Abbracciare la complessità. Il pioniere della media art John Sanborn in mostra a Milano
È attraverso la rilettura della mitologia che l’artista americano John Sanborn affronta le questioni di identità e di genere. Nella mostra al MEET anche una grande installazione immersiva
È stata Maria Grazia Mattei, Presidente del MEET e curatrice della mostra qui in corso, a suggerire a John Sanborn (Huntington, 1954) il titolo Out of Order, adatto ad un artista amante del caos per poter raccontare la sua storia. Un messaggio senza dubbio forte, ma necessario, espresso in una mostra che non a caso ha inaugurato nel mese del Pride.
Chi è l’artista John Sanborn
“Pioniere nel mondo della media art, John Sanborn è un artista ibrido, eclettico, che ha votato la sua carriera e la sua intera esistenza alla sperimentazione, mischiando linguaggi e forme di espressione diversi”, spiega Maria Grazia Mattei, “partendo dalla danza e dalle installazioni video, è naturalmente approdato al mondo dell’arte digital, prestando sempre la massima attenzione a riflessioni filosofiche e sociali“. L’artista ha mostrato nella sua carriera un particolare interesse per la televisione: “Amo i musei e le gallerie, ma trovo qualcosa di incredibile nell’entrare nelle case di così tante persone contemporaneamente”. È stato definito da Peter Weibel “un membro chiave della seconda ondata di video artisti americani, quali Bill Viola e Gary Hill” ed è altresì noto per le sue collaborazioni con artisti, compositori e coreografi. Si auto definisce “un anziano uomo bianco, etero che ha lavorato tutta la sua vita con altre comunità e ne è alleato”.
L’arte di John Sanborn al MEET
Sanborn ama sperimentare con i frame, creare delle trasformazioni al loro interno, partendo da ciò che è semplice per scoprire le origini e le motivazioni di una storia. “Come il pubblico digerisce una storia è qualcosa di affascinante”. Il lavoro del pubblico è quindi quello di riflettere sulle domande che le sue opere pongono, come tentare di risolvere un puzzle. “Da un oggetto scaturisce un ricordo che a sua volta provoca un azione”, è interessante riflettere su come lavora la nostra mente. Tanto più che le sue opere affrontano temi complessi e di grande attualità come le questioni di identità, anche di genere, verità culturale, memoria e mitologia. “Scomporre le storie ed inserire elementi che fanno parte del mondo. Smontare una storia e invitare le persone al suo interno”, spiega l’artista che afferma di ritenere una sua opera terminata “quando non sembra essere stato realizzato da lui”.
La mostra di John Sanborn a Milano
Il percorso espositivo tocca quattro decenni di esplorazione di video, musica e opere d’arte ed è stato progettato da Migliore+Servetto. Sono presenti video all’interno di monitor a tubo catodico, che presentano una cronistoria degli Anni Settanta e Ottanta, come l’opera Untitled, la danza di Bill T Jones e la forte rabbia che si può percepire nei suoi movimenti per la perdita del compagno. “Opere che parlano di un tempo e di un luogo preciso”. Accanto troviamo le opere Body Quartets e Mind Quartets, installazioni video che raccontano la trasformazione del nostro Io. Come nella musica si combinano nella nostra mente i suoni dei diversi strumenti, così l’obiettivo di queste opere è ricombinare le immagini dei quattro video che le compongono. All’interno di Body Quartets colpisce in particolare, per la forza delle emozioni suscitate, le performance di Sarah Cecelia Bukovski, che si apprende dall’artista essere da una parte intrappolata nel suo corpo, troppo alta per la danza classica e troppo spigolosa per quella contemporanea, ma allo stesso tempo incredibilmente brava ad esprimersi attraverso di esso. All’interno di Mind Quartets troviamo immagini generate dall’Intelligenza Artificiale che spesso dà risultati diversi da ciò che ci si aspetta.
John Sanborn e l’Intelligenza Artificiale
Opera frutto di una collaborazione con la giovane artista Lali Wilde (performer, musicista e videomaker, specializzata nel creare storie ad episodi) è Out of Chaos. Questa appare come una serie di immagini, realizzate con l’ausilio dell’IA a partire da 62 testi scritti a riguardo del sentimento che si prova quando accade qualcosa di magico, inquietante o stimolante. Immagini che rivelano, scannerizzate con un cellulare, una sequenza di video. Non vi è un modo corretto di procedere e quello che ne ricaviamo dipende da noi. Mythic Status è composta da quattro ritratti, audio e video, di altrettanti personaggi della Mitologia: Apollo, Hercules, Atalanta e Nyx. Ognuno dei perfomer ha una storia da raccontare, tramite i parallelismi con i personaggi della mitologia greca.
L’installazione immersiva di John Sanborn
Infine, nella sala immersiva del MEET, l’artista presenta V+M, un’opera che fa riflettere sulle problematiche sociali legate all’amore tra persone dello stesso sesso. Qui Venere e Marte (da cui il titolo), vengono riletti in chiave contemporanea, a volte sono un uomo ed una donna e si colgono riferimenti a poesie o quadri classici come quello di Botticelli, altre volte sono entrambe donne o entrambi uomini. La sfida era adattare la sua opera alla stanza, un po’ come collaborare con sé stesso del passato. Ci sono momenti forti come la cacciata dall’Olimpo, ma un finale che fa ben sperare: la nascita di Armonia. “L’amore è la più potente forza della natura” afferma l’artista, “siamo tutti un misto tra Venere e Marte, ci identifichiamo perché siamo stati innamorati”.
Giulia Bianco
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