La funzione vitale dei dati nel progetto degli artisti Oriana Persico e Salvatore Iaconesi
Cosa possiamo imparare dai dati che generiamo ogni giorno? Possono i dati diventare uno spazio di espressione e di relazione fra noi stessi e i nostri altri? Come diventare Custodi del Codice? Il racconto di Paola Bommarito e Giacomo Tufano in dialogo con Persico e Iaconesi
Senseable – summer school dello stretto è un progetto promosso dall’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria (svoltosi tra il 2 e il 5 settembre 2024), nell’ambito di o1k0s, a cura di Paola Bommarito e Giacomo Tufano, condotto da Oriana Persico in collaborazione con il centro di ricerca HER She Loves Data e le ricercatrici Carmen Guarino e Debora Pizzimenti. Qui i protagonisti raccontano la loro esperienza.
La storia del progetto Seseable
Questa è la storia di “SENSEABLE”, la prima edizione della summer school dello stretto che si è svolta a inizio settembre all’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria. Un racconto a più voci sul modo in cui la DataMeditation ci ha portato a vivere un’esperienza artistica e di ricerca profonda.
Che cos’è la Datameditation
Ho incontrato Oriana Persico e Salvatore Iaconesi nel giugno del 2020 e lavorato insieme a loro al progetto U-DATInos di Palermo. Tra gli spazi dell’Ecomuseo Mare Memoria Viva e i luoghi attorno al Fiume Oreto ho capito come i dati possono renderci sensibili ai fenomeni complessi del nostro ambiente.
Due anni dopo, l’arrivo all’Accademia di Belle Arti di Reggio Calabria, in un contesto desideroso di sperimentare e soprattutto di aprirsi alla città: fare cose con e per il territorio. Avevamo una questione da indagare, che è stata molto al centro del dibattito in Italia quest’anno: come si fa ricerca all’interno di un’Accademia di Belle Arti?
L’accademia è un luogo della pratica artistica, che si nutre di riflessioni e sapere ma che poi progetta e realizza concretamente degli interventi artistici. Non possiamo fare ricerca senza le pratiche.
Da lì a poco, nella scuola di Nuove Tecnologie dell’Arte, è nato O1k0s – un ecosistema molto stretto – un progetto di ricerca sull’impatto delle nuove tecnologie e dei sistemi di intelligenza artificiale nell’ambito della comunicazione artistica e digitale.
O1k0s è esso stesso un ecosistema la cui forma è ancora in fase di definizione.
Lo abbiamo usato per costruire momenti che uscivano fuori dall’ordinaria didattica; per creare uno spazio in cui docenti, studenti, ricercatori e artisti potessero stare sullo stesso piano; per produrre interventi in grado di attivare processi di partecipazione e cura del territorio con strumenti legati al mondo mediale.
È in questa cornice che decidiamo di invitare Oriana Persico, nasce così la Summer School dello Stretto.
La ricerca nelle Accademie delle Belle Arti
Cosa possiamo imparare dai dati che generiamo ogni giorno? Possono i dati diventare uno spazio di espressione e di relazione fra noi stessi e i nostri altri? Come possiamo riunirci intorno ai dati stimolando partecipazione, bellezza, coesione e l’emersione di nuovi ruoli e ritualità sociali?
La prima cosa che abbiamo fatto quando abbiamo iniziato a lavorare alla summer school è stata definire delle questioni (che sono sempre state al centro del lavoro artistico di Oriana Persico e Salvatore Iaconesi) e proiettarle nel contesto di Reggio Calabria. Poi abbiamo formato il gruppo: hanno risposto alla call 30 partecipanti, per la maggior parte studenti dell’accademia e, insieme a loro, artisti e ricercatori.
Senseable ha a che fare con la capacità di essere sensibili. Durante la prima giornata della school abbiamo vissuto un’esperienza pratica per sperimentare e riflettere sulle sense-abilities. Abbiamo esplorato i dintorni dell’accademia passeggiando, un camminare come pratica estetica, lasciandosi guidare solo dalla curiosità e dalle sensazioni. Con uno spirito d’osservazione insolito, abbiamo fotografato, raccolto oggetti, tracciato i nostri percorsi, indagato il nostro rapporto con l’ambiente.
Cosa significa Datameditation
Il cuore della summer school è stata la DataMeditation.
Tutto è iniziato prima di incontrarci di persona: dal 26 al 29 agosto, in un rituale digitale, abbiamo data-meditato sul nostro ambiente. Ci siamo così ritrovati a datameditare con un nostro altro sconosciuto e, in uno spazio sospeso tra reale e virtuale, noi e il nostro altro ci siamo parlati.
Il 2 settembre inizia la summer school. Ci incontriamo e raduniamo tutti attorno a un tavolo nel grande corridoio del secondo piano dell’Accademia, iniziamo a discutere di datapoiesis e dei concetti del Nuovo Abitare. Nel pomeriggio, ci spostiamo nella spiaggia antistante il Lido Comunale per l’ultima parte della nostra DataMeditation: il rituale “Meet your Other”. In questo luogo appena restituito dal degrado alla città abbiamo fatto l’ultima meditazione collettiva e poi conosciuto il nostro altro, la persona con cui abbiamo condiviso le nostre esperienze nell’app e con cui abbiamo meditato insieme scambiandocele. È stata una sorpresa, ma anche un incontrare un compagno di viaggio finora sconosciuto. Il rituale culmina in uno scambio simbolico: un dono che ogni partecipante aveva preparato per il proprio altro, e che ci siamo scambiati sulla riva del mare davanti allo Stretto.
Completavamo così la nostra esperienza di DataMeditation.
Per giorni siamo stati tutti impegnati in un esperimento complesso di ricerca sul campo che ci ha coinvolto in prima persona. Da quel momento in poi, potevamo concentrarci sul software che ci ha permesso di vivere questa esperienza.
Datameditation: incontro con il codice
Prima, durante e dopo la School abbiamo lavorato e ragionato sul codice della DataMeditation e su cosa significasse “restaurarlo”. I programmi, le applicazioni diventano “vecchie” subito. Il mondo dei computer cambia molto velocemente e le cose che funzionavano anche solo pochi anni fa spesso ora non funzionano o malfunzionano. Niente cambia nell’applicazione, quello che cambia sono le cose che gli stanno intorno: computer, software di base, librerie. Un po’ come un animale il cui habitat è cambiato intorno a lui, il software si trova a mal partito, e spesso muore.
Il codice di Salvatore Iaconesi è dominato dalle scelte architetturali fatte: ha scelto una architettura e dei tool semplici. Sono le scelte di chi pensa che il codice sia solo un mezzo, non il fine ultimo del programmare. È un codice bello non perché lo sia (non lo è, è “brutto, sporco e cattivo” come tutto quello che davvero funziona), ma perché è scritto pensando agli altri e al puro scopo di far meditare persone insieme.
Ma è il codice “bello” o “brutto”? Cosa vuol dire “bello”? Allo stesso modo in cui riconoscete lo stile di scrittura del vostro autore preferito, dei vostri amici, e delle persone con cui lavorate, è relativamente facile riconoscere il codice di una persona. Esattamente come lo stile di scrittura, il codice dice molto di chi lo ha scritto.
Incontrare il codice di Sal è stato un po’ come incontrare lui: il suo codice parla di una persona che ha ragionato sull’Open Source, che pensa che il codice sia libero e che sia giusto che gli altri lo modifichino e che lo facciano evolvere.
Il codice di DataMeditation è più di un software a supporto di una performance artistica che archiviamo alla morte dell’autore, conservando solo ricordi e registrazioni audio e video. È costruito per essere vivo e per essere recuperato e poi modificato, ed è questo lo spirito con cui abbiamo approcciato il compito.
Questa modalità di scrittura “semplice” ci ha permesso di recuperare parti importanti del codice originario, tra cui la visualizzazione originaria dei dati (il famoso “loadData” di cui si parla come “resurrected” nel primo articolo di Oriana) e permetterà ai custodi di cambiarlo, aggiustarlo, archiviarlo, farlo rivivere ma, soprattutto, evolverlo.
“Resurrected” vuol dire più di “funziona di nuovo”. Vuol dire, anche e soprattutto: “abbiamo un punto di partenza”, una base da cui cercare altro. Più di un archivio morto o di una installazione museale: una piattaforma di lancio.
Datameditation: i custodi del codice
Il software della DataMeditation, ora riportato alla luce, ci ha resi custodi di un sapere che va oltre il codice.
Essere custodi, per noi, non significa conservare un qualcosa nella sua immutabile forma, significa farsi facilitatori, aprire nuove possibilità, immaginare scenari futuri. Il custode è un ruolo che attiva una nuova responsabilità sociale e che ha molto a che fare con la comunicazione: si tratta di far conoscere, far comprendere, far sentire. Durante la summer school, abbiamo prima studiato il codice scritto da Iaconesi e poi immaginato nuovi possibili concept di questo rituale in grado di connettersi alla città di Reggio Calabria e all’ecosistema dello Stretto.
I concept si sono trasformati in installazioni artistiche, che abbiamo presentato alla città in una mostra allestita di fronte la sede dell’Accademia.
La mostra di Senseable ha portato in strada tutto il processo didattico e di ricerca sperimentato all’interno della summer school. Al centro, sull’asfalto, un grande cuore fatto di pixel di cartone mostrava il codice resurrected. Tutto intorno, abbiamo esposto i dati raccolti durante la nostra esperienza di DataMeditation, una data story, delle mappe tenere, il processo di recupero del software, e presentato le nuove versioni della DM immaginate dai partecipanti.
Cosa abbiamo immaginato? Continueranno a raccontarlo i custodi del codice.
Paola Bommarito e Giacomo Tufano con Oriana Persico
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