Figure out / Figure in raccoglie otto opere dell’inglese Tony Cragg (Liverpool 1949) in dialogo con le collezioni del Louvre e del visionario scultore tedesco FranzXaver Messerschmidt (Wiesensteig, 1736 – Presbourg, 1783) nell’ala Richelieu del Museo del Louvre.
Il progetto, nato nel 2008 per il Belvedere di Vienna, era nato per sviluppare il confronto tra la ricerca plastica di Cragg e il tardo Barocco (manierista, quasi espressionista) degli incredibili visi di Messerchimdt (altrimenti chiamati têtes de caractère). Al Louvre, tuttavia, il coinvolgimento di Cragg prende un’altra piega, divenendo un faccia a faccia con la scultura monumentale del XVII secolo presente nelle Cours Merly e Pouget e, più in generale, con l’architettura del museo.
Di fatto, l’opera Versus – piazzata sulla colonna del belvedere all’entrata della celebre piramide – è per il direttore Henri Loyrette “il segnale del museo”, un “sole rosso” che è “provvisoriamente il cuore del triangolo di vetro”, simbolo del Louvre. Per queste ragioni e a causa della monumentalità degli spazi e delle opere, Cragg si è dichiarato “intimidito” e “inadatto” a rispondere a questo importante incarico. Tuttavia, Ferryman, Sharing, Red figure, Runner, Accurate Figure, Elbow, Manipulation, Mixed feeling mettono in mostra senza alcuna falsa modestia la loro “diversità” rispetto ai blocchi marmorei del passato, spesso in ragione del loro colore saturo, quasi brillante (come in Red Figure), oppure per un dinamismo marcatamente organico (come in Manipulation).
Ciò che interessa Cragg è indubbiamente la materia come cosa in sé: i riferimenti figurativi sono una conseguenza di una ricerca instancabile e vitale sull’essere della materia. “Sono un materialista radicale”, afferma quando Wood gli chiede quale sia il suo materiale preferito, “modificando la forma materiale, modifico anche la mia mente. La materia è pensante”. Queste dichiarazioni d’amore verso il fare scultoreo testimoniano più in generale dell’ottimistica fiducia che l’artista ripone nell’arte: “La scultura”, afferma, “rivela ciò che non c’è, traduce in termini significanti la realtà”.
L’artista, per Cragg, è colui che si consacra al dialogo con l’ambiente, che lo manipola con lo scopo di dare un senso a ciò che non ha ancora nome, così come fa il biologo. A differenza della scienza, però, l’arte “toglie funzione alle cose, liberando il pensiero”. Questa posizione – in parte romantica e in parte figlia della rivoluzione duchampiana (di cui Cragg ricorda a più riprese quanto ancor oggi il contemporaneo sia debitore) – riflette l’insieme del lavoro di Cragg, basato essenzialmente sullo scarto tra il linguaggio e le cose, la natura e l’artificio.
Tutte le sculture esposte al Louvre dimostrano quanto l’interesse di Cragg viva di quella feritoia strettissima generata dal concetto del creare, dell’uomo e dell’universo (o del divino). La “figura” che appare nei titoli ed emerge dalle forme astratte delle sue opere (Sharing, Ferryman in particolare) è un residuo di quel rizoma, una sacca che è riserva da cui nasce materia. Tutto è in movimento per Cragg, flusso di energia. Lo si vede in Runner o Elbow, trasformazioni organiche della boccioniana Forme uniche di continuità nello spazio.
Perché, conclude Cragg, la scultura è uno dei modi più diretti per scoprire il mondo e “dare un senso alla nostra esistenza”.
Emanuela Genesio
dal 28 gennaio al 25 aprile 2011
Tony Cragg – Figure out / Figure in
Musée du Louvre
99, rue de Rivoli – 75058 Paris
Orario: da mercoledì a lunedì ore 9-18; mercoledì e venerdì ore 9-22
Ingresso: intero € 10
Catalogo disponibile
Info: tel. +33 0140205050; www.louvre.fr
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