Rivivere la storia dell’ottocentesco Villaggio operaio piemontese? Ora si può grazie ad un’app

Fatto costruire alle porte di Torino per gli operai del vicino cotonificio dello svizzero Napoleone Leumann, è abitato ancora oggi da un centinaio di famiglie. Da aprile tutti potranno immergersi nella sua storia grazie alla realtà aumentata

Alle porte di Torino, con affaccio sul lungo viale alberato che conduce al Castello di Rivoli, c’è una bella storia di recupero della memoria edilizia industriale – fatta ad arte – che nei prossimi mesi sarà proposta in modo innovativo e immersivo. Si tratta della Borgata Leumann di Collegno, realizzata tra il 1875 e il 1907 dall’ingegnere igienista Pietro Fenoglio, per gli operai del vicino cotonificio dello svizzero Napoleone Leumann, che rivivrà attraverso un’applicazione web.

Famiglia Leumann Pianezza
Famiglia Leumann Pianezza

La storia del villaggio operaio Leumann di Collegno

Napoleone Leumann fece costruire intorno al suo Cotonificio, primaria industria tessile dell’epoca, un complesso residenziale e assistenziale per gli operai che lavoravano nella fabbrica: una città nella città. Il villaggio fu progettato tra il 1875 e il 1907 dall’ingegnere igienista Pietro Fenoglio. Lo stile è Liberty e coinvolge circa 60 edifici, su una superficie di oltre 70 mila metri quadrati. Quando, negli Anni ‘70, il cotonificio affrontò una crisi e chiuse, questa bellissima Borgata divenne proprietà del Comune di Collegno, che assegnò le case alla popolazione secondo le norme dell’edilizia popolare: qui vivono ancora oggi un centinaio di famiglie.  Il villaggio Leumann è tutelato dalla Soprintendenza Archeologica Arti e Paesaggio del Piemonte e attualmente sono in corso importanti ristrutturazioni sia negli spazi verdi sia in alcune strutture abitative. Dal 1992, l’Associazione Amici della Scuola Leumann, si propone volontariamente di promuovere la conoscenza di questo particolare sito di archeologia industriale attraverso visite guidate gratuite.

L’app che funziona solo quando ci si trova all’interno del villaggio

Ora, a partire da aprile 2025, questo passato glorioso rivivrà attraverso la app LeumApp, promossa dal progetto V.O.C.A.LE (Villaggi Operai, Cultura ed Arte al Leumann), vincitore del bando “Ecosistemi Culturali” di Fondazione CDP – l’ente non profit del Gruppo Cassa Depositi e Prestiti –, che funziona solo quando ci si trova all’interno del villaggio: sfruttando la realtà aumentata, sarà possibile immergersi nella realtà di questo luogo suggestivo, tra passato e futuro, grazie a contenuti multimediali, in cui saranno sviluppati itinerari tematici che toccheranno l’arte, la sostenibilità sociale, la storia, il territorio. Intanto, è possibile conoscerne un assaggio visitando la mostra in corso fino all’11 gennaio al Polo del ‘900 di Torino: in esposizione le foto di Renzo Miglio, foto d’epoca, documenti inediti tratti del carteggio tra Leumann e Fenoglio, manifesti liberty e tanti oggetti che testimoniano la storia del villaggio e dell’opificio, provenienti da archivi privati e mai esposti al pubblico.

Villaggi come il Leumann in Italia e nel nord Europa

Modelli di villaggi analoghi a Leumann, concepiti dall’industrializzazione a cavallo fra Ottocento e Novecento, se ne trovano diversi in Italia settentrionale per la necessità dell’epoca di fornire una casa vicino al posto di lavoro (la fabbrica). In Piemonte, oltre a Leumann, c’è il notissimo Borgo Olivetti a Ivrea. Esempi anche in Lombardia – il villaggio operaio Crespi d’Adda (Bergamo), sorto nel 1876 attorno al cotonificio Crespi, tutt’ora abitato, dichiarato Patrimonio Unesco nel 1995 e oggi seconda meta di turismo industriale più visitata in Italia – e in Veneto, il Quartiere Operaio La Nuova Schio, realizzato tra il 1872 e il 1890 su un’ area di circa 152mila metri quadrati a sud-ovest del primitivo centro urbano con le strutture realizzate dalla famiglia tessile Rossi; e Valdagno (Vicenza), la Città sociale costruita tra il 1927 e il 1937 dagli industriali Marzotto. Ma anche la città-fabbrica di Torviscosa (SNIA Viscosa) in provincia di Udine, dedicata alla produzione di materiali tessili artificiali ricavati dalla viscosa che, diversamente dagli altri villaggi operai, non è nata per volontà di un ricco industriale: è stata, infatti, edificata tra il 1937 ed il 1942 dal regime fascista in seguito alle bonifiche del territorio circostante. In Europa, i villaggi operai crescono soprattutto al nord: dall’Inghilterra alla Francia e Germania (Saltaire, Noisel, Krupp).

Claudia Giraud

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Claudia Giraud

Claudia Giraud

Nata a Torino, è laureata in storia dell’arte contemporanea presso il Dams di Torino, con una tesi sulla contaminazione culturale nella produzione pittorica degli anni '50 di Piero Ruggeri. Giornalista pubblicista, iscritta all’Albo dal 2006, svolge attività giornalistica per testate…

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