Valorizzare l’enorme archivio della Fondazione Giorgio Cini di Venezia grazie all’arte e alla tecnologia
Si chiama “Chameleon” ed è un progetto del collettivo Universal Everything la cui forma si ispira alla grande quantità di materiale d’archivio digitale dell’istituzione veneziana la nuova opera del collettivo che immagina scenari futuri in cui natura e tecnologia convivono sostenibilmente
È un personaggio che muta sembianze, colore e texture l’opera video del collettivo artistico internazionale con base a Londra Universal Everything realizzata per celebrare l’incontro tra le tecnologie contemporanee e il patrimonio storico e artistico della Fondazione Giorgio Cini a Venezia. Il suo nome è Chameleon e proprio come un camaleonte si rinnova incessantemente, esplorando l’inestimabile materiale d’archivio digitale (tra documenti, fotografie e opere d’arte) che l’istituzione ha prodotto negli ultimi anni nell’ambito delle attività di ARCHiVe, arrivando persino a scansionare l’intera Isola di San Giorgio, con un’operazione di documentazione in alta risoluzione unica nel suo genere. La proiezione ufficiale è in programma il 6 settembre dalle 11 alle 18 presso l’antica Biblioteca del Longhena sull’Isola di San Giorgio Maggiore.
Universal Everything per la Fondazione Giorgio Cini
“Chameleon non si annulla nel passaggio né si maschera col paesaggio, ma lo riflette, mantenendo riconoscibile la sua sagoma inquieta, la sua identità di creatura curiosa e intelligente. Si trasforma non per mimesi, ma perché ha subito l’attrazione di una forza magnetica, la forza della storia culturale che nei secoli ha distinto l’Isola”, racconta il critico ed esperto di arti digitali Ennio Bianco che ha seguito il progetto insieme ad Ars Electronica, il festival di arti, tecnologia e società di Linz, T6 Ecosystem – società specializzata in progetti di comunicazione innovativa – e la piattaforma della Commissione Europea S+T+ARTS.
Universal Everything presenta “Chameleon” alla Fondazione Giorgio Cini
Grazie a una passeggiata di dodici, minuti restituita da tecnologie d’avanguardia attraverso un’altissima definizione, lo spettatore è condotto da Chameleon negli ambienti della fondazione attraverso i suoi istituti, centri studi e biblioteche, dalla Sala degli Arazzi – dove è possibile ammirare le Nozze di Cana di Veronese – al bosco con le Vatican Chapels, il primo padiglione della Santa Sede alla Biennale Internazionale di Architettura di Venezia. “Nell’ideare Chameleon il punto di partenza è stato indagare in quale modo fosse possibile mappare un tale ambiente visivo sulla superficie di un corpo umano. Dovevamo quindi capire come quella superficie potesse essere modellata scultoreamente, così da non rivelarsi solo un’immagine su un corpo, ma una texture con rilievi e contorni. Come tecnologia abbiamo utilizzato un nuovo software AI che traccia il movimento dell’attore che cammina nello spazio, estrae i dati e li rimuove dall’ambiente, per sostituirli poi con una figura CGI (Computer Generated Imagery)”, spiega Matt Pyke, fondatore e direttore creativo di Universal Everything.
L’attività del collettivo Universal Everything
Il collettivo, nato nel 2004, nel corso della sua attività ha collaborato con Apple, Chanel, Zaha Hadid Architects e i Radiohead, realizzando opere interattive e immersive. Negli anni ha esposto al Victoria & Albert Museum, al 180 Strand e al Science Museum di Londra, a La Gaite Lyrique di Parigi e al Borusan Contemporary di Istanbul, prendendo anche parte a collettive al MoMA di New York e al Barbican di Londra e partecipando al Sundance Film Festival, oltre a firmare la moving image identity dei Giochi Olimpici di Londra nel 2012.
Caterina Angelucci
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati