L’arte che traduce le “altre intelligenze”. La mostra Umwelt a Modena

Linguaggi artistici, intelligenze non umane, ambiente inteso nella sua interpretazione più ampia: sono i tre pilastri su cui fonda una mostra high-tech che ha potuto contare sulla collaborazione di festivalfilosofia 2024 e di Smart Life Festival

Umwelt è un concetto messo a punto dal biologo Jakob von Uexküll che indica l’ambiente soggettivo percepito da ogni organismo. Rappresenta l’insieme di stimoli e segnali che un essere vivente può cogliere e interpretare, definendo così la sua realtà e il modo in cui interagisce con il proprio ambiente”. Abbiamo chiesto a Chat Gpt di fornirci una definizione della parola tedesca per introdurre la recensione della mostra che si intitola proprio Umwelt, e l’operazione non sembri una scorciatoia, dal momento l’intelligenza artificiale è stata usata anche da alcuni degli artisti scelti dal curatore Marco Mancuso per l’esposizione promossa da Fondazione AGO. “Questa non è una mostra di arte digitale, ma una mostra sul rapporto tra arte, tecnologia e scienza” ci tiene a precisare Mancuso che, con una laurea in chimica in tasca, ha poi deciso di dedicarsi alle indagini sulle culture digitali. Lo scopo del progetto è quindi mettere a punto un ecosistema di opere d’arte contemporanea che siano in grado di attivare il pensiero e le riflessioni dei visitatori e che, ricorrendo anche all’intelligenza “tecnoscientifica”, riescano a far comprendere come funzionano le forme cognitive non umane, comprese quelle dei regni vegetale e animale. 

Tecnica digitale, output fisico

Il percorso si apre quindi con un ambiente immersivo dedicato ai cambiamenti delle condizioni ambientali nell’Adriatico settentrionale e che è stato realizzato facendo interagire delle sculture 3D “fisiche” di un mollusco bivalve a rischio estinzione con dei modelli digitali. Una forte componente virtuale è sottesa in molte opere esposte, che tuttavia prevedono quasi sempre anche un output fisico: dalle stampe fotografiche alle immagini in movimento, fino alla resa grafica su carta. Quest’ultimo è il caso del processo di categorizzazione condotto su 150 fiori di iris che ha dato come risultato finale – e formale – l’opera di Anne Ridler The Synthetic Iris Dataset: a quella campionatura di sfumature generata da tre diverse intelligenze artificiali si abbina peraltro la bella calligrafia dell’autrice, in un connubio affascinante e concettuale tra tecniche del passato e del futuro. 
Senza voler descrivere didascalicamente tutte le opere esposte, segnaliamo il magnetico video The Salt and the Women di Eryk Salvaggio – che racconta un rituale pagano e cibernetico in cui funghi e macchine sono connessi in una transizione metamorfica senza fine – e The Nebelivka Hypothesis dell’agenzia di ricerca Forensic Architectureche, grazie a una serie di tecniche geofisiche e scanning non invasive condotte su dei siti preistorici in Ucraina, poi interpretate da un algoritmo, ha fatto emergere digitalmente le tracce di alcuni insediamenti umani di 6mila anni fa che metterebbero in discussione l’urbanistica centralizzata del Neolitico e il suo rapporto con la forma politica statale. Sorprendente, anche per le applicazioni pratiche che ne potrebbero derivare, la ricerca di James Bridle che, incidendo le forme di alcune radiolarie – piccoli protozoi marini dallo scheletro siliceo – su dei pannelli solari, ha dimostrato una maggior efficienza energetica degli stessi pannelli, e questo perché le antiche forme modulari generate da “Madre Natura” riescono a intrappolare alcune frequenze di luce che altrimenti andrebbero disperse. Chissà che nel breve periodo i tetti delle nostre case non possano coprirsi di opere d’arte in grado di produrre energia.

Eryk Salvaggio, The Salt and the Women (end), 2023
Eryk Salvaggio, The Salt and the Women (end), 2023

Vedere l’invisibile

E se algoritmi e intelligenza artificiale ci sembrano impercettibili ai nostri sensi, che dire a proposito dell’antimateria, possibile da considerare e studiare solo mediante l’uso di tecnologie avanguardistiche? Il duo che va sotto il nome diSemiconductor ha potuto trascorrere un periodo presso il Cern di Ginevra osservando il comportamento di una serie di antiparticelle le cui traiettorie sono state immortalate su una lastra fotografica grazie a un microscopio che assicura un’alta risoluzione spaziale: l’animazione che ne deriva, cioè la traduzione in linguaggio artistico di un fenomeno fisico, lascia stupefatti.
Ecco allora che Umwelt dimostra come gli artisti contemporanei possano rivestire il ruolo di medium per la comprensione, o almeno l’avvicinamento, a fenomeni complessi eppure tipici dell’ambiente che ci circonda, nonché a quelle intelligenze “più che umane” che potrebbero far sentire la presuntuosa specie bipede parte del grande gioco dell’universo e della vita.

Marta Santacatterina

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Marta Santacatterina

Marta Santacatterina

Giornalista pubblicista e dottore di ricerca in Storia dell'arte, collabora con varie testate dei settori arte e food, ricoprendo anche mansioni di caporedattrice. Scrive per “Artribune” fin dalla prima uscita della rivista, nel 2011. Lavora tanto, troppo, eppure trova sempre…

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