La sensibilità della resistenza
All'Hangar Bicocca di Milano, “Terre Vulnerabili” termina il proprio corso. Al suo quarto e ultimo capitolo, la rassegna si sposta verso il centro del complesso e presenta gli ultimi quattro nuovi artisti invitati. Un viaggio multiforme nella terra dei giganti. Da assaporare fino al 17 luglio.
L’Hangar si mostra in tutta la sua estensione. Sculture, installazioni, video e dipinti sono stati allestiti nella parte finale del complesso, concentrandosi attorno alle torri di Kiefer. Terre vulnerabili, giunta al suo quarto ciclo, è finalmente completa. La rassegna ospita gli ultimi quattro artisti che terminano definitivamente la lista degli autori selezionati. Roman Ondák, Pascale Marthine Tayou, Nari Ward e Alberto Tadiello sono stati chiamati a interpretare il tema relativo a questa quarta ondata: L’anello più debole della catena è anche il più forte perché può romperla, sottotitolo rappresentato con incredibile difformità di soluzioni.
Ondák infatti proietta Resistance, un video che riprende scene di un evento pubblico al quale partecipano un gruppo di persone con le stringhe delle scarpe slacciate. In mezzo agli spettatori l’artista, senza alcuna presentazione, improvvisa un discorso spiazzante facendo osservare all’obiettivo la resistenza di chi ascolta attonito, avvolto in un silenzio infantile e vergognato. Nari Ward ha costruito Soul soil, un grande balloon formato da resti di sanitari in ceramica e dalle maniche provenienti dai vestiti usati da Christian Boltanski in Personnes.
Proseguendo si incontra il volo affilato del giovane Tadiello: Senza titolo (Adunchi). Una scultura metallica e lamellare che, sospesa a qualche metro d’altezza, incarna “un grumo di forze. Di aggettanza, di torsione, di urto, di trazione, di spinta. Di isolamento, di deformazione, di dissipazione, di accoppiamento, di riunione, di separazione. È solo metallo, ferro. Tagliato, smussato, graffiato, bucato, piegato, imbullonato. Si affaccia. Pesa, pende, gravita”. Infine, Tayou compone Plastic Bags, un gigantesco cono rovesciato e sospeso nello spazio finale dell’Hangar chiamato Cubo. Il cono è costituito da diecimila sacchetti di plastica biodegradabili di cinque diversi colori: bianco, blu, giallo, rosso e verde; a rievocare la metafora della globalizzazione nella quotidianità degli oggetti, esempi di materializzazione nomadica della civiltà.
A queste quattro installazioni sono stati aggiunti nuovi lavori di artisti partecipanti alle precedenti edizioni. Christiane Löhr cambia la collocazione al proprio telaio di crini di cavallo e ne riformula le proporzioni; Elisabetta Di Maggio disegna su muri di carta le stesse immagini incise nel gesso del primo lavoro della Löhr: mappe di città come scheletri marini; Bruna Esposito presenta Non c’è pace tra gli ulivi, tre scope di saggina rotanti e due bidoni per fare compostaggio dove sono collocati due video; Invernomuto mostra Wax, Relax quasi completamente colata; Margherita Morgantin disegna nuovi soggetti sulle pareti del Labirinto di Friedman; Alice Cattaneo attraverso un piccolo video, sempre nel Labirinto, mostra i tre successivi sviluppi del suo lavoro. Termina Adele Prosdocimi, che spinge i suoi 226 pezzi di feltri ricamati verso la parete, l’orlo finale dell’Hangar.
Al passaggio del suo completamento, Terre vulnerabili ha prodotto 31 progetti di 31 artisti internazionali, scegliendo un percorso di rimandi, innesti, sovrapposizioni e incastri che mettono in luce, nei bui sentieri dell’Hangar, la difformità tematica dell’interpretazione e la misura sensibile di materiali eterogenei.
Ginevra Bria
dal 5 maggio al 17 luglio 2011
Terre vulnerabili #4. L’anello più debole della catena è anche il più forte perché può romperla
a cura di Chiara Bertola e Andrea Lissoni
Fondazione Hangar Bicocca
Via Chiesi 2 – 20126 Milano
Orario: da martedì a domenica 11-19; giovedì 14.30-22
Ingresso: intero € 6; ridotto € 4
Info: tel. +39 02853531764; www.hangarbicocca.it
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