Nell’immaginario goth di Daniel Jensen (Malmö, 1972; vive a Stoccolma) c’è qualcosa di giocoso e infantile. E come l’espressione segnica del bambino, è incongruente solo in apparenza: segue una logica priva di filtri. Sfilano dipinti che sembrano schiaffeggiati sulla tela, eppure sono capaci di mantenere un non facile equilibrio tra leggerezza e horror, nonché un senso della composizione e della luce. Lo sfondo tenebroso esalta la luminosità di questo campionario del macabro.
Le sculture, conglomerati di materia, invece di respingerci – chiuse nei bozzoli d’artificiosa incomunicabilità – ci allettano come golosi mont blanc dotati di bocca e occhi. Nell’inconsulto fascino dell’opera di Jensen si cela un profondo bisogno di accettarsi. Nei suoi malconci personaggi proiettiamo la prima raffigurazione archetipica del processo junghiano di conoscenza del Sé. L’incontro con l’immagine smascherata di noi stessi – un po’ minacciosa e un po’ ridicola – ma senza trucco e senza inganno.
Lori Adragna
Roma // fino al 16 giugno 2011
Daniel Jensen – If you’re feeling battered
a cura di Pericle Guaglianone
www.galleriadelprete.com
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