Nudo che diventa pugno. Mano che diventa casa. L’antitesi uomo-natura, cielo-terra. Jerry Uelsmann (Detroit, 1934; vive a Gainesville, Florida) rivela l’inquietudine del quotidiano, una sottile crepa nel mondo delle certezze epistemologiche che conduce all’inconscio oscuro, al ricordo, all’immaginazione. Le 52 opere mostrano un processo di realizzazione certosina, legato esclusivamente all’analogico, capace ancora di dare un brivido in più rispetto al digitale. La matrice è la pittura surrealista, Dalí per la sensualità latente, o ancora Matisse nel distendersi di certe nuvole, di certe atmosfere. Scatti che forse subiscono il fascino un po’ scontato di un certo filone fantastico dell’arte fotografica, benché l’alta qualità del lavoro di Uelsmann lo ponga al riparo dai manierismi gotico-horrorifici. Surrealismo o inquietudini post-moderne, chissà se sarebbe piaciuta a Breton?
Isabella Berardi
Brescia // fino al 24 maggio 2011
Jerry Uelsmann – Synchronistic Moments
Testo critico di Gigliola Foschi
www.paciarte.com
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