“No all’Intelligenza Artificiale in ambito creativo”. La decisione della celebre casa editrice Penguin
La pagina del copyright sui nuovi libri e sulle ristampe dirà che non possono essere utilizzati o riprodotti “allo scopo di addestrare l'IA”: è la prima volta che accade. Ma cosa dice la legge?
La normativa internazionale su copyright e Intelligenza Artificiale non arriva. E allora ci pensano le aziende: se circa un anno fa avevamo visto la Getty Images creare un proprio motore per limitare l’utilizzo delle sue foto coperte da diritto d’autore, la decisione appena divulgata della Penguin Random House, colosso editoriale anglo-americano, è ancora più radicale. Vietare l’utilizzo dei suoi libri (nuovi e ristampati) per addestrare i motori generativi dell’IA, che andrebbero sostanzialmente a leggerli per copiarli e “remixarli”: un vero statement di cui si sentiva il bisogno, anche in assenza di un determinato valore legale.
Le editrici che hanno già collaborato con l’IA
Lo scorso agosto, la PRH aveva pubblicato una dichiarazione in cui affermava che l’editore “intende difendere vigorosamente la proprietà intellettuale che appartiene ai nostri autori e artisti”. Questo non significa che la compagnia non abbia fatto utilizzo dell’IA in altri ambiti di lavoro – per esempio per creare strumenti di apprendimento automatico per le previsioni di vendita e la gestione delle scorte -, ma che ne rifiuta l’applicazione creativa, dichiarando altresì di incentivare “la creatività umana” e “una innovazione responsabile”. Un commento che non sorprende molto, soprattutto a margine del disvelamento degli elenchi di artisti copiati dai motori generativi e delle ormai frequenti dichiarazioni di artisti, musicisti e personaggi dello spettacolo contro queste pratiche (l’ultima lettera aperta è di pochi giorni fa, con 13mila firme e nomi come Thom Yorke e Julianne Moore). Questo approccio non è però la norma. Molti editori si sono infatti sbilanciati a favore dell’Intelligenza Artificiale, soprattutto in ambito accademico: Wiley, Oxford University Press e Taylor & Francis hanno tutte stipulato accordi di formazione sull’IA.
Penguin Random House contro l’IA
“Nessuna parte di questo libro può essere utilizzata o riprodotta in alcun modo allo scopo di addestrare tecnologie o sistemi di intelligenza artificiale”: è la frase che, secondo il rapporto esclusivo di The Bookseller, comparirà sulla pagina standard del copyright dei libri nuovi e di quelli ristampati della Penguin Random House. La clausola comprende anche una nota secondo cui la PRH – unione delle due editrici Penguin e Random House, e facente parte della conglomerata tedesca Bertelsmann – “riserva espressamente”tutti i lavori della PRH “dall’eccezione di text and data mining” in linea con le leggi dell’Unione Europea.
L’effettività del provvedimento
Ma qual è il valore legale di questo avvertimento? Il testo non è effettivamente inquadrato all’interno delle normative sulla protezione del copyright, che pure sono in evoluzione riguardo al tema. Va più interpretato come una dichiarazione, che abbia però anche un valore di nudge, una spintarella nei confronti delle tanto attese nuove leggi. Che una volta approvate (e anche lì bisognerà capire dove e con che applicabilità) saranno con ogni probabilità già in ritardo sulle nuove tecnologie.
Giulia Giaume
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