Il Pecci è rock

Musica e arti visive: è uno dei must negli interessi di Luca Beatrice. E quindi, al Pecci di Prato ha allestito - fino al 7 agosto -, insieme a Marco Bazzini, “Live!”. Per ripercorrere l’intreccio, dal 1969 a oggi. Una sorta di estrema sintesi del libro “Visioni di Suoni”.

Sono almeno due, ed entrambe plausibili, le versioni che raccontano l’impulso alla realizzazione di Live!, la nuova mostra al Centro Pecci di Prato. La prima riguarda l’idea, a metà tra lo scherzo e la sfida, che Marco Bazzini e Luca Beatrice si sono “confidati” in un passato recente, per un’esposizione rocambolesca che tracciasse un parallelo fra le arti visive e il genere musicale più celebre dell’ultimo quarantennio, ovvero il rock.
La seconda, ancora più inclusiva e ambiziosa, è la dimostrazione che ogni periodo temporale, pur nella diversità delle proprie manifestazioni, genera una dimensione culturale contraddistinta da specifiche corrispondenze, come approfondisce Bazzini: “Ci sono delle vibrazioni, percepibili da tutti, che portano, pur nella diversità formale, a risposte sostanzialmente simili. Le distorsioni sonore di Jimi Hendrix non sono così distanti dalle riflessioni strutturali che Robert Morris avanzava, negli stessi anni, con le sue sculture. Questo però comporta un’ulteriore riflessione, perché se oggi consideriamo Hendrix un classico, la maggioranza delle persone continua a percepire l’arte degli scorsi decenni come qualcosa di strano. Mi piace quindi pensare che la nostra mostra sia anche una riflessione sociologica”.

Foto1 Il Pecci è rock

Jamie Reid – Sid Vicious Action Man – 1978 –courtesy Isis Gallery, Londra

Arte e rock, un percorso che in teoria appariva semplice e che invece si è rivelato, per le relazioni numerose e impreviste, inesauribile nella misura. Entrambi i curatori ci tengono a sottolinearlo, che la loro è un’interpretazione rigorosa ma non unica, e che il risultato non vuole in alcun modo darsi per definitivo.
Dopo l’inizio simbolico con i Gemelli di Alighiero Boetti, prima opera visibile e quindi rappresentazione simbolica della vicinanza fra le due arti, l’attenzione si concentra sull’anno 1969, crepuscolo della rivolta sociale e alba di una nuova gioventù che si rivela, nel suo bene e nel suo male, con i concerti di Woodstock e Altamont. Se i protagonisti assoluti sono i Rolling Stones e i Beatles, questi ormai nella loro fase finale, a fare da contrappunto troviamo le serigrafie di Andy Warhol, le prime prove video di Ira Schneider (documenti molto rari, realizzati in occasione del concerto sanguinario) e la collettiva alla Kunsthalle di Berna When Attitudes Become Form, intuizione di Harald Szeemann che anticipa il ruolo del curatore così come lo intendiamo adesso.

Foto4 Il Pecci è rock

David Lachapelle – Michael Jackson. The Beatification: I'll never let you part for you're always in my heart – 2009 – courtesy Robilant+Voena

Negli anni ‘70, mentre in Italia Achille Bonito Oliva con Contemporanea mira a eliminare le distinzioni di genere nelle arti visive, si definiscono in modo più preciso sia la performance che la body art, al punto che se gli autoritratti trasfigurati di Urs Lüthi e Luigi Ontani restano appannaggio di un pubblico ristretto, le trasformazioni di Ziggy Stardust, impersonate da David Bowie, diventano parte dell’immaginario collettivo.
Mentre in alcuni casi è un rapporto diretto a giustificare i collegamenti – per esempio la forte amicizia tra Patti Smith e Robert Mapplethorpe, oppure la collaborazione tra i Sex Pistols e Vivienne Westwood – in altri è un atteggiamento similare nei confronti del proprio tempo e della propria cultura, come il disprezzo per la tecnica che avvicina alcune band ai i “bad painter” Martin Kippenberger e William Wegman.

Foto3 Il Pecci è rock

Iain Forsyth & Jane Pollard – A Rock'N'Roll Suicide – 1998 – photo David Cowlard – courtesy Kate MacGarry, Londra

Negli anni ‘80 domina New York con la street art, la breve relazione tra Madonna e Jean-Michel Basquiat, il disegno inconfondibile di Keith Haring; mentre i ‘90 sono scanditi dalla scena inglese, per l’emergere degli Oasis e dei Blur, e per l’esposizione Sensation, che rivela a livello internazionale gli Young British Artists.
Il punto di conclusione è riservato all’icona per eccellenza, all’eletto e sacrificato del divismo musicale, Michael Jackson, lui che ha inseguito per tutta la vita un’immaginazione di sé e che ci ha lasciato come testamento lo spettacolo sontuoso ma irrealizzato This is it.
E l’Italia? Se di presenze artistiche ne troviamo con regolarità, fino all’ultimo periodo con i lavori di Nico Vascellari ed Emanuele Becheri, le tracce musicali sono invece più esigue. Scelta concorde per Vasco Rossi, e invece qualche contrasto per Renato Zero, come ammette sorridendo Beatrice: “I miei gusti e quelli di Marco non sono molto differenti, ma su una questione ho dovuto spuntarla: per me era necessario inserire Zero e il suo tendone circense”. Scherzi a parte, Live!, con le opere di 70 artisti, i documenti di 15 mostre e di 20 concerti, diventa anche, oltre il suo intendimento, l’occasione per vedere e ritrovare frammenti della storia culturale recente.

Matteo Innocenti

dal 22 maggio al 7 agosto 2011
Live! L’arte incontra il rock

a cura di Marco Bazzini e Luca Beatrice

Centro per l’arte contemporanea Luigi Pecci

Viale della Repubblica, 277 Prato

Orario: tutti i giorni 16–23; chiuso martedì

Ingresso libero

Info: tel. +39 05745317;
[email protected]; www.centropecci.it

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Matteo Innocenti

Matteo Innocenti

In linea agli studi universitari in Storia dell'Arte inizia un percorso come critico e curatore. Collabora a vari progetti editoriali, in modo particolare prima ad Exibart e poi ad Artribune. E' direttore artistico di TUM, collettivo di artisti e di…

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