Gianni Caravaggio (Rocca San Giovanni, Chieti, 1968; vive a Milano) spiega bene, in un testo del dicembre scorso, come il suo lavoro, in questa fase, si articola: il testo si intitola Alcune opere aprono gli occhi e sostiene la responsabilità che l’opera ha (“questi lavori hanno la qualità di testimoniare l’atto che evoca l’immagine”) nel definire un mondo. L’opera, nella presentazione offerta da Caravaggio, non è direttamente il mondo che viene proposto a noi e l’artista non è propriamente il suo creatore. L’opera è un dispositivo (Dispositivo per creare spazio è il titolo di un’opera) che testimonia l’esistenza ed evoca la presenza di un’immagine.
Dov’è l’immagine? Per Caravaggio è nella nostra immaginazione: l’opera testimonia un gesto (il gesto dell’artista) che si organizza in una figura (sembra di capire che la figura sia una proprietà dell’opera) che ha il potere evocativo di aprirci gli occhi e farci accedere all’immagine interiore che noi possediamo. Guardando (l’opera?) noi impariamo a vedere.
Un ulteriore tassello imprescindibile riguarda la modalità che l’artista ha di operare: un’azione, dice Caravaggio, ludica, che si esprime “giocando con le cose”. Si tratta di un gioco serio, artistico, che cerca e aspetta, nella disposizione degli interventi, una modalità di realizzazione diversa da una disposizione di buon senso.
È questo che vediamo nella Galleria Kauffman Repetto, una disposizione di interventi che vuole distinguersi dal buon senso e dal semplice display, dalla semplice distribuzione “vetrinistica” di oggetti in uno spazio che il pubblico visita e vede. Ciò spiega anche, forse, perché uno degli interventi, dopo la prima serata di inaugurazione, è stato modificato. E, così letto il suo intervento, sembra che il lavoro di Gianni Caravaggio possa essere utile a comprendere anche alcune attitudini che lo hanno preceduto, come l’ossessiva insistenza di Giulio Paolini sull’assenza dell’opera e dell’artista e sulla indifferenza alla reazione del fruitore. Attitudine rispetto alla quale Caravaggio propone un’azione più interlocutoria, attraverso il gesto ludico.
È anche, il suo intervento, seminatore di questioni concettuali, ontologiche e di altro genere, interessanti. Limitiamoci qui a proporre solo un quesito: qual è il dispositivo che agisce sull’immaginazione? Il singolo intervento, una combinazione variabile, il display della galleria?
Vito Calabretta
dal 13 gennaio al 2 aprile 2011
Gianni Caravaggio – Tessitore di Albe
Galleria Kaufmann Repetto
Via di Porta Tenaglia, 7 – 20121 Milano
Orario: da martedì a venerdì ore 11-19.30; sabato ore 14-19.30
Ingresso libero
Info: tel. +39 0272094331; fax +39 0272096873;
[email protected]; www.kaufmannrepetto.com
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