“Il mio lavoro non è affatto soprannaturale, direi piuttosto che è più che normale!”, esclama Tony Oursler (New York, 1957) intervistato da Gianni Mercurio. “Sono interessato a ogni genere di sistema di fede, o copertura sociale. È importante per me capire come un significato si è diffuso o si è radicato, anche quando quel significato è alterato. Il pensiero magico e quello razionale spesso occupano lo stesso spazio sociale, creando una sorta di tensione alquanto interessante. Chi crede agli oggetti e alla ricchezza mi interessa tanto quanto chi crede che una casa sia infestata dai fantasmi. Sono affascinato da ciò che viene accettato e da ciò che non viene accettato. C’è un nesso tra l’apertura ad altri sistemi di fede e la disponibilità al processo creativo. Siam tutti ad appena una molecola di distanza dal discorrere con un compagno invisibile”.
Allo stesso modo di queste parole, Open Obscura, prima retrospettiva milanese dell’artista a essere allestita in uno spazio istituzionale, comprova ogni affermazione. La mostra separa gli spazi del Padiglione di zona Palestro con schietta, cruciale esattezza. Ogni allestimento segue e precede la materializzazione delle ben note sculture-screen di Oursler, rendendole nuovamente inedite. La luce delle proiezioni cade docile davanti alle sagome corrispondenti, poste a qualche decina di centimetri dalle sorgenti luminose. L’emersione di volti in gelatina, di sigarette giganti che bruciano e di viaggi interiori affina persino il senso del tatto.
I visitatori, seppure al buio, seguono il percorso come se fossero attratti, senza inciampare nelle traiettorie dei videoproiettori. E davanti all’occhio emergono non solo distorsioni ludiche e ripetizioni stiracchiate (come potrebbero sembrare le quattro video-installazioni poste all’ingresso), ma anche veri e propri portali psichedelici (la serie di dieci eclissi dal titolo Eyes). Passaggi visibili che trasformano volti e discorsi in forme immaginate, distorte e poi rimescolate su se stesse.
Durante la serata di inaugurazione qualcuno parla di barocco digitale, di mostruosità inconsce e poi fa il nome di droghe, di malattie mentali e di bietolaggini consumistiche. Ma i più restano in silenzio e guardano, arrivando fin lì, nel punto in cui riverberi colorati e le frasi mal sussurrate indicano di recarsi. La perplessa Cosmic Cloud, il minaccioso Purple Dust, il preoccupato Crunch, il verdissimo Snake, il recentissimo The Valley e la breve serie di presepi grezzi (Peak), al piano superiore, celebrano in una sola volta la capacità simbolica e sincretica di un artista che sa come regolare i confini tra verità e finzione.
Da ricordare infine, le quattro installazioni di fronte alle vetrate sui giardini della Villa Reale. Stochastic Mask, Stone-cold Loop, Endorphic Vessel e Gaze Heuristic rappresentano il cuore vivo di Open Obscura, iniettando nei nostri occhi effetti psichici che spalancano i confini del corpo e di chi ne è rimasto troppo dentro.
Ginevra Bria
dal 18 marzo al 12 giugno 2011
Tony Oursler – Open Obscura
a cura di Gianni Mercurio e Demetrio Paparoni
PAC – Padiglione d’Arte Contemporanea
Via Palestro, 16 (zona Porta Venezia) – 20122 Milano
Orari: lunedì ore 14.30-19.30; martedì, mercoledì, venerdì, sabato e domenica ore 9.30-19.30; giovedì ore 9.30-22.30
Ingresso: intero € 6; ridotto € 4
Info: tel. +39 0276020400; www.comune.milano.it/pac
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