Danimarca, Vietnam e Grecia in salsa partenopea
Delicato e pulito il palinsesto di opere proposto, fino al 10 giugno, da Henrick Olesen e Danh Vo per gli spazi della Fondazione Morra Greco, assieme al progetto di Yorgos Sapountzis. Un circuito riflessivo sulle dinamiche di una società in cui coraggio intellettuale e indipendenza culturale si pongono come luoghi scomodi, spazi di disturbo, generatori di pensiero fluido e di vita activa. Da vedere nel cuore intricato di Napoli.
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Sempre più incandescenti. I progetti presentati dalla Fondazione Morra Greco aprono mondi dallo stile assolutamente originale, alterato, differente, irregolare, anomalo. E costruiscono, inoltre, un perpetuo e costante allarme. L’allarme di una traumatica e inquieta libertà che ha dettato – e detta – l’agenda dei temi intellettuali e politici sempre più spinti sul presente, sulla vita quotidiana. Linee-guida, queste, che grazie ai recenti lavori di Henrick Olesen, Danh Vo e Yorgos Sapountzis ritornano a battezzare una metodologia visiva e riflessiva decisamente unica e preziosa.
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Danh Vo - 02.02.1861 - 2008 - Fondazione Morra Greco, Napoli
Se da una parte Henrik Olesen (Esbjerg, 1967; vive a Berlino) propone un palinsesto di opere – Cast 1, Cast 2, Cast 3, Cast 4 e Cast 5 – che ridefinisce il rapporto di potere tra servo e padrone (tra vittima e carnefice e, in generale, tra schiavitù e liberà) mediante il calco in resina di un cavo elettrico strappato metaforicamente alle pareti e riproposto nei cinque vani della Fondazione per indicare un legame (la restrizione), un’allacciatura violenta che toglie il respiro alla democrazia e spinge verso una riflessione in cui lo schiavo ma anche creatore del mondo, dall’altra Danh Vo (Ba Ria, 1975; vive a Berlino e Bangkok) mette in campo un progetto – in termini di vita activa – sulla condizione dell’esistenza umana.
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Yorgos Sapountzis - Apparère - 2011 - Fondazione Morra Greco, Napoli
Con Say It With Flowers, Come To Where The Flavors Are, We Live To Deliver, Gives You Wings e The Best A Man Can Get (tutte del 2011), 5 ori su cianografia 70×105 che ripropongono e documentano con precisione il processo di costruzione della Statua della Libertà – un lavoro che precede, tra l’altro, la ricostruzione della statua in scala 1:1 – Danh Vo schiude un discorso che, assieme a The Deadh of of a moth, Diary of Patrick Breen e 02.02.1861 – tre lettere scritte a mano da Phung Vo, padre dell’artista – si pone come un work in progress (e contemporaneamente un work experience) che troverà conclusione con la realizzazione della nuova “Statua” e, d’altro canto, con la morte di Phung Vo.
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Nel basement della Fondazione, a chiudere il palinsesto di opere e progetti, Yorgos Sapountzis (Atene, 1976; vive a Berlino) mette in moto un discorso in cui la scultura si fa territorio dialogico, apertura, sguardo e visione, rilevazione visiva di un rapporto coesistenziale in cui corpi e cose si rivelano per ritrovare un nesso, un legame, una relazione, un racconto. Apparère – questo il titolo del progetto curato da Francesca Boenzi (un progetto realizzato durante la residenza dell’artista presso la Fondazione Morra Greco) – è dunque territorio di multiloquio, di necessaria diversità. Ma anche spazio – “fare spazio è libera interpretazione di luoghi”, ha detto qualcuno – in cui l’opera d’arte si fa azione teatrale, necessario segno rituale, performance plurale.
Antonello Tolve
dal 1° aprile al 10 giugno 2011
Henrik Olesen / Danh Vo
Yorgos Sapountzis
a cura di Francesca Boenzi
Fondazione Morra Greco
Largo Avellino, 17 – 80138 Napoli
Info: tel. +39 081210690; [email protected]; www.fondazionemorragreco.com
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