E Shenzhen, zitta zitta, si candida a nuova capitale del contemporaneo cinese
Shenzhen, città nata da appena trent’anni, fa da piattaforma inaugurale per una inusuale mostra collettiva. Che ha come tema principale il meccanismo della comunicazione, inteso come cooperazione, compromesso, alienazione e a volte rinuncia. Fino all’8 maggio all’HeXiangning Art Museum, poi in tour.
Gli artisti coinvolti in questa inusuale collettiva – 14 per l’esattezza, e provenienti dalla Cina, da Hong Kong, da Macau e da Taiwan – vengono accoppiati casualmente, volenti o nolenti, per confrontarsi sul terreno spesso solipsistico quanto autoreferenziale dell’opera d’arte. Da questa cooperazione sono venute alla luce opere che si nutrono di background differenti, che suggeriscono quanto sovente il confronto sia il miglior territorio di produzione culturale artistica, ma che svelano anche l’incapacità di collaborazione o gli stili differenti che si confrontano e scontrano all’interno della stessa opera.
Il progetto di scambio artistico è alla sua terza edizione, e dopo Exit nel 2008 ed Effetto Butterfly nel 2009, il turnover e la commistione di stili e provenienza diventano il filo conduttore di questo allestimento, che ha come piattaforma iniziale l’HeXiangnig Museum di Shenzhen, per poi migrare all’ Art Centre di Hong Kong e terminare il suo tour al Kuandu Museum of Fine Arts di Taipei. Anche il team curatoriale rispecchia questa variegata provenienza, essendo il Chief Curator cinese, Feng Boyi, così come Wang Xiaosong, mentre Jeff Leung è di Hong Kong, Ieong Chi Kin di Macau e Wang Te-yu di Taiwan.
La città prescelta come tappa iniziale del progetto, Shenzhen, sembra il terreno ottimale per lo sviluppo di uno scambio, quantomeno artistico, fra le quattro regioni coinvolte. Xiaosong, uno dei curatori, afferma che “ogni stato ha una capitale dell’arte contemporanea e per la Cina probabilmente è Pechino. Tuttavia se proviamo a sincronizzare ogni città con Pechino senza considerare la loro rispettiva individualità, questo potrebbe causare un grave danno allo sviluppo globale dell’arte contemporanea”. Ecco perché una città relativamente nuova come Shenzhen potrebbe diventare una piattaforma utile agli scambi cultural-artistici, considerata anche la sua strategica posizione (nel sud della Cina, ai confini con Hong Kong e Macau).
La collaborazione “forzata” ha prodotto lavori (in particolare un’opera a quattro mani e due individuali per coppia artistica) in cui si mescolano pensieri, atteggiamenti, differenze sociali e tecniche utilizzate. Alcuni artisti si sono confrontati sulle stesse tematiche, utilizzando identiche tecniche, come i disegni di Bai Qiang e Wu Jianan che invadono pareti e pavimento in un surreale gioco di parole e rimandi; altri hanno messo da parte la propria peculiarità artistica, creando con pinhole cameras dei dinamici panorami raffiguranti l’atmosfera cosmopolita di Hong Kong e Taipei, come nel caso di Chen Chih-Chien e Wen Yau; mentre le immagini poetiche del video di Rita Hui Nga Shu rincorrono e si sincronizzano con l’installazione di luci di Yao Chung-Han, come una metafora che scandisce e articola l’(in)comunicabilità che intercorre tra i Paesi di provenienza dei due artisti.
Ad ogni modo, tutte le opere realizzate attraverso questa join venture artistica trascende l’equazione matematica dell’1+1, che non dà come risultato 2 ma piuttosto un’inedita mappa geoculturale. Dove l’arte contemporanea diventa meccanismo di comunicazione.
Giorgia Lo Piccolo
dal 3 aprile all’8 maggio 2011
1+1. A-Cross-Strait-Four-Regions Artistic Exchange Project
a cura di Feng Boyi, Wang Xiaosong, Jeff Leung, Ieong Chi Kin e Wang Te-yu
He Xiangning Art Museum
Overseas Chinese Town, Nanshan District – 518021 Shenzhen
Info: [email protected]; www.hxnart.com
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