Nel 2007, con Habitación Infantil, camera per bambini completamente ricoperta d’ovatta che alludeva alla violenza domestica, Ronald Morán partecipava alla 52. Biennale di Venezia difendendo i colori di El Salvador, dove l’artista è nato nel ‘72 e dove ancora vive, nonostante l’isolamento a cui è sottoposto questo Paese martoriato dal narcotraffico, come spiega il curatore della mostra, Antonio Arévalo. Nei venti giorni della sua “quasi” residenza a Monteriggioni, Morán ha creato alcuni lavori appositamente per la Galleria Zak: cucchiai, coltelli, bottiglie accolgono il visitatore in un doppio gioco percettivo. Pungente l’ironia sia nell’installazione video Terapia para un dulce sueno (2007), con loschi narcotrafficanti che saltano la staccionata come mansuete pecorelle, sia in Muro (2011), muretto di mattoni ricoperti d’ovatta che tutto sembra tranne un limite invalicabile.
Valentina Grandini
Monteriggioni (SI) // fino al 20 giugno 2011
Ronald Morán – Terrible Softness
a cura di Antonio Arévalo e Gaia Pasi
www.galleriazak.com
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati