Sbarco alieno a Vienna. Tutto merito della public art
Il tedesco Thomas Schütte sbarca con le sue sculture sul Graben, strada pedonalizzata del centro di Vienna. E subito evoca storie di alieni e atterraggi marziani. Merito della Public Art, che continua la sua invasione del Vecchio Continente.
A voler rievocare il genio di Orson Welles nella sua drammatica radiocronaca del 1938 sullo sbarco dei marziani, che molti americani presero per vera, qui da Vienna si potrebbe raccontarla così. “Signore e signori mi sentite? Sono dietro la finestra del signor Biedermeier, da qui posso vederli, finché posso vi darò ogni dettaglio: ora sono immobili, atteggiamento circospetto, scrutano l’ambiente, si guardano attorno, aspetto disumano. Sono in quattro, allineati, scuri, facce di bronzo, coriacei, fisicamente scultorei, psicologicamente tesi, esseri strani, certamente alieni…”.
Sono così, gli umanoidi “antigraziosi” dalla taglia forte dell’artista tedesco Thomas Schütte (classe 1954, Leone d’Oro come miglior artista alla Biennale 2005), sbarcati inaspettatamente sul Graben, una delle strade principali e pedonalizzate del centro di Vienna. Tutto sommato, ravvivano l’ambiente un po’ monotono dei soliti negozi di moda e suscitano curiosità e interesse, diciamo pure simpatia. Sono fotografatissimi e sorprendentemente fotogenici.
I più attratti da questo humor nero sembrano i bambini, forse perché nella concretezza di quelle figure si riflettono istintivamente le visioni fantasmatiche del loro mondo interiore. Vorrà pur dire qualcosa se l’artefice di questi quattro alieni ha battezzato l’opera con un evocativo Grosse Geister, “grandi spiriti”. Il tema e la composizione figurativa di queste sculture non sono di recente elaborazione, tuttavia qui Schütte sviluppa e dimensiona le sue creature androidi in modo specifico, cosa che gli permette di non smarrire il filo conduttore della sua poetica, incentrata sulla ricerca di un effetto di risonanza, o dissonanza, tra le sue opere e l’ambiente. E il gioco sembra essergli riuscito ancora una volta. Va anche rilevato che l’intervento artistico ha un curatore d’eccezione, l’artista “di casa” Erwin Wurm.
Sembra quindi ben condotta quest’ultima iniziativa del KÖR, l’istituzione comunale che dal 2004 si occupa di Public Art. KÖR è l’acronimo delle parole Kunst im Öffentlichen Raum, “arte nello spazio pubblico”, un’etichetta che dice già tutto. Ha un suo board di specialisti che stabilisce cosa commissionare, cosa acquisire e dove intervenire, non escludendo parchi e piazze di periferia; si occupa di piccoli e grandi progetti, temporanei o permanenti. I membri sono nominati fra storici e critici d’arte, architetti e altre figure di calibro, scelti a livello internazionale (tra loro c’è anche Letizia Ragaglia, direttrice del Museion di Bolzano).
Trattandosi di una GmbH, cioè di una società a responsabilità limitata, e avendo come socio di maggioranza il Comune di Vienna – con affidamento amministrativo devoluto alla Kunsthalle Wien, comunale anch’essa, una delle tre principali istituzioni del MuseumsQuartier – la parte più consistente dei finanziamenti del KÖR proviene, per statuto, da operazioni municipali di bilancio. Ovvero dalla sottrazione di una piccola quota dei budget destinati all’edilizia residenziale comunale, al risanamento di vecchie aree metropolitane, alla pianificazione di nuove aree.
Insomma, si risparmia a tutto vantaggio dell’arte, quella non (più) trascurabile degli spazi pubblici. Una pratica ben avviata in molta parte d’Europa: basti solo pensare al classico appuntamento decennale con Skulptur Projekte Münster, le cui installazioni diventano spesso permanenti. Una sfera sociologicamente impegnata e facilmente accessibile che affianca il consueto circuito operativo dell’arte e che, virtualmente, potrebbe tendere a sovvertirne i canoni.
Franco Veremondi
Vienna // fino al 2 novembre 2011
Thomas Schütte – Grosse Geister
a cura di Erwin Wurm
www.koer.or.at
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