Wi-fi a filo di memoria. A Rivoli “Tutto è connesso”
Seconda parte del riallestimento della collezione permanente del Castello a pochi chilometri da Torino. In tempi di vacche magre, esempi di alto profilo insegnano che è cosa buona e giusta mettere a valore quel che si ha in granaio. E in questo caso son mica cose da poco.
Le acquisizioni più recenti del Castello di Rivoli, esposte da pochi giorni nel museo, si collegano – o meglio, si connettono – con il primo atto di una saga che, debolmente (perché le risorse sono scarse), si spera arrivi un giorno a una sua complessità.
Slowly but surely, in quest’edizione si vedono cinque ingressi, tutti degni d’attenzione per curriculum e ricerca e quasi tutti al femminile, eccezion fatta per Guillermo Calzadilla in coppia con Jennifer Allora, duo che rappresenta il Padiglione degli Stati Uniti alla Biennale di Venezia. Perfomance intensa quella organizzata dai due artisti, e soprattutto non effimera, perché sarà ripetuta fino al 12 giugno. Si tratta di Stop, Repair, Prepare: Variations on Ode to Joy for a Prepared Piano, intervento del 2008 in cui un pianista suona in piedi il noto Inno alla Gioia, ma al contrario, ossia da un foro scavato al centro del pianoforte.
Il finale della Nona di Beethoven, spesso utilizzato in contesti ideologicamente diversi tra loro, dalla Rivoluzione Culturale Cinese al Terzo Reich, sino a diventare Inno dell’Unione Europea, è qui riproposto a turno da due pianisti, con variazioni evidenti data l’ovvia inoperatività di due ottave coincidenti con il buco centrale dello strumento. L’azione in movimento pensata da Allora & Calzadilla rappresenta l’entrata nel pianoforte, nella musica stessa. Ed elimina completamente quelle distanze fisiche fra strumento e musicista tanto inseguite dai pianisti, più sfortunati dei colleghi violinisti, che intendono lo strumento come prolungamento della mano.
A tratti criptico e cifrato il lavoro di Elisabetta Benassi. Unito a un libro d’artista, Telegram from Buckminster Fuller to Isamu Noguchi explaining Einstein’s theory of relativity è la trascrizione di quel preciso telegramma inviato a Noguchi, mentre si trovava in Messico, su un grande tappeto. Oggetto quotidiano e domestico, il tappeto rappresenta il segno trasmesso dalle utopie moderne del Novecento alla nostra epoca, poiché – afferma Benassi – “tutto va visto con gli occhi di oggi; è adesso che gli avvenimenti diventano contradditori rispetto alle previsioni e a quanto realmente accaduto”.
Mentre Goshka Macuga espone una serie di sculture dedicate all’artista albese Pinot Gallizio, raffinate ceramiche che testimoniano l’urgenza della memoria come strumento di crescita contro l’oblio, l’intervento di Katerina Sedá delude le aspettative. Mappatura della città ceca di Nosovice, località divisa letteralmente in due da un nuovo insediamento industriale Hyundai, No light, per quanto sociologicamente e artisticamente interessante, nel 2010 e 2011 è stato esposto in più varianti, non ultimo adattato alla Sicilia nella mostra Un’espressione geografica alla Fondazione Sandretto Re Rebaudengo.
Oltre il tempo è infine il lavoro di Anna Maria Maiolino, artista italiana ma trasferitasi con la famiglia in Sudamerica sin da bambina. Entrevidas (Between Lives), lavoro realizzato dal 1981 in diversi luoghi, musei ma soprattutto in strada, è caratterizzato da centinaia di uova adagiate sul pavimento. È una sorta di campo minato, frutto di tensione, come quella politica vissuta dall’artista durante la dittatura brasiliana. È un terreno precario e instabile tutto da attraversare. Fecondità, vita e morte connesse.
Claudio Cravero
Rivoli (TO) // fino al 18 settembre 2011
Tutto è connesso 2
a cura di Beatrice Merz
www.castellodirivoli.org
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