Il regno del dono

Non sempre basta il pensiero. Barbara Bloom suddivide gli spazi di Raffaella Cortese e li rende curiosi. Una sorpresa. Installazioni che sottendono a piccole cose. Oggetti studiati per raccontare un passato. Fatto di storie, relazioni e reminiscenze. Da gustare, a Milano, sino a metà maggio.

Ogni lavoro esposto in galleria è allusione di un rito e rivisitazione dei codici antropologici annessi. I materiali utilizzati per ciascun progetto, dalla carta per regalo al video, dalla pelle imbottita ai bicchieri sonanti, funziona come dispositivo estetico e come motivo visionario. Dietro ogni piccola cosa, Barbara Bloom (Los Angeles, 1951; vive a New York) nasconde un mondo e rievoca una storia già scritta, distogliendo entrambe le dimensioni dalle reciproche quiddità. Tanto le chiavi senza serratura quanto gli anelli di Freud, tutto quel che si manifesta viene metonimicamente sorretto da un racconto continuo disposto attorno alla complessità dello scambio. Ne risulta una narratività che approfondisce retroscena autobiografici e svela informazioni raccolte negli anni.

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Barbara Bloom - Steinway Piano Carpet (Songs for YOU!) - 2011

L’artista concettuale americana, prima di ideare il progetto allestitivo, si è domandata: “Possiamo noi concepire il ruolo di un oggetto come intermediario, messaggero, ambasciatore tra due esseri umani? Può essere la confezione stessa il regalo? Può la scatola essere l’opera d’arte? Dovremmo tenere a mente che ‘gift’ in tedesco significa ‘veleno’?. Nella realtà, la sua personale, in parte celata sotto il titolo Present, prosegue omogenea e caratterizzata da un’impronta piacevolmente femminile. Bloom evita panegirici e similitudini attorno alla formalizzazione del regalo. Il suo obiettivo è realizzare, all’interno di questo primo percorso milanese, una solida sistematizzazione visiva delle emanazioni semantiche chiamate in causa.
Ogni progetto ha come centro rivelatore la costituzione di un oggetto evocativo che lasci emergere rapidamente i nostri rapporti con le cose e la loro trasformazione nel tempo.

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Barbara Bloom - From Marilyn to Arthur - 2011

Ecco dunque che Present assume il significato di contemporaneità, diventando un presagio immediato, una demarcazione più che un’espressione per indicare la convenzione del dono. Il titolo, da Bloom è stato scelto perché “in Birmania abbiamo visitato Bagan e il suo vasto altopiano con centinaia di pagode e templi. L’arida bellezza del posto e il caldo dell’estate ci avevano tolto il fiato. Mentre andavamo da un tempio all’altro, i bambini ci salutavano urlando ‘present present’. La parola risuonava come richiesta di un piccolo dono e come il travolgente annuncio che eravamo lì, insieme, a condividere quel singolare momento – the Present.

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Barbara Bloom - Freud's ring - 2011

Eppure, dedicare tempo all’osservazione degli oggetti in mostra significa intensificare la lettura del loro aspetto letterario. Barbara Bloom, infatti, prende avvio dalla descrizione del contesto storiografico di ogni progetto per attraversare usanze, periodi e segni antropologici della storia dell’uomo. Sebbene lo stampo intimista di Present derivi da una matrice quotidiana del vissuto, il percorso rivisita progressivamente in maniera oggettuale l’uso del presentare. E condividere i suoi lavori come spettatore deve quindi servire a riflettere soprattutto sulle similitudini e differenze tra il dare e il ricevere regali e tra il mostrare e il cogliere il significato dell’arte.

Ginevra Bria

dal 24 marzo al 15 maggio 2011
Barbara Bloom – Present
Galleria Raffaella Cortese
Via Stradella, 7 (zona Porta Venezia) – 20129 Milano
Orario: da martedì a sabato ore 15-19.30
Ingresso libero
Info:
tel. +39 022043555; [email protected]; www.galleriaraffaellacortese.it

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Ginevra Bria

Ginevra Bria

Ginevra Bria è critico d’arte e curatore di Isisuf – Istituto Internazionale di Studi sul Futurismo di Milano. È specializzata in arte contemporanea latinoamericana.

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