C’era una volta la borghesia
Tra giardini e salotti, la frivolezza d’una borghesia italiana che aspira all’eleganza. Intorno, bei tessuti, giochi coloristici, sguardi annoiati. È “L'Ottocento elegante” in mostra al Palazzo Roverella di Rovigo. Fino al 12 giugno, sotto il segno di Mariano Fortuny.
Alla voce ‘eleganza’, il vocabolario riporta: sobria raffinatezza, distinzione; misura, grazia, garbo. Tra i sinonimi, anche gusto, classe, stile, squisitezza. E se certo nella mostra di Rovigo, L’Ottocento elegante, si riconosce ben distribuita un’accurata qualità pittorica, specie per i tessuti, i giochi di colore, il piacere della composizione in giardini e salotti, si resta perplessi per quell’‘elegante’, che pare più l’aspirazione di una borghesia italiana distratta e superficiale.
Una mostra quindi in qualche modo più interessante di quanto in apparenza si possa credere, oltre lo scontato incontro di lunghe gonne, specchi e ventagli tra ricevimenti e balli. Che pure ci sono, ma che si sovrappongono ad altri mondi, stimolando molteplici intrecci di letture critiche.
Giustamente, i curatori Francesca Cagianelli e Dario Matteoni (eccellente il catalogo edito da Silvana Editoriale, con saggi cui poter tornare anche oltre la mostra) ricordano le parole del pittore e critico Francesco Netti nel 1877, che evidenziava come i borghesi ricchi amassero riconoscersi in tappeti e abiti, nel lusso delle loro case, figure dipinte che “stavano in ozio tali e quali come loro”.
I confini erano chiari: la scuola di Mariano Fortuny, il fascino delle sue opere, tra ricerca di speciali luminosità e virtuosismi coloristici, raccolta di oggetti antichi e gusto del dettaglio, aveva moltiplicato forme affini d’indagine che andavano incontro al gusto del pubblico. Ma perché in questi dipinti alla fine risulta tanto rara la sensualità? La noia pare prevalere sul divertimento, il tempo è come sospeso, gli sguardi per lo più perduti in un’attesa priva d’allegria. E spesso le opere sembrano caricaturali: mentre il mondo sta cambiando velocemente sul piano economico, industriale, politico e culturale, la fiducia nel progresso si scontra con la reale miseria nella campagna, nei quartieri popolari, si ferma l’immagine sulla caccia Al topo (Giacomo Mantegazza), su un ironico Giudizio di Paride (Giovanni Battista Quadrone) o su corpulenti e nude Sirene moderne (Edoardo Dalbono).
È una mostra a più strati. Intelligente la scansione tematica delle sale, anche qui con la possibilità poi di ricomporre alcuni percorsi per altre motivazioni, anche per autore (sempre una gioia incontrare il frizzante Giovanni Boldini). Buffe Le Grazie (Attilio Simonetti) dai vasti scialli copricapo per la sezione “Un ventaglio in cornice”. Quasi con il fruscio del tessuto alla vista Allo specchio (Domenico Induno), perfetta la cura dei particolari d’interno per la sezione “La borghesia in posa”, ma preziosa anche nella scansione delle tonalità del bianco Addio al passato di Francesco Jacovacci. E ci sono poi Pio Joris, Antonio Mancini, Francesco Paolo Michetti, Giacomo Favretto: è “la festa degli occhi: dipingendo per amor di dipingere”.
Valeria Ottolenghi
dal 29 gennaio al 12 giugno 2011
L’Ottocento elegante. Arte in Italia nel segno di Fortuny, 1860-1890
a cura di Francesca Cagianelli e Dario Matteoni
Pinacoteca dell’Accademia dei Concordi – Palazzo Roverella
Via Giuseppe Laurenti 8/10 – 45100 Rovigo
Orario: da martedì a domenica 10-13 e 14-19
Ingresso: intero € 9; ridotto € 7
Catalogo Silvana Editoriale
Info: tel. +39 0425460093; [email protected]; www.palazzoroverella.com
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