Bei tempi quelli in cui un artista poteva essere nominato assessore alla cultura. Tempi brutti quelli in cui un altro artista, allievo e poi maestro, era oppresso per rapporti con gli ebrei. Tutto questo accadeva a Marc Chagall (Vitebsk, 1887 – Saint-Paul de Vence, 1985) nei primi decenni del Novecento, e a uno studente della scuola di pittura da lui fondata, Kazimir Malevič.
La storia narra in verità che Chagall avesse rifiutato l’incarico affidatogli da Lenin in persona, prima che l’artista lasciasse la Russia per la Francia nel 1910. Ma poco importa, visto che di fatto il pittore e incisore si occupò di organizzare mostre nei musei (e dans la rue), inaugurò accademie a cui attinsero Malevič e Alechinsky, sempre senza aderire alla carica ufficiale.
Proprio quell’ufficialità, la convenzione più stantia che Chagall tentò di rovesciare per tutta la vita, è il filo conduttore de Il mondo sottosopra, approdata l’8 aprile a Palazzo Forti per la terza tappa del suo viaggio, che celebra i 25 anni dalla scomparsa dell’artista.
Dal Musée National Marc Chagall di Nizza, passando per l’Ara Pacis di Roma, arrivano infatti la maggior parte delle 138 opere della mostra. “Tra queste, le 27 tele eseguite dal 1919 al ‘60”, commenta Paola Marini, alla sua prima mostra da direttrice di Palazzo Forti, “chiaramente rappresentano il nocciolo di questa mostra elegante. Sono tutte opere maggiori, provenienti dal Centre Pompidou come da collezioni private, che altro non sono che gli eredi diretti”.
Più che confermare l’allergia dell’artista per i luoghi comuni, i curatori si addentrano nella diagnosi precisa. “Tre sono le ispirazioni del mondo onirico, fiabesco e naïf di Chagall”, spiega uno dei due, Maurice Fréchuret, direttore dei Musées nationaux du XX° siècle des Alpes-Maritimes. “I suoi uomini, donne, animali o ibridi che siano, fluttuano senza gravità come immersi nel caos primordiale descritto dalla Bibbia e nella Torah. È pur vero però che anche tra i contemporanei, tra i surrealisti con cui viene a contatto in Francia, Miró, Fragonard, Magritte, Matta, la ricerca di equilibrio non è mai conclusa”.
E mentre l’indagine curatoriale di Fréchuret ed Elisabeth Pacoud-Rème, del Musée National Marc Chagall, individua la terza ispirazione ancora una volta dalle radici, ovvero dall’incisione su legno del XIX secolo, ci permettiamo di aggiungere un’altra fonte: la fantasia. Quella stessa che fa parlare l’artista Alla Russia, agli asini e agli altri nel bel docufilm (omonimo alla famosa tela) di François Lévy-Kuentz, per dire che, nella casa dov’è nato a Vitebsk, Chagall non respirava nemmeno, ma la sua immaginazione trasfigurò le candele in lune e la polvere smossa dai tappeti nella Via Lattea.
Quindi è vero che il crocifisso del trittico La Rivoluzione (1937) – il pezzo forte della mostra – non può non esser memore del Cristo Giallo di Gauguin. Ma le capre, i ciuchini, gli ebrei erranti e fluttuanti sono nati nella testa à l’envers di Marc Chagall.
Beatrice Benedetti
dall’8 aprile al 10 luglio 2011
Chagall. Il mondo sottosopra
a cura di Maurice Fréchuret ed Elisabeth Pacoud-Rème
Galleria d’Arte Moderna – Palazzo Forti
Volto Due Mori, 4 – 37121 Verona
Orari: fino al 12 giugno 2011: da martedì a venerdì ore 9-19; sabato e domenica ore 10.30-19. Dal 14 giugno: da martedì a domenica ore 10.30-19
Ingresso: intero € 8; ridotto € 6
Catalogo Silvana Editoriale
Info: tel. +39 0458001903; [email protected]; www.palazzoforti.it
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