Minimalismo? Un pizzico di Sal
Mentre a Rivoli impazza la febbre per l’interplanetario John McCracken, a Todi - fino al primo maggio - espone un altro atipico appartenente alla costellazione minimalista. D’altronde Jack Sal in Umbria è di casa. Sentite che splendido accento, nella videointervista.
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Altro che Minimalismo irriducibile, al massimo giusto un po’ di nostalgia. Nelle opere di Jack Sal (Waterbury, Connecticut, 1954; vive a New York, Roma e Todi), l’adesione ai dettami imposti dall’arte minimal è sporcata da “correzioni di rotta” (come spiega in catalogo Bruno Corà) che rendono originale la produzione dell’artista. Diciotto pannelli in legno sopra i quali sono attaccate tre strisce di seta, attraversate da sottili linee di colore: la ripetizione e il ritmo regolare delle composizioni incontrano qui e là elementi di disturbo – i margini del colore mai perfettamente definiti, l’impiego di superfici di legno, la dilatazione progressiva delle strisce sui pannelli – che sottraggono le opere all’esattezza e al rigore “industriale”.
Il post-minimalismo di Sal, che affonda le proprie premesse teoriche nel lavoro di Barnett Newman, punta a una sintesi fra serialità e unicità: un “minimalismo umanizzato”, che sposta in avanti gli orizzonti di una corrente ancora lontana dal definitivo tramonto.
Saverio Verini
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Todi (PG) // fino al 1° maggio 2011
Jack Sal – Action/Re/Action
www.palazzomorelli.org
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