rigenerazione dei contesti storici per mezzo degli strumenti digitali, dall’altra la necessaria rigenerazione del digitale stesso che è stato facilmente catturato dall’economia e da dinamiche di consumo verso un utilizzo più aperto, comune e libero. Che poi è come era nato.
Redazione
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