Attenzione, prego! Qui l’introspezione psicologica sui soggetti pretende il coinvolgimento. Qui si dovranno decifrare i simboli, gli enigmi, persino i rebus di cui è costellata la composizione. E poi – meraviglia! – il visitatore sarà inondato dalla luce che, invece di riflettersi, sembrerà emergere e i colori squillare di lapislazzuli, indaco, verderame.
Ecco come le opere di Lorenzo Lotto (Venezia, 1480 – Loreto, 1556) si accendono nel rivoluzionario allestimento luministico dell’esposizione.
Uno splendore nuovo per un artista che ha scontato per secoli l’ombra di un’avversa fortuna critica, prima che in lui fosse riconosciuta una personalità unica “non solo nella storia dell’arte italiana, ma europea” e il cui ruolo è sancito da questa monografica alle Scuderie, dove sono raccolte tele in molti casi mai presentate finora in una mostra. Ai temi devozionali del primo piano della galleria si coniugano le pitture di carattere profano al livello superiore, tra cui il Trionfo della Castità, il Ritratto di Andrea Odoni e il ritratto dell’Uomo con cappello di feltro.
Una rassegna che non circoscrive il suo ufficio alla pura ostensione delle opere e, piuttosto che proporsi come meta, promette di essere solo una sosta lungo un virtuoso percorso denominato Terre di Lotto, volto alla valorizzazione di un intero territorio. Il progetto, iniziato con una vasta campagna di interventi conservativi sui dipinti, prevede un complesso di azioni nelle tre principali Regioni che ospitano lavori di Lotto (Lombardia, Veneto e Marche), destinate alla promozione di aspetti artistici, storici ed enogastronomici di quelle terre. Luoghi nei quali il pittore si mosse nella sua peregrinazione tra Venezia, Treviso, Recanati, Bergamo, Jesi, Ancona, per finire la sua esistenza di esule come padre oblato a Loreto.
Nel 1509 si spinse anche a Roma, invitato da Giulio II, entrando in contatto con la cerchia di artisti che operavano nel fervore dei cantieri rinascimentali: da Bramante a Michelangelo a Raffaello. Tuttavia, nel volgere di meno di un anno Lotto pose bruscamente termine alla sua collaborazione alla decorazione delle Stanze, che saranno poi affrescate dallo stesso Raffaello. Vinto dalla sua irrequietezza, riprese il vagabondaggio nelle città minori, rinunciando a misurarsi apertamente con i suoi grandi contemporanei e sottoscrivendo così la sua lunga condanna critica.
La liberazione di Lotto dall’ingrato recinto del provincialismo in cui era stato relegato è iniziata solo alla fine dell’Ottocento per merito di Berenson con il riconoscimento del suo assoluto primato di modernità nel porre al centro del sentire lo stato d’animo dei personaggi raffigurati. Come nell’Annunciazione, dove la Vergine scardina le tre misure canoniche dello spazio pittorico rivolgendosi direttamente a una quarta dimensione, quella dello spettatore, a cui chiede conforto e sostegno per la sua debolezza umana. La stessa che profondamente segnò la vicenda esistenziale di Lorenzo Lotto.
Alessandro Iazeolla
dal 28 febbraio al 12 giugno 2011
Lorenzo Lotto
a cura di Giovanni Carlo Federico Villa
Scuderie del Quirinale
Via XXIV Maggio, 16 – 00187 Roma
Orario: da domenica a giovedì ore 10-20; venerdì e sabato ore 10-22.30
Ingresso: intero € 10; ridotto € 7,50
Catalogo Silvana Editoriale
Info: tel. +39 0639967500; [email protected]; www.scuderiequirinale.it
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