Zauli fra terra e cielo
Dall'informale al design lavorando la terra. A Cervia, agli ex Magazzini del Sale, fino al 4 settembre è in mostra una retrospettiva dedicata a Carlo Zauli. Dalle "zolle" agli anni di piombo fino alla ceramica giapponese. Viaggio nell'opera di un artista che con la ceramica ha fatto scultura.
Quando la ceramica diventa plastica. Questo è l’intento che traspare molto chiaramente dall’opera di Carlo Zauli (Faenza, 1926-2002), esplorabile in un saggio esauriente ai Magazzini del Sale di Cervia.
Devono averlo amato molto gli informali, il lavoro di Zauli, dove la terra viene abbracciata, segnata, tormentata fino allo struggimento. Schiacciata a livello del mare, slanciata verso l’alto in colonne gemelle, tramutata – come in un’operazione alchemica – in altri materiali, dal bronzo all’argento. Il percorso espositivo coglie diversi passaggi della vita e della ricerca dell’artista romagnolo. Ne presenta le “zolle”, fondamento della sua poetica, morula che contiene in nuce tutte le forme che andranno a svilupparsi in seguito, punto di partenza di un processo quasi biologico. Ne racconta i vasi degli anni ’60, dove la morsa drammatica delle opere precedenti viene allentata per lasciare spazio a una serie di vasi nitidi, torniti fino al parossismo, tondi o a ciambella, che anticipano e respirano lo spirito del design, parafrasandone la produzione industriale nella filosofia del pezzo unico ed artigianale. Ma questa chiarezza formale dura poco. Ecco che, negli “anni di piombo”, Zauli progetta gli Sconvolti, vasi esplosi che rivelano l’ansia del momento storico, violando la quotidianità e gli oggetti che la compongono.
Non mancano pezzi monumentali che interpretano l’intera ricerca nella progettazione di Presenze, che vanno ad abitare lo spazio descrivendone i flussi e i processi naturali, attraverso la creazione di un sistema di onde, o la realtà con le sue ferite. Accentuate dall’utilizzo dei colori e degli smalti, che in fase di cottura realizzano contrasti angoscianti tra il famoso “bianco Zauli” e i rossi, che si annidano, come macchie di sangue, tra le pieghe interne. Svelando una tensione che viene meno solo più avanti, quando la mostra regala due perle dalla produzione “giapponese”. Due porcellane evanescenti nelle quali la perfezione millenaria del materiale viene irrisa dall’impronta dell’artista, lasciata a giacere in superficie, quasi per sbaglio. Il colore, l’azzurro, la fa da padrone e annulla ogni turbamento. Verrebbe quasi da supporre che la “terra” è passata in secondo piano, lasciando il primato alla levità del cielo.
Santa Nastro
Cervia // fino al 4 settembre 2011
Carlo Zauli – Terra che rivive
Catalogo Danilo Montanari
www.museozauli.it
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