Lorenza Boisi e gli abissi, Bruna Esposito e i ganci

Un confronto a distanza, fra sale più o meno importanti della Galleria Federico Luger di Milano. fino al 21 luglio, a confronto la pittura di Lorenza Boisi e... i ganci di Bruna Esposito. Che decide di dar dignità a un elemento solitamente nascosto.

Il corpo umano è acqua per il 70%, per quanto illuso dalla solidità. Perciò, se Water and Me venisse tradotto con L’acqua è me piuttosto che L’acqua e me, si potrebbe perdonare l’errore di traduzione. Bisognerebbe chiedere un parere a Lorenza Boisi (Milano, 1972), che con tali parole ha intitolato la sua mostra da Federico Luger. Dove si assiste, forse, a una metamorfosi in immagini de La forma dell’acqua, titolo di un celebre romanzo di Andrea Camilleri. Perché qui succede questo, che l’acqua diventa forme.
Acqua un po’ petrolio, contaminata. Avrebbe il sapore di uno sciroppo amaro e tracce di polvere di metallo, se assaggiassimo. L’olio su tela si fa fluido, anzi unto, scivoloso. Non scivola via però il vissuto dell’autrice, che esige un’indagine ai diversi livelli di coscienza. Trasportato dalle vibrazioni dell’acqua dipinta, paludoso dove essa ristagna. Frammentazioni, onde infauste, anelli di catene che inevitabilmente si legano, sigarette sole che bruciano. Che poi non è quel genere di acqua che inviterebbe a un bagno ristoratore. Ogni pennellata un macigno, ogni movimento attornia le gambe delle costruzioni come prede. Eppure c’è anche del ludico nelle insinuazioni di colori vivaci, occasionali, un invito a leggere le geometrie sbagliate che tagliano la fluidità. In taluni lavori, come It’s water that makes me love you e Construction of Me, c’è qualcosa che fatica a restare nei confini della tela: il moto. Ora si espande, ora si chiude concentricamente.

Bruna Esposito In teca 2011 vista della installazione courtesy Federico luger 03 Lorenza Boisi e gli abissi, Bruna Esposito e i ganci

Bruna Esposito - in teca - veduta dell'installazione presso la Federico Luger Gallery, Milano 2011

L’identità non conta là dove sia sganciata dal personaggio”, sosteneva Marta Casati in occasione di un’altra mostra della Boisi. Ma siamo certi che piuttosto l’identità non nasca dalla caduta del personaggio? Al di sotto della superficie, fra gli strati, negli abissi; Water and Me lo suggerirebbe.
Quasi nascosta, invece, e indegnamente, l’esposizione di Bruna Esposito (Roma, 1960), che occupa il locale minore della galleria. Guardare le opere a luce spenta non è il massimo, ma per fortuna sono loro stesse ad avvicinarsi agli osservatori, dato che sono apribili. In teca si chiamano, perché teche sono, accessibili. Dentro? Gancetti di ottone, di quelli che si usano per appendere i quadri e stavolta si arrischiano a diventare elementi dell’opera stessa. Finalmente protagonisti, sottratti al buio eterno fra il telaio e la parete. Ma non solo ganci, anche veli di cipolla, proprio come quelle che Bruna Esposito aveva sparso in una delle opere ospitate alla Biennale di Venezia del 2005.

Lucia Grassiccia

Milano // fino al 21 luglio 2011
Lorenza Boisi – Water and Me
Bruna Esposito – in teca
www.federicoluger.com

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Lucia Grassiccia

Lucia Grassiccia

Lucia Grassiccia è nata a Modica (RG) nel 1986. Dopo una formazione tecnico-linguistica ha studiato presso l’Accademia di belle arti di Catania, dove ha contribuito a fondare e dirigere un webzine sperimentale (www.hzine.it) gestito da un gruppo di allievi dell’accademia.…

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