Sapete perché l’Italia ha la forma di uno stivale?
No, è meglio che non lo sappiate, altrimenti rovinereste l’atmosfera politicamente corretta di una mostra talmente buonista da sembrare ruffiana. Allestita alla Fondazione Sandretto di Torino fino al 27 novembre. Per il centocinquantenario dell’Unità d’Italia, of course.
Dürer, Van Dyck, Velázquez, Rubens, Turner, Manet, Renoir, Matisse, Goethe, Stendhal, Lawrence, Pound, Hemingway. Questa è solo una piccola parte del lungo elenco di artisti e scrittori che affrontarono quel “viaggio in Italia” che per secoli è stato non solo un must modaiolo che anticipava il turismo globale, ma anche un vero e proprio, direbbero i sociologi, momento liminale. Lo era perché rappresentava, citando Goethe, quel luogo in cui “si riallaccia l’intera storia del mondo”.
Ma cos’è oggi l’Italia? A tentare di rispondere a questa spinosa domanda sono venti artisti stranieri che hanno percorso una versione aggiornata del “viaggio in Italia” del passato. Scelti da Francesco Bonami, e associati a ciascuna regione con un sorteggio da tombola, artisti come Roman Ondak, Gabriel Kuri, Andro Wekua, Hilary Lloyd, Markus Schinwald, Ulla von Brandenburg e Katerina Seda sono partiti per le loro mete e qui hanno ideato e realizzato i lavori che da domani sera sono in mostra in Un’espressione geografica. Una collettiva che prende il titolo dalla nota in cui lo statista austriaco Klemens Von Metternich definì, nel 1847, l’Italia come “un’espressione geografica. Un paese composto da stati sovrani, reciprocamente indipendenti”.
Forse è proprio dal derivare il titolo dalla frase di un politico e dal rientrare nelle celebrazioni dell’Unità d’Italia che la mostra ha preso un tono politically correct che, in molti casi, finisce per dare allo spettatore una visione stereotipata dell’Italia. La Campania, ad esempio, è per Gabriel Kuri la smorfia e i numeri della lotteria come tentativo di ordinare il caos; il Piemonte è, per Victor Man, il fascino magico e sotterraneo degli occhi intagliati nelle lastre del marciapiede di Palazzo Lascaris a Torino e riportate in mostra su blocchi di pietra di Lucerna; il Molise è, per Ferhat Ozgur, un photocollage delle bellezze paesaggistiche e architettoniche delle regione. E ancora: la Sardegna è quella dell’attaccamento a tradizioni antiche come quelle dei Mamuthones del carnevale di Mamoiada, l’Emilia Romagna quella della ceramica faentina, il Trentino quello dei tetti in paglia, la Puglia quella del barocco leccese.
Escono dalla semplicioneria del politicamente corretto i lavori Roman Ondak, Johanna Billing e Nathaniel Mellors. Il primo durante il suo viaggio in Calabria ha spedito delle cartoline indirizzate al curatore Francesco Bonami in cui, strizzando l’occhio a On Kawara, riporta data e luogo di spedizione assieme alla scritta “We are still alive”. Mentre le due videoartiste, una per il Lazio e l’altra per il Veneto, tirano in ballo Pier Paolo Pasolini come profeta di quelle che oggi sono le grandi contraddizioni italiane.
Per una mostra che, da cartella stampa, vuol essere un “racconto delle meraviglie e delle contraddizioni che caratterizzano un’Italia unica, sempre in bilico fra tradizione e innovazione, storia e contemporaneità” è un po’ poco. Anche considerato che proprio nella medesima Fondazione era stato esposto, anni fa, un lavoro di Paola Pivi, uno stivale incrostato di spille che ricordano luoghi significativi del paesaggio italiano, dal Do you know why Italy is shaped like a boot? Because so much shit couldn’t fit in a shoe.
Sia ben chiaro, questo non significa che si sarebbe dovuto esporre solo il lato negativo dell’Italia; ma, d’altronde, accanto alle bellezze straordinarie del nostro Paese Goethe ne annotava anche i difetti: “La polvere sulle strade, le truffe al forestiero, l’assenza di ordine e disciplina; l’individualismo con cui ognuno pensa per sé, dell’altro diffida, e i capi dello stato, pure loro, pensano solo per sé”.
Insomma, l’Italia in mostra in Un’espressione geografica sembra un Paese se non irreale comunque tristemente legato a un passato su cui ormai si basano tutti, o quasi, i motivi di orgoglio patriottico.
Stefano Riba
dal 19 maggio al 27 novembre 2011
Un’Espressione Geografica. Unità e Identità dell’Italia attraverso l’Arte Contemporanea
a cura di Francesco Bonami
Fondazione Sandretto Re Rebaudengo
Via Modane 16 – 10141 Torino
Orario: martedì e mercoledì 14-19; giovedì 14-23; venerdì 14-19; sabato e domenica 12-19
Ingresso: intero € 5; ridotto € 3
Info: tel. +39 0113797600; [email protected]; www.fsrr.org
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