Giocare a ping pong con Surasi
All'Hangar Bicocca di Milano, mentre “Terre Vulnerabili” segue il suo corso espositivo, un artista thailandese occupa - fino al 15 settembre - la prima parte della sede. Nello shed, Surasi Kusolwong installa tavoli da ping-pong, strutture precarie, materiali deperibili e oggetti da souvenir.
Allestita come una mostra a sé stante, all’interno di una collettiva più ampia, Ping-Pong, Panda, Povera, Pop-Punk, Planet, Politics and P-Art si distacca formalmente dall’andamento di Terre Vulnerabili. La Fondazione Hangar Bicocca diventa quindi un contenitore di corrispondenze, uno spazio che, grazie all’installazione site specific di Surasi Kusolwong (Ayutthaya, 1965; vive a Bangkok), registra e poi propaga un preciso percorso antropologico.
L’artista thailandese, infatti, nella sala successiva all’ingresso, allestisce una piattaforma relazionale che mira a mostrare, fra tavoli da ping pong, materiali d’uso strutturale, chincaglierie e oggetti facilmente reperibili, una gestualità di rito del visitatore.
L’installazione, dispersa nei metri quadri della sala, è composta principalmente da cinque tavoli da ping pong che i visitatori possono utilizzare liberamente, sebbene sulla loro superficie siano stati posizionati diversi tipi di oggetti e materiali cari alla ricerca artistica di Kusolwong. Piccoli animali, in gesso o in legno, e oggetti tipici di diverse culture (collezionati o fatti dall’artista) sono stati integrati a materiali che rievocano in parte la pratica dell’Arte Povera. Ne sono un esempio gli stracci, alcune tavole, gli specchi e diversi ritagli che rievocano in parte i manoscritti di Alighiero Boetti.
Nello shed si trova anche una scultura morbida fatta di spugne tagliate a blocchi rettangolari con un cartello che reca scritto “Prenditi del tempo per sederti e pensare”; una scultura formata dalle pagine del libro Living in the End Times di Slavoj Zizek; una scultura a forma di cubo in alluminio collegata a una macchina del fumo; una scultura-vulcano fatta da una montagna di sale con al centro una lampada e una serie di lampadari realizzati da Kusolwong.
Lo spazio, circondato da tendaggi scuri, è dedicato interamente all’espansione delle relazioni fra il visitatore e le sue possibilità creative all’interno di un’installazione artistica. Il risultato è la circoscrizione di un’area atta a instaurare specifiche esplorazioni attive fra stereotipi inerenti alla cultura asiatica e universi di senso occidentale. Kusolwong riflette sulle dinamiche della comunicazione nella società contemporanea e sul rimbalzo di domande e risposte, metaforizzate nel moto delle palline da ping pong. L’influenza di questo approccio diretto all’arte contemporanea ha in parte contagiato l’esterno dell’Hangar che, nella sera dell’inaugurazione, ha allestito un garage sale notturno durante il quale sono stati venduti vari oggetti e gadget kitsch a prezzo unico.
Ginevra Bria
L’anteprima della mostra in un reportage fotografico
Milano // fino al 15 settembre 2011
Surasi Kusolwong – Ping-Pong, Panda, Povera, Pop-Punk, Planet, Politics and P-Art
a cura di Chiara Bertola
www.hangarbicocca.it
Artribune è anche su Whatsapp. È sufficiente cliccare qui per iscriversi al canale ed essere sempre aggiornati