Mostre 2.0
Una rassegna alla Strozzina di Firenze consente di interrogarsi sulle ambiguità costitutive dello spazio virtuale, “luogo” di libertà e compensazione. Una selezione di opere che racconta, fino al 14 luglio, le identità contemporanee proiettate dentro una realtà aumentata e smaterializzata.
Le opere di Evan Baden accolgono nella prima sala i visitatori, invitandoli a riflettere sui giovani protagonisti ritratti, enigmaticamente occupati in una contemplazione ipnotica dei loro schermi digitali. Considerata la tecnologia alla stregua di una nuova metafisica, è possibile comprendere le parole dell’artista: “Siamo sempre più immersi in un tenue bagliore azzurrino, silenzioso e divino. Come se tenessimo la divinità in tasca o nella borsa”. La tecnologia mobile diviene “arto fantasma” e “architetto delle nostre relazioni intime” (Sherry Turkle).
Lo spettatore risponde empaticamente alle emozioni degli adolescenti ripresi da Robbie Cooper in Immersion, trovandosi collocato a fruire l’opera al posto dello spazio virtuale nel quale i protagonisti del video sono mentalmente proiettati e immersi.
Data per assunta la questione etica riguardo all’estetizzazione della violenza effettuata dai media e la conseguente anestetizzazione della sensibilità che ne consegue, è possibile concentrarsi sull’evento oggetto dell’opera I am Neda, prodotta per la mostra dal CCCS Strozzina in collaborazione con Diana Djeddi. L’opera parla dello scambio tra due identità virtuali che, una volta tornate a incarnarsi, risultano profondamente mutate a causa della potenza degli stessi contenuti virtuali che hanno modificato la realtà.
Come si evince dall’opera Mass Ornament di Natalie Bookchin, le informazioni e le immagini che si condividono acquistano valore sulla base dei feedback (I like o views che siano) ricevuti per garantire l’affermazione di ogni esistenza mediante la connessione (nuova forma di relazione intersoggettiva), con un numero variabile di “altri”.
Il vuoto della sala e la mancanza di link e banner permettono di concentrarsi sui contenuti e sulle strutture del web 2.0, e sui mutamenti relazionali, identitari e cognitivi da esso prodotti.
L’esposizione consente di passare dallo status di user a quello di attenti osservatori o, ancora, di staccarsi momentaneamente da ogni connessione, concedendosi un tempo utile alla comprensione di dati concettualmente isolati e selezionati. Schedati e tracciati esaustivamente da brand e istituzioni, indeboliti nel rapporto corpo-mondo e io-altro, immersi e incalzati da un flusso ingestibile di informazioni, gli individui contemporanei restano potenzialmente capaci di scegliere e/o disconnettersi.
Se la vera comunicazione “avviene solo tra due esseri messi in gioco – lacerati, sospesi, chini entrambi sul loro nulla” (Georges Bataille), il web si configura come una fitta rete di protezione da un vero rapporto con l’altro, da un’esposizione reale della soggettività, nell’illusione collettiva che una connessione continua permetta di sfuggire la solitudine.
Laura Poluzzi
Firenze // fino al 14 luglio 2011
Talenti Emergenti 2011 – Identità virtuali
Catalogo Silvana Editoriale
www.strozzina.org
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