Casa dolce casa, cinguettava il detto. Menzogna smascherata dai coltelli con cui Vittorio Corsini omaggia i drammi familiari di Cechov. Una forbice è, del resto, il titolo di una collettiva gradevolmente scolastica, orchestrata con pezzi di repertorio (ma perché non metterne di più “freschi”?): La Malmaison. Sul fil di lama della pura traduzione corrono quelle opere che, più che sull’abitare, si soffermano sull’inquieto vivere tra le pareti domestiche: le fughe/esternazioni di Pasquale Di Donato, i sovvertimenti di Erwin Wurm, il rivestimento mimetico (ancora Corsini). D’altro canto, nella dimora di Giuseppina di Beauharnais, che nella Malmaison si ritirò dopo il divorzio da Napoleone, non avrebbero sfigurato i tappeti di Aldo Mondino o la sedia luccicante di Nicola Bolla. In mezzo, tra i volumi di Salvo e i silenzi di Andrea Chiesi, la discesa nel metaforico interrato di Ornela Vorpsi. Che poeticamente ci ricorda l’inquilino a cui qualche volta preferiremmo non aprire: noi.
Anita Pepe
Milano // fino al 28 maggio 2011
La Malmaison
a cura di Gianni Romano
www.corsoveneziaotto.com
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