Dieci anni fa, Kunst Meran/o Arte iniziava la sua avventura museale. Dieci anni in cui l’istituzione meranese è riuscita a definirsi come uno dei punti di riferimento per la contemporaneità in Alto Adige, stabilendo una propria identità nel continuo dialogo tra proposte locali e internazionali, nuove ricerche e artisti storicizzati.
La personale dedicata a Tony Cragg (Liverpool, 1949; vive a Wuppertal) rappresenta un primo coronamento di questa impostazione: una star internazionale che si trova perfettamente a suo agio con la parlata tedesca locale e un artista che ha fatto del connubio tra sperimentazione e tradizione il suo marchio di fabbrica.
La mostra, realizzata in coproduzione con la veneziana Ca’ Pesaro, arriva dopo la prima tappa lagunare con un numero di opere più contenuto, focalizzate sui lavori recenti. Quelli, per intenderci, fatti di profili fluenti, eleganti analisi del movimento dei corpi nello spazio.
A ben vedere, sia che si tratti della produzione recente o di quella degli anni ’80, l’impulso di Cragg è sempre di dar forma a ciò che forma non ha. In una sorta di neo-Ritorno all’ordine, l’artista inglese sottopone il repertorio contemporaneo (oggetti d’uso quotidiano, materiali di recupero, relazionalità, movimento) all’esigenza ordinatrice della linea chiusa, dell’opera finita. Per questo, le accumulazioni di rifiuti che l’hanno reso famoso, invece di raggiungere esiti amorfi, mantengono sempre la riconoscibilità di una silhouette definita. Per lo stesso motivo, nel notevole Clear Glass Stack, l’ammasso di vetro rimanda costantemente alla forma pura del cubo.
Un classicismo che si riconosce anche nel costante dialogo con le avanguardie storiche. In fondo, tutta l’ultima produzione di Cragg può essere letta come una derivazione del geniale Profilo continuo di Bertelli, oppure descritta con le parole di Apollinaire del 1913: “I pittori sono stati portati intuitivamente a preoccuparsi di nuove misure possibili dello spazio, che si indicano tutte brevemente col termine di quarta dimensione”. Il passaggio dal Futurismo è poi d’obbligo, anche se più che pensare alla scultura di Boccioni – finalizzata alla modellazione dell’atmosfera, all’unione figura-spazio – l’idea di fondere singoli fotogrammi dello stesso movimento ci porta più vicini alla pittura di Balla o, scendendo più giù nella linea del tempo, alla cronofotografia di Marey.
Si tratta di una scultura in cui la dimensione-tempo viene sublimata nel linguaggio plastico attraverso un sapiente ed eclettico utilizzo dei materiali. Le opere si rinnovano costantemente grazie a una lettura che richiede il continuo movimento del fruitore, in un rapporto spesso ludico e giocoso. È proprio la ricerca di punti di vista sempre diversi e sempre sorprendenti a salvare le opere dal rischio di monotonia che il motivo ripetuto cela in agguato. Da questo punto di vista, la presenza di molti lavori grafici aiuta ad alleggerire il percorso di visita e testimonia, in un altro medium, la caratura e la serietà di uno dei più grandi scultori del mondo.
Gabriele Salvaterra
dal 13 febbraio al 29 maggio 2011
Tony Cragg – In 4d. Dal Fluire alla Stabilità
a cura di Valerio Dehò
Kunst Meran/o Arte
Via Portici, 163 – 39012 Merano (BZ)
Orario: da martedì a domenica ore 10-18
Ingresso: intero € 5; ridotto € 4
Catalogo Marsilio
Info: tel. +39 0473212643; [email protected]; www.kunstmeranoarte.org
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