Il Gazometro di Roma si riaccende con l’installazione dei Quiet Ensemble con Giorgio Moroder
In occasione della settima edizione del festival Videocittà dedicato all’audiovisivo, il duo artistico dei Quiet Ensemble racconta ad Artribune l’installazione al Gazometro realizzata col più iconico dei disk jockey
Il mitologico produttore e disk jockey italiano Giorgio Moroder è sempre stato un instancabile sperimentatore, anticipando i tempi e affermandosi rapidamente come uno dei musicisti più innovativi e influenti nell’ambito della musica elettronica e della disco music. Alle celeberrime collaborazioni con Barbra Streisand, Britney Spears, Kylie Minogue, David Bowie, Freddie Mercury e i Daft Punk, oggi se ne aggiunge un’altra: quella con il duo romano Quiet Ensemble (Fabio di Salvo e Bernardo Vercelli), che da quasi 15 anni sperimenta con le nuove tecnologie, indagando il fragile equilibrio tra ordine e caos attraverso installazioni multimediali e immersive. Dal loro incontro con Moroder nasce Nebula, un’opera monumentale che segna l’inizio della settima edizione del festival Videocittà che – ideato da Francesco Rutelli, con la direzione creativa di Francesco Dobrovich – indaga i più innovativi codici dell’audiovisivo e del digitale dal 5 al 7 luglio a Roma. L’installazione dei Quiet Ensemble è soltanto l’ultimo di una serie di interventi site-specific che negli ultimi anni hanno accompagnato il festival: nel 2022 è stato il turno dell’installazione dello studio multidisciplinare fuse* Luna Somnium, ispirata a uno scritto di Keplero, seguita un anno dopo da Mater Terrae dello studio Sila Sveta con la musica originale del producer Mace.
Videocittà 2024. L’installazione luminosa dei Quiet Ensemble e Giorgio Moroder
Nella suggestiva cornice dell’architettura industriale del Gazometro, 400 mila stelle illumineranno il cilindro metallico più iconico della Capitale: una struttura grandiosa, che si estende per oltre 3 mila metri quadrati di superficie e 75 metri di altezza, dà vita a una delle più grandi opere immersive mai realizzate in Europa, il tutto con il sound originale e inedito della composizione di Moroder. L’idea è quella di ricreare il percorso che un viaggiatore spaziale potrebbe seguire partendo dalla crosta terrestre fino allo spazio: il risultato è una spettacolare esperienza audiovisiva immersiva in grado di ricreare una costellazione fittissima che avvolgerà il pubblico completamente da ogni direzione. Il 5 luglio, alle 19:30, artisti e compositore dialogheranno con il pubblico, in un incontro mediato da Nicola Ballario, e a seguire l’opera verrà inaugurata, restando visitabile in tutti e tre i giorni del festival, dalle 22 alle 3 di notte. Nel frattempo, Artribune ha avuto l’occasione di farsi raccontare, in anteprima, quali sono state la genesi e il processo creativo alla base dell’opera.
I Quiet Ensemble a Videocittà 2024. L’intervista
Ci raccontate com’è nata Nebula, l’installazione concepita per Videocittà 2024?
Il Gazometro è una location disarmante, la struttura è enorme ma leggera, si tratta di uno scheletro di ferro che contiene un immenso spazio vuoto. Il nostro desiderio era quello di riempire quel vuoto, mantenendo comunque il concetto di assenza. Dal centro dello spazio guardando verso il cielo abbiamo desiderato riportare una porzione del firmamento verso di noi, sospeso all’interno della struttura di ferro. Siamo stati ispirati dalla connessione tra il pavimento e il cielo, il microcosmo e il macrocosmo, sotto e sopra di noi e abbiamo tentato di sottolineare il parallelismo dell’infinita galassia con una manciata di polvere: così nasce Nebula. Le nebulose sono vaste nubi di polvere e gas nello spazio interstellare, dove le stelle prendono vita e trovano il loro riposo finale, creando un ciclo eterno di nascita e rinascita nel cosmo.
Come siete arrivati alla collaborazione con Giorgio Moroder?
Per noi è stata una sorpresa, una proposta di collaborazione che abbiamo accolto con grande piacere e interesse. Moroder è una figura mitica per noi, da quando eravamo bambini, quasi surreale creare questo lavoro insieme.
Qual è il valore dell’esperienza multisensoriale, della luce e del suono nelle vostre opere?
La luce e il suono sono elementi fondamentali quanto la materia e il tempo. In alcune opere, la presenza massiva di un elemento potrebbe renderlo apparentemente più importante di un altro, mentre l’assenza di un elemento altro ha una forza e un’importanza equivalente. In questa opera site-specific la luce e il suono sono, insieme allo spazio, gli strumenti principali e indispensabili. Abbiamo cercato di sviluppare una struttura luminosa che abbia la possibilità di scomparire e confondersi con il cielo, sottolineando la natura effimera delle cose, il pieno e il vuoto, il tutto e il nulla.
Il rapporto tra natura e tecnologia nel lavoro dei Quiet Ensemble
Come si sviluppa il rapporto tra natura e tecnologia nella vostra produzione artistica?
Il nostro percorso è iniziato lavorando in strettissimo contatto con gli elementi naturali, le forze, la flora e la fauna nel tentativo di sviluppare opere in equilibrio tra caos e controllo, natura e tecnologia. Abbiamo sempre una forte attenzione verso l’elemento naturale, l’ago della bilancia oscilla ancora oggi tra la natura e la tecnologia, questo ci permette di avere un’ispirazione infinita e ci mantiene vigili e curiosi.
Da circa 15 anni lavorate come Quiet Ensemble. Dal 2009 a oggi, tante cose sono cambiate: come vi ponete rispetto ai recenti sviluppi tecnologici e all’attenzione di massa che hanno attirato?
Cerchiamo di rimanere aggiornati, le scoperte e gli sviluppi tecnologici sono motivo di stimolo creativo. La cosa interessante per noi è elaborare sistemi dove le nuove tecnologie comunichino con apparati naturali, fisicamente o concettualmente, evitando di utilizzare l’elemento tecnologico come soggetto dell’opera.
Laura Cocciolillo
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