La bellezza di questa personale napoletana di Gregorio Botta (Napoli, 1953; vive a Roma), giornalista e artista, già presente in svariate e note collezioni pubbliche, sta prima di tutto nel dettaglio sfavillante e antitetico delle singole materie: la morbidezza della cera e la durezza del ferro, la trasparenza del vetro e dell’acqua contro l’oscurità dell’ombra e del nerofumo. Un accostamento felice e inatteso, che mette a proprio agio i sensi e la mente, immergendoli in un’esperienza pura, emotivamente sensibile.
Le due piccole sale dello Studio Trisorio, per l’occasione, diventano Dimore, scrigni domestici dove lentamente e al sicuro si tenta un confronto con gli archetipi e le categorie assolute: il tempo kantiano che risuona come “la condizione necessaria e a priori”, lo spazio, indipendente e assoluto, in cui lo stesso tempo si materializza, il fuoco che scintilla e riscalda, l’acqua che solca e gorgoglia nel silenzio, il vento immaginato e la luce che dà corpo. E poi il dolore, che riga e forgia la memoria. Fenomeni universali e immanenti da cui nascono le sensazioni, che danno poi vita alle intuizioni, da trasformare in concetti per essere accessibili.
Nella seconda sala, più ricca ed evocativa, si respira la potenza degli elementi necessari e primordiali, la forza prepotente delle forme che incrementano l’esercizio delle idee, in un dialogo corale semplificato dalla giustapposizione dei bianchi e dei neri.
La mostra può essere vissuta come un sofisticato ed elegante viaggio dentro se stessi. Una profonda indagine sul senso delle cose, alla ricerca di una qualche risposta che giustifichi la contemporanea svalutazione dell’essere. Riflessioni lunghe che fanno nascere pensieri e altri pensieri, nell’inciampo degli occhi che vedono e s’illudono, interrogandosi, lavorando per deduzione e svelamento, infilandosi nelle pieghe del dubbio, conservando sempre accesa la problematicità senza mai stringersi in un significato definitivo, trasformando imprudentemente, come una fiammella di acqua che genera luce sulla parete. Dove della profondità dei temi, infiniti e irraggiungibili, che paiono sconfinare largamente nella filosofia, alla fine resta mistero e troppo costruito equilibrio. Fino a smontare, disarmandola, ogni lettura critica.
“Il linguaggio è la casa dell’essere. Nella sua dimora abita l’uomo. I pensatori ed i poeti sono i custodi di questa dimora”, scriveva Martin Heidegger.
Ivana Porcini
dal 14 aprile al 30 maggio 2011
Gregorio Botta – Dimore
Studio Trisorio
Riviera di Chiaia 215 – 80121 Napoli
Orario: da lunedì a venerdì 10-13.30 e 16-19.30; sabato 10-13
Ingresso libero
Info: tel. +39 081414306; [email protected]; www.studiotrisorio.com
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