La GAMeC organizza tre mostre diversissime tra loro. Una grande mostra collettiva dal titolo La classe non è acqua espone i lavori di cento studenti delle scuole della città, che si confrontano con nove opere di noti artisti contemporanei, internazionali e non (Accardi, Arienti, Beuys, Kaprow, Kentridge, Pistoletto, Schütte, Sherman, Warhol). Mentre, a dieci anni dalla scomparsa, Il colore accende le immagini è la retrospettiva dedicata al lavoro di Giuseppe Milesi attraverso una decina di tele di grande formato.
Ma l’evento è un altro. Sì, perché Matteo Rubbi (Seriate, Bergamo, 1980; vive a Milano) presenta la sua prima mostra istituzionale come parte del programma Eldorado. Quest’ultimo è uno spazio (e un tempo) che la GAMeC dedica, ormai da alcuni anni, agli artisti emergenti più interessanti sulla scena internazionale, invitati a presentare un progetto site specific commissionato per l’occasione. Con Bounty nello spazio, Rubbi (neo-vincitore del Premio Furla 2011) coinvolge il contesto locale, chiamandolo a diventare testimonianza corale e territoriale, ovvero rientrando come impronta socio-storica del progetto.
Bounty nello spazio è ideata sulla base di quattro installazioni (alcuni inedite, mentre altre sono la continuazione di lavori già presentati) che compiono variazioni sul tema della conoscenza. Sul tema dell’analisi contenutistica come forma di viaggio, di esplorazione e di scoperta. Tre lavori, nell’insieme del percorso, diventano l’uno il corrispettivo dell’altro e ricordano l’intervento della città di Bergamo sul territorio (poiché realizzati grazie alla collaborazione del quotidiano L’Eco di Bergamo e di alcune scuole primarie locali).
All’inizio della sala, l’incipit della mostra viene da un grande intervento spaziale che conduce lo spettatore all’interno del percorso; qui è stata installata un’enorme coperta realizzata da artigiani locali con scampoli di stoffa, per dar vita a una sorta di volta celeste. La grandezza lucente delle stelle è stata conferita ai singoli inserti per simulare un paesaggio celeste durante un’immaginata sera di primavera dell’anno 3000, avvenuta a Bergamo e osservata da un punto panoramico locale.
Gran parte della sala dedicata a Bounty nello spazio è dipinta con una particolare vernice nera in grado di trasformare la superficie dei muri in una lavagna scrivibile. Sulla superficie, Rubbi ha invitato artisti e amici, studiosi del Dipartimento di Fisica dell’Università degli Studi di Milano, insieme ai bambini di alcune classi delle scuole primarie di Bergamo, a intervenire con gessetti colorati cercando di ricreare una geografia a sé stante.
Al centro della ricerca di Rubbi troviamo non solo la condivisione, ma anche la rivisitazione della memoria e il recupero di universi dal timbro infantile. La mostra, infatti, prende il titolo dalla realizzazione in progress, attraverso materiali di scarto, dello scafo in scala 1:1 del Bounty, progetto al quale prenderanno parte (secondo un calendario prestabilito) docenti e alunni degli istituti coinvolti, assieme a visitatori occasionali.
Ginevra Bria
dal 23 marzo al 15 maggio 2011
Matteo Rubbi – Bounty nello spazio
GAMeC
Via San Tomaso, 53 – 24121 Bergamo
Orario: da martedì a domenica ore 10-19; giovedì ore 10-22
Ingresso: intero € 4; ridotto € 2,50
Info: tel. +39 035270272; [email protected]; www.gamec.it
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