Il Salone Satellite, lo spazio del Salone del Mobile dedicato ai designer emergenti, si presenta alla sua 14esima edizione come una specie di riproduzione giocattolo del design “vero”, quello della fiera. Intendiamoci, qualche bella idea qui c’è sempre. Ma il padiglione delle giovani promesse, nato come alimentatore di prospettive non contemplate dalle aziende, si è trasformato col tempo in uno stile a sé, fatto di oggetti leggeri (legni chiari, plastiche bianche o tenui, stoffe al posto di materiali strutturali, qualche metallo) e forme “spiritose” (smart, nel migliore dei casi) derivate non dalla cultura del progetto ma dall’esperienza quotidiana di Facebook, delle chat e della comunicazione always online, connessa e frammentaria. Molecole di un buzz design globale e generazionale, che del progetto non ha mai vissuto il senso della necessità, ma solo la possibilità espressiva. Piccolo tsunami innocuo di spunti così allergici alla noia da risultare, alla fine, un po’ noiosi.
Stefano Caggiano
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