Alcolic Design
Bottiglie di design, etichette affidate ad artisti, poeti che inventano statement da pubblicare sulle bordolesi. Il mondo del vino e quello dell’immagine vivono una convergenza sempre più evidente. Almeno questa è la sensazione diffusa. Sensazione confermata dal nostro tour al Vinitaly di quest’anno.
Provate a girare per agli stand del Vinitaly per chiedere informazioni su grafica e packaging delle bottiglie, anziché sul vino. Passerete per marziani.
Alcune hostess stranite, nell’imbarazzo di non saper rispondere, riempiono il calice di vino, ma i proprietari, quelli che il vino lo fanno, sanno benissimo anche la storia dell’involucro. Si parla di packaging ed etichette e qui entra in campo il design, ma anche l’arte è spesso protagonista di queste progettazioni a tutto tondo.
Il fatto è che non poche case vinicole, soprattutto negli ultimi anni, hanno iniziato a dedicare molta attenzione, oltre che al loro prodotto, anche all’immagine aziendale e a tutto ciò che le gira attorno. In molti hanno iniziato ad affidarsi a veri designer che, oltre a studiare il logo, progettano etichette diverse e packaging studiati. Ma non solo. Sono sempre di più, infatti, le case vinicole che si appoggiano ad artisti e illustratori, a cui viene affidato il compito di ridisegnare l’etichetta. Rafael Pareja Molina, autore del logo di Artribune e invitato alla prossima Biennale di Venezia dall’Istituto Italiano di Cultura di Strasburgo, ha ad esempio impostato lo stile di alcune case trentine.
Ma avanti con altri casi. Si parte dalla Franciacorta, dove Le Cantorie della famiglia Bontempi, stufi della classica forma della bottiglia, hanno fatto realizzare da mastri vetrai alcune sagome squadrate che ricordano certe boccette di profumo. Si passa poi all’azienda agricola di Giuseppe Vezzoli con una bottiglia che, quando capovolta, ricorda il calice di vino. Giacomo Bersanetti è il designer che ha seguito Vezzoli in questo progetto, il suo studio è decisamente focalizzato in questo ambito e si occupa esclusivamente di corporate & packaging design legato al comparto wine and food.
Passaggio in Piemonte, nella zona del Gavi, dove molte aziende sono apprezzabili per semplicità di etichette nitide e facili da ricordare. Un esempio? Molinetto Carrea di Stefania e Diego Carrea. In Toscana, Palazzo Vecchio del vino nobile di Montepulciano è una di quelle aziende interessate all’arte che ha chiesto a un artista di realizzare opere-per-etichette. L’azienda Braida per il Montebruna Barbera ha scomodato grafici e poeti per accompagnare alle immagini anche un breve testo.
Ma il giro tra gli stand di Vinitaly non termina qui, perché passando da un’etichetta all’altra l’occhio cade anche sugli allestimenti. In alcuni casi – rari ma da sottolineare – gli allestimenti sembravano quasi installazioni d’arte. E quando vedi faretti inseriti in colli di bottiglie tagliate, ti sembra quasi di vivere un antipasto (anzi, un aperitivo) del Salone del Mobile. Come per il bancone portabottiglie realizzato con l’armatura in ferro per il getto dei calcestruzzi da Cristina Oddero, proprietaria della casa vinicola omonima.
Impressioni a margine del nostro giro a Vinitaly a chiedere informazioni su tutto fuorché sul vino? Gli espositori si sono mostrati a volte stupiti, altre lusingati del fatto che finalmente il loro lavoro “laterale” venisse riconosciuto. La sempre più pregnante attenzione all’estetica, peraltro, sembra esser stata digerita anche dalla fiera stessa, che quest’anno premia come miglior etichetta Litorale, vermentino di Luigi Cecchi e figli di Simonetta Doni.
Valia Barriello
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